giovedì 24 dicembre 2009

QUANDO IL CINEMA E' UN VIZIO DI FAMIGLIA: GORAN E VLADIMIR PASKALJEVIC

Eccoci di ritorno dopo qualche giorno di silenzio, dovuto al gran lavoro di preparazione al festival. Ormai manca poco. Come potete vedere dal counter che compare anche su questa pagina, mancano ormai pochi giorni ed è incredibile pensare che in questo breve intervallo di tempo tutto andrà a posto: film, catalogo, materiali, ecc. Come ogni anno però ce la faremo e il 21 gennaio saremo pronti a partire con al 21a edizione. Edizione che sarà all'altezza delle precedenti (anche meglio) e che ha in serbo per il suo pubblico grandi ospiti e grandi film. Comincia a trapelare qualcosa di quello che stiamo preparando, per cui è arrivato il momento di cominciare ad approfondire i primi titoli. Come avrete forse letto dalla nostra home page, presenteremo due film che hanno in comune una cosa molto speciale: sono stati realizzati da un padre e da un figlio. Il padre è Goran Paskaljevic, autore che non ha bisogno di presentazioni e che il pubblico del festival conosce ormai bene. Il figlio è Vladimir Paskaljevic, che a Trieste porta- in anteprima italiana - il suo esordio nel lungometraggio.
Vediamo intanto il film di Goran P., presentato alle Giornate degli autori di Venezia lo scorso settembre. Il titolo è Medeni mesec (Honeymoons-Lune di miele) e racconta la storia di due giovani coppie dell'Albania e della Serba di oggi che decidono di lasciare i loro rispettivi paesi alla ricerca di una vita migliore in Europa occidentale. Quando la coppia albanese, dopo incidenti di ogni genere, arriva in un porto dell'Italia meridionale, iniziano i problemi. Lo stesso accade alla coppia serba quando cerca di entrare nella Comunità Europea attraversando in treno il confine ungherese. Lo stesso autore racconta così il film: "Ho immaginato il film come un trittico. La storia albanese è quella di una giovane coppia che vuole lasciare l'Albania perché le circostanze del paese non consentono di avere una vita felice insieme. La storia serba è su un'altra giovane coppia che vuole andare in Europa occidentale nella speranza di avere più occasioni che in Serbia. La terza parte è quella che intreccia i destini delle due coppie, le cui storie si sviluppano in modo parallelo e senza che i protagonisti si incontrino mai, come spesso invece capita nei film più tradizionali."
Medeni mesec è il primo film frutto di una co-produzione fra Albania e Serbia. Sempre Goran P. dal press kit ufficiale: "Durante i 40 anni di crudele dittatura di Enver Hodxa, a nessuno della Serbia era consentito visitare la vicina Albania. Oggi, dopo i conflitti in Kosovo, sono ancora pochi i cittadini serbi che decidono di andare in Albania perché i pregiudizi e politiche sbagliate hanno contribuito a mantenere un sentimento di intolleranza fra le due nazioni. Tre anni fa, Genc Permeti (giovane pittore e scrittore), insieme al collega Ilir Butka, anch'egli scrittore e produttore, mi hanno invitato a presentare tre dei miei film a Tirana. Si trattava della cosiddetta "trilogia serba" ovvero Bure baruta (La polveriera), San zimske noći (Sogno di una notte di mezzo inverno) e Optimisti (Ottimisti). Confesso che non me l'aspettavo e all'inizio ero esitante, ma loro furono così insistenti che alla fine accettai e partii per Tirana. A tutte le proiezioni, l'unico cinema di Tirana era prieno come un uovo, con le persone che stavano addirittura in piedi. Ancora oggi, ricordo con grande emozione gli interminabili applausi che chiudevano ogni spettacolo e le domande del pubblico, che non furono mai maliziose, ma assolutamente aperte, intelligenti e corrette. La cosa che mi sorprese di più fu il fatto che il pubblico albanese dimostrava una certa famigliarità con la stragrande maggioranza dei miei film, che conosceva attraverso copie piratate, praticamente l'unico modo per poter vedere dei film serbi. La prima volta che andai in Albania (era il 2006), incontrai molti intellettuali che pensandola come me andavano oltre ogni forma di nazionalismo. Scoprii che albanesi e serbi, benché parlino due lingue del tutto diverse, hanno molte cose in comune, soprattutto il forte desiderio di diventare parte integrante dell'Europa. Fu così che nelle nostre lunghe conversazioni, annaffiate da bicchieri di raki, venne fuori l'idea che avremmo potuto combinare gli sforzi e dare vita a un film, diretto da me con una troupe mista. Una settimana dopo il mio rientro dall'Alabania scrissi la prima sinossi.
La realizzazione di questo film, che è la prima co-produzione serbo-albanese, è stata resa possibile un anno dopo dall'intervento economico del Ministero serbo della cultura e dal Centro nazionale del film albanse, così come dalla Apulia Film Commission. Abbiamo girato senza grandi difficoltà, anche se comunicavamo in un misto di inglese, francese ed italiano... Dopo due mesi trascorsi insieme, quando la troupe albanese e quella serba si sono congedate, ci sono stati momenti di commozione, al limite del melodramma. Tutti avevamo le lacrime agli occhi e volevamo girare subito un altro film insieme... e poi un altro e un altro... Da noatre che invece gli attori delle due nazionalità non si sono mai incontrati, se non all'anteprima a Venezia".

Questo il film del padre. Vediamo ora quello di Vladimir Paskaljevic, che concorrerà al premio per il miglior lungometraggio in concorso. Il titolo di questa sua black comedy è Djavolja varos-La città del diavolo, che sarebbe poi la Belgrado di oggi, in cui si incrociano nel giorno in cui si svolge un importante torneo di tennis le vite di più personaggi: una ragazza povera che cerca di procurarsi l'attrezzatura da tennis a qualunque costo, un uomo d'affari che non riesce a sfuggire alla corruzione, un'adolescente bella, ma un po' oca, che cerca un marito facoltoso, una teenager benestante che non trova l'amore, ricche prostitute che fingono di essere felici, un tassista pazzo che incolpa il resto del mondo di tutti i suoi guai...

Un esordio nel lungometraggio per questo "figlio d'arte", già presentato con successo in diversi festival internazionali, fra cui Karlovy Vary, Montreal e Palm Springs e salutato con grande favore dalla rivista Variety.

guarda il trailer del film:



Due notizie sugli autori

Goran Paskaljevic è nato a Belgrado nel 1947. Ha studiato alla FAMU di Praga. Il suo primo cortometraggio Pan Hrstka, del 1969, venne censurato dal regime cecoslovacco. Il film venne comunque notato da Milos Forman, Jiří Menzel e Věra Chytilová. Molti dei suoi film sono stati premiati e apprezzati nei festival più prestigiosi, a cominciare dal suo primo lungometraggio Čuvar plaže u zimkom periodu, del 1976, presentato al Festival di Berlino, dove vince il Premio Internazionale della Critica. Nel 1992, il dilagare del nazionalismo in Jugoslavia lo costringe a lasciare il paese. Tornato nel 1998 per realizzare Bure baruta (La polveriera), subisce attacchi pesanti dalla stampa per le sue continue critiche al regime di Milosević. Decide quindi di lasciare una seconda volta il suo paese, alla ricerca di un luogo dove poter realizzare il suo film How Harry Became a Tree, che infatti viene girato in Irlanda. Ha potuto far ritorno a Belgrado solo dopo la caduta di Milosević. Dei suoi ultimi lavori, sono stati presentati al Trieste Film Festival San zimske noći (2004, Premio Speciale della Giuria al festival di San Sebastian) e Optimisti (2006).

Vladimir Paskaljevic è nato a Nis, in Serbia, nel 1974. Dopo il diploma in Regia presso l'Università di Arti Drammatiche di Belgrado, ha scritto, montato e diretto una serie di documentari per la televisione sul tema dell'integrazione dei bambini rom nella società serba e il cortometraggio Delfini su sisari (nel 1997), presentato e premiato in numerosi festival internazionali, per esempio con il premio FIPRESCI al Festival internazionale di Montreal. Vladimir ha anche scritto il romanzo BDSM, sull'assurdità del crescente nazionalismo, e la raccolta di racconti Optimisti, da cui il padre ha tratto il suo pluripremiato film, che porta lo stesso titolo.




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martedì 15 dicembre 2009

CINEMA A TRIESTE: DIAMO I NUMERI!

Un ultimo accorato appello contro i tagli al cinema in regione è stato lanciato da presidenti e direttori delle principali realtà del settore a Trieste nel corso di una conferenza stampa aperta al pubblico tenutasi lunedì 14 dicembre alle ore 11 al Caffè Tommaseo. L’iniziativa è stata promossa dalle associazioni di cinema e dai festival triestini, con l'obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica illustrando l’attività meritoria svolta nel corso degli anni, con riconoscimenti di pubblico e di critica che vanno al di là dei confini provinciali, regionali e nazionali.
Nel giro di pochi giorni, sono state migliaia le firme raccolte, e più di 3500 le iscrizioni al gruppo su FACEBOOK, a sostegno del comparto cinema, la cui stessa esistenza è minacciata dai tagli previsti nella Finanziaria Regionale 2010.
Tra le persone che hanno sottoscritto l’appello figurano nomi di spicco del panorama regionale e nazionale come i registi Mario Monicelli, Silvio Soldini, Giuseppe Piccioni e Franco Giraldi, l’attore Omero Antonutti, i critici cinematografici Paolo Mereghetti e Callisto Cosulich, il musicista Teho Teardo, il direttore della fotografia Dante Spinotti: adesioni che accrescono lo spessore dell’appello ed arrivano da artisti che hanno potuto testimoniare in prima persona l’eccellenza del settore partecipando a manifestazioni quali Festival del Cinema Latinoamericano, FilMakers, I Mille Occhi, Maremetraggio, Nododoc, Science+Fiction, Trieste Film Festival e i festival di promozione del cinema regionale in Croazia e in Serbia.
I promotori dell’appello e della conferenza stampa hanno sottolineato la qualità delle iniziative cinematografiche e l’impatto che queste hanno sull’economia e sul turismo della città, della provincia e della regione. Come già evidenziato nel corso della presentazione del “libro bianco” sul sistema cinema in Friuli Venezia Giulia, inoltre, diverse centinaia sono gli operatori che lavorano nel settore, per non parlare dei sempre più numerosi studenti universitari che proprio nelle manifestazioni e nelle realtà cinematografiche spesso muovono i primi passi lavorativi, trovando fondamentali occasioni di esperienza e di scambio.
Sulla base di un finanziamento complessivo da parte dell'Assessorato alla Cultura della Regione FVG di poco superiore ai 3 milioni di euro nel 2009, le associazioni regionali di cultura cinematografica hanno sostenuto la promozione e diffusione del cinema di qualità attraverso l'esercizio e la realizzazione di singole rassegne e iniziative in tutti e quatto i capoluoghi di provincia, nonché nelle aree di montagna; una rete di quattro mediateche nelle città capoluogo garantisce ai cittadini dell'intera regione l'accesso ad ampie collezioni video e biblioteche, con servizi di consultazione e prestito gratuito nonché forme specialistiche di attività didattica fruibili dalle scuole di ogni ordine e grado; il nuovo Archivio Cinema FVG si propone come una delle cinque realtà italiane all'avanguardia nella conservazione del patrimonio cinematografico riconosciute a livello internazionale dalla FIAF; le rassegne e i festival regionali rappresentano infine un caso unico nel nostro paese per lo spessore culturale dei programmi offerti, con manifestazioni riconosciute dalla critica e dagli addetti ai lavori fra le più importanti su scala nazionale e internazionale, che fanno del Friuli Venezia Giulia “la regione più cinematografica d'Italia”.
A Trieste, il sistema cinema assorbe circa il 30% delle risorse regionali complessive, offrendo al pubblico ben sei festival internazionali specializzati distribuiti nell'arco dell'intero anno solare; il servizio pubblico di mediateca fa capo ad uno dei più antichi cineclub italiani (La Cappella Underground) e conta oltre mille iscritti, con una collezione di film comprendente 16.000 titoli, per un totale di circa 25.000 testi filmici e 6.000 volumi se si contano anche le risorse degli archivi custoditi dalle associazioni triestine di cinema nel loro insieme. Un sistema articolato, che risponde alle esigenze di una città storicamente molto attenta alla cultura cinematografica, dove sono attualmente 18 gli schermi in funzione negli esercizi commerciali (oltre alla sala polifunzionale del Teatro Miela) e 9 cattedre universitarie sono dedicate alle discipline del cinema e degli audiovisivi, senza considerare in questa sede l'indotto procurato in termini di giornate di lavorazione da parte delle produzioni e di ritorno d'immagine per Trieste realizzato tramite il lavoro della FVG Film Commission. I festival maggiori sono inoltre attivi nella promozione del cinema italiano all'estero (negli ultimi mesi, in Grecia, Montenegro, Portogallo, Slovenia, Spagna).
A fronte di questi investimenti, è di oltre 60.000 il numero totale delle presenze di pubblico ai festival e alle iniziative, con costi d'accesso per gli spettatori assolutamente popolari e inferiori a qualsiasi altra forma d'arte o di intrattenimento. Il numero complessivo di ospiti, dall'Italia e dall'estero, è di circa seicento presenze in un anno, con una ricaduta su ristoranti e alberghi cittadini per un ammontare di oltre 150.000 euro. Un'ulteriore parte rilevante dei costi affrontati, superiore ai 220.000 euro, ricade inoltre su tipografie, studi grafici, agenzie di servizi operanti sul territorio. Infine, il personale impiegato nella realizzazione delle manifestazioni e degli eventi supera complessivamente le 150 unità, con oltre 30 operatori impegnati in ricerca, progettazione e organizzazione nel ramo cinematografico come principale attività professionale.
L'appello alla Regione FVG e al Presidente Tondo va nella direzione di salvaguardare, anche in un momento di grave crisi come quello attuale, questo patrimonio di cultura e di esperienze prestigioso e unico nel panorama nazionale. Parallelamente, le associazioni di cultura cinematografica triestine intendono lanciare un messaggio di sensibilizzazione e richiesta di maggior supporto anche agli Enti Locali, alle associazioni di categoria e alle aziende del territorio. Nella convinzione che il cinema e gli audiovisivi costituiscono a tutti gli effetti una forma di espressione e di comunicazione assolutamente centrale nella nostra cultura; che i festival e le manifestazioni di cinema esprimono un elemento di vitalità culturale estremamente importante nella nostra comunità; e che Trieste rappresenta un caso unico in Italia per dinamismo nel settore.


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lunedì 14 dicembre 2009

NOTE KAZAKE

Iniziate le riprese della prima coproduzione italo-kazaka della storia del cinema italiano dal titolo provvisorio di The heritage of nomad music e composta da uno staff molto italiano. Infatti sia le musiche che il progetto sono di Carlo Siliotto, candidato ai Golden Globe per la colonna sonora di Nomad, mentre la regia è affidata a Nello Correale (autore nel 2003 di Sotto gli occhi di tutti, rimo lungometraggio italiano realizzato completamente in alta definizione).
Le riprese del docufilm che cercherà di raccontare la storia e l'identità del paese centroasiatico attraverso la sua musica millenaria, sono iniziate nell'ex capitale del Kazakhstan, Almaty, nei rinati studios della Kazakh Film e proseguiranno poi in altre località dello sterminato paese delle steppe. La produzione di parte italiana del documentario, con un budget stimato attorno ai 600mila dollari, è la Paneikon di Ugo Adilardi.
(fonte: Cinecittà news)


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domenica 13 dicembre 2009

BELGRADO SARAJEVO A/R

È tornato attivo oggi, dopo quasi 18 anni dalla sua sospensione, il collegamento ferroviario tra Belgrado e Sarajevo, tratta soppressa nel 1992 allo scoppiare della guerra nell'ex Jugoslavia. A bordo solo 17 passeggeri. Sistemata in occasione delle Olimpiadi invernali di Sarajevo, negli anni '80 era la linea più moderna del paese.
(fonte: Repubblica online)


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sabato 12 dicembre 2009

EUROPEAN FILM ACADEMY: FINALMENTE I VINCITORI!


MIGLIOR FILM EUROPEO 2009

DAS WEISSE BAND (Il nastro bianco), Germania/Austria/Francia/Italia
scritto e diretto da Michael Haneke
prodotto da Stefan Arndt, Veit Heiduschka, Michael Katz, Margaret Menegoz e Andrea Occhipinti

MIGLIOR REGISTA EUROPEO 2009
Michael Haneke for DAS WEISSE BAND (Il nastro bianco)

MIGLIOR ATTORE EUROPEO 2009
Tahar Rahim per UN PROPHETE (Un profeta) di Jacques Audiard

MIGLIOR ATTRICE EUROPEA 2009
Kate Winslet per THE READER di Stephen Daldry

MIGLIOR SCENEGGIATORE EUROPEO 2009
Michael Haneke per DAS WEISSE BAND

PREMIO "CARLO DI PALMA" AL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA 2009
Anthony Dod Mantle per ANTICHRIST e THE MILLIONAIRE

EUROPEAN FILM ACADEMY PRIX D’EXCELLENCE 2009
Brigitte Taillandier, Francis Wargnier, Jean-Paul Hurier e Marc Doisne per il Sound Design di UN PROPHETE (A Prophet)

MIGLIOR COMPOSITORE EUROPEO 2009
Alberto Iglesias per LOS ABRAZOS ROTOS (Gli abbracci spezzati) di Pedro Almodovar

RIVELAZIONE EUROPEA 2009
KATALIN VARGA, Romania/UK/Ungheria
scritto e diretto da Peter Strickland
prodotto da Tudor Giurgiu, Oana Giurgiu e Peter Strickland

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE EUROPEO 2009
MIA ET LE MIGOU, Francia/Italia
diretto da Jacques-Rémy Girerd, co-diretto da Nora Twomey

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO EUROPEO 2009
POSTE RESTANTE di Marcel Łoziński

PREMIO ALLA CARRIERA DELLA EUROPEAN FILM ACADEMY
Ken Loach

MAGGIOR SUCCESSO EUROPEO NEL CINEMA MONDIALE
Isabelle Huppert

MIGLIOR DOCUMENTARIO EUROPEO 2009 – Prix ARTE
THE SOUND OF INSECTS - Record of a Mummy, Switzerland
by Peter Liechti

MIGLIOR CO-PRODUZIONE EUROPEA – Prix EURIMAGES
Diana Elbaum e Jani Thiltges

PREMIO DEI CRITICI DELLA EUROPEAN FILM ACADEMY 2009 – Premio FIPRESCI
Andrzej Wajda per TATARAK

PREMIO DEL PUBBLICO al Miglior Film Europeo
THE MILLIONAIRE, UK
diretto da Danny Boyle
scritto da Simon Beaufoy
prodotto da Christian Colson


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LYNCH A ŁÓDŹ

David Lynch ha annunciato, nel corso del Camerimage Festival che si è concluso lo scorso week end, che intende creare uno Studio a Łódź in Polonia. Lo Studio sarà parte del progetto EC1, un vasto stabilimento culturale ospitato da una fattoria abbandonata e ristrutturata. Il progetto prevede sale di missaggio, post-produzione e registrazione capaci di ospitare un'intera orchestra sinfonica e offrirà tutte le strutture per la postproduzione e il montaggio del suono a film realizzati ovunque in Europa e nel mondo. La città di Łódź ha approvato uno stanziamento di 1.2 mln € per il primo anno e 700.000 € il secondo anno, ma parte del budget totale è ancora in via di definizione.

Segui David Lynch anche su Twitter: http://twitter.com/daVID_LYNCH


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venerdì 11 dicembre 2009

LE CITTÀ VISIBILI: VIENNA

Vienna è considerata una delle città chiave dell'immaginario cinematografico occidentale, un luogo quasi mitico per le sue vicende storiche e culturali, il cui fascino ha saputo alimentare centinaia di film in tutto il mondo. Dopo Parigi, Berlino e Madrid, è proprio Vienna la protagonista della quarta edizione della rassegna "Le Città Visibili", che dal 14 al 20 dicembre propone al Cinema Trevi e nell'Auditorium del Goethe Institut un'esplorazione di opere di registi austriaci del passato poco conosciuti in Italia (da Willi Forst a Wolfgang Glück a Maximilian Shell), riporta alla luce l'opera di cineasti del calibro di Ernst Lubitsch, Julien Duvivier, Max Ophuls, Josef von Sternberg, senza dimenticare il Carol Reed del celeberrimo Il terzo uomo. Si è poi voluto mostrare il ribaltamento dell'immagine tradizionale della città avvenuto a partire dagli anni '50 grazie all'opera di autori d'avanguardia come Peter Kubelka (che sarà l'ospite d'onore del festival), Valie Export e Kurt Kren, fino a giungere alla Vienna sofferta dei capolavori di Michael Haneke. Non mancano le grandi coproduzioni come Amadeus di Milos Forman o Prima dell'alba di Richard Linklater, nonché rarità imperdibili come 1° Aprile 2000, unico esempio di fantascienza austriaca degli anni '50 in cui un'astronave atterra davanti al Castello di Schonbrunn.
Evento di apertura lunedì 14 dicembre, alle 20.45 presso l'Auditorium del Goethe Institut la versione restaurata de La via senza gioia di Georg Wilhelm Pabst con Greta Garbo e con le musiche dal vivo eseguite dal pianista Antonio Coppola. Peter Kubelka sarà ospite della serata-evento di giovedì 17 dicembre alle 21.15 al Cinema Trevi.
La manifestazione è promossa dalla Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport, dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale e dall'Associazione Culturale La Farfalla sul Mirino, in collaborazione con Österreich Institut, Ente Nazionale Austriaco per il Turismo e Goethe Institut Rom.

Programma completo, info e approfondimenti sul sito del Centro Sperimentale di Cinematografia


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giovedì 10 dicembre 2009

APPELLO CONTRO I TAGLI AL CINEMA IN FVG!






Sign for Salviamo il cinema in regione




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martedì 8 dicembre 2009

MIRACOLO A LOURDES

Quale occasione migliore di questo 8 dicembre – festa dell'Immacolata – per parlare in modo più approfondito di un film che l'effigie della madonna l'ha messa addirittura in locandina? Parliamo ovviamente di Lourdes, scritto e diretto dall'austriaca Jessica Hausner, cui abbiamo già accennato parlando del programma di Venezia (dove il film ha vinto diversi premi, fra cui quello della giuria Fipresci) e recentemente di quello del Tertio Millennio Film festival di Roma.

Il film racconta la storia di un pellegrinaggio a Lourdes. Fra i pellegrini molte sono le persone malate e in cerca del miracolo, ma molte sono persone che godono di buona salute. Tutti sono mossi dalla speranza di trovare nel luogo mistico una consolazione alle loro sofferenze fisiche o spirituali. Il personaggio principale è Christine (Sylvie Testud), una ragazza inchiodata su una sedia a rotelle da una malattia inguaribile. Christine è la nostra guida: è infatti attraverso i suoi occhi che visitiamo anche noi Lourdes e condividiamo il suo desiderio di conoscere altre persone e creare con loro quel rapporto umano di cui la malattia l'ha privata, sconvolgendole la vita e confinandola nell'isolamento. Comprensibilmente, il sogno più grandi della ragazza è quello di tornare a condurre un'esistenza all'insegna della “normalità” e fare ciò che agli “altri” pare scontato. Ad accompagnarla in questo viaggio della speranza c'è Maria (Léa Seydoux), una volontaria che si occupa di lei seguendola in tutti i rituali codificati del pellegrinaggio (le abluzioni, le processioni), ma l'aiuta anche a mangiare, a lavarsi, a mettersi a letto. Com'è inevitabile, Maria ricorda a Christine la sua vita di prima e questo genera in lei un po' di invidia, ma anche la speranza. Maria, da parte sua, preferisce stare con persone della sua età e cerca di sfuggire lo spettacolo dell'infermità che le si para davanti a ogni piè sospinto. Christine è quindi costretta ad accontentarsi della compagnia di Madame Hartl, una vecchia signora, severa e solitaria, la quale non è a Lourdes per guarire da qualche malattia del corpo, bensì per alleviare la sofferenza causatale da una vita trascorsa in completa solitudine. Per colmare un'esistenza vuota va trovato un senso, una missione, ed ecco comparire Christine, con tutto il suo bisogno di aiuto. Le preghiere di Madame Hartl sembrano funzionare: la salute di Christine migliora in modo quasi miracoloso e la guarigione è così repentina che di essa comincia ad occuparsi anche il Comitato dei Medici di Lourdes. I risultati della loro indagine non portano però a nulla in quanto la natura della malattia di Christine è tale per cui potrebbe da un momento all'altro farla sprofondare nuovamente nella paralisi. Christine deve ora scegliere come vivere quello che potrebbe essere un regalo tanto meraviglioso (di dio, delle cure, della medicina) quanto transitorio.

Commento della regista
Lourdes è una favola (crudele), un sogno ad occhi aperti o un incubo. I malati di tutto il mondo vi si recano nella speranza di riavere la propria salute, un miracolo, perché Lourdes è il luogo in cui si crede ancora nell'esistenza dei miracoli, un luogo sinonimo di speranza, conforto e guarigione per i disperati e morenti. Le vie del Signore, però, sono imperscrutabili e la speranza che, a un passo dalla morte, tutto possa ritornare a posto, sembra avere dell'assurdo. Lourdes è il palcoscenico su cui si svolge la commedia umana.”

Intervista con la regista

Perché ambientare un film proprio a Lourdes?
Jessica Hausner: Intanto, come prima cosa, volevo fare un film su un miracolo. I miracoli rappresentano dei paradossi, uno squarcio nella logica che ci conduce inevitabilmente verso la morte e l'aspettativa di un miracolo rimanda alla speranza che alla fine tutto possa tornare a posto e che ci sia qualcuno che veglia su di noi. Ho svolto molte ricerche per capire quale fosse lo sfondo ideale dove ambientare una storia di un miracolo. Ho scelto Lourdes perché volevo sottolineare il fatto che i pellegrini vi si recano nella speranza di un miracolo. A prima vista, uno può pensare che il miracolo sia una cosa positiva: un paralitico che torna a camminare, per esempio. Documentandomi, però, sono venuta a conoscenza di storie di guarigioni e di casi in cui la persona miracolata era ritornata alla condizione precedente: in pratica, il miracolo non era durato. Trovo che in questo ci sia un parallelo con l'aspetto dell'arbitrarietà della vita: alcune cose che sembrano meravigliose, miracolose addirittura, si rivelano orribili o semplicemente banali. ...]
All'inizio del suo progetto, le istituzioni religiose erano scettiche sul modo in cui la fede sarebbe stata rappresentata nel suo film?
J.H.: Abbiamo avuto diversi incontri con Monsignor Perrier, vescovo di Tarbes e di Lourdes, sul modo in cui Lourdes sarebbe stata rappresentata. Ne abbiamo parlato anche con dei teologi e la cosa interessante è che anche queste autorità della chiesa cattolica sono consapevoli dell'ambivalenza dei miracoli. Al centro del mio film, così come delle riflessioni della chiesa, c'è la domanda sul significato dell'esistenza. [...]
In definitiva, potremmo dire che il suo film ruota tutto attorno a un mistero?
J.H.: Un miracolo mette in discussione il senso delle cose. Posso influire sul corso del mio destino comportandomi bene oppure non sono nulla di più che uno strumento nelle mani del caso? Questo contrasto fra il significato e l'arbitrarietà è al centro di questa storia. È per questo che dopo essere stata curata in modo miracoloso, Christine dice “Spero di essere la persona giusta”.

La regista
Jessica Hausner è nata nell'ottobre del 1972 a Vienna, Austria. Ha studiato regia alla Filmakademie della sua città dove, nel 1996, ha realizzato il primo cortometraggio, Flora, vincitore dei Pardi di domani al festival di Locarno. Inter-view, suo film di diploma, ha conquistato il Premio della Giuria alla Cinéfondation di Cannes Film Festival nel 1999. Due anni dopo esordisce nel lungometraggio con Lovely Rita, presentato anch'esso a Cannes nella sezione “Un Certain Regard” e distribuito in venti paesi. Hotel, il suo secondo lungometraggio, viene anch'esso selezionato a “Un Certain Regard” nel 2004 e vince il Gran premio come Migliore film austriaco alla Diagonale dell'anno dopo. Lourdes è il suo terzo lungometraggio. Ha vinto il premio della giuria FIPRESCI a Venezia e l'ultima edizione della Viennale e del festival di Cracovia. In Italia, il film è distribuito da Cinecittà Luce e uscirà nelle sale in febbraio.

(Le informazioni sul film e l'estratto dell'intervista sono pressi dal press kit ufficiale del film, scaricabile dal sito della distribuzione: http://www.coproductionoffice.eu. La traduzione dall'inglese è nostra)

Fonti:
www.coproductionoffice.eu
www.coop99.at


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domenica 6 dicembre 2009

ESTETICHE IMMORTALI

1924




2005




2009



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martedì 1 dicembre 2009

TERTIO MILLENNIO FILM FEST

La XIII edizione del Tertio Millennio Film Fest torna a riflettere sul rapporto tra il cinema e la contemporaneità. Forme di resistenza è il titolo scelto quest'anno per accomunare le anteprime e i Focus della rassegna, partita ieri al Cinema Trevi di Roma con Popieluszko di Rafal Wieczynski (già al festival di Roma) e che proseguirà fino al 6 dicembre.
Oltre a un interessante focus sull'Iran, segnaliamo per gli appassionati cinema dell'est la rassegna "A est d’Europa. Forme di un cambiamento", che "raccoglie alcuni dei migliori autori di cinema documentario provenienti dalle repubbliche ex sovietiche, formatisi per lo più in Russia poco prima dello sfaldamento e del crollo dell’impero sovietico, successivamente dedicatisi al cinema come terreno di ricerca estetica ma contemporaneamente come luogo della possibile formulazione d’un discorso critico" (per citare testualmnete l'introduzione del catalogo ufficiale della rassegna, scaricabile integralmente dal sito). La sezione è iniziata oggi con i documentari Predstavlenje (Russia-Germania-Ucraina, 2008, 35mm, 82') e Landschaft (Germania-Russia, 2003, 35mm, 60'), di Sergei Loznitsa o Loznica, autore famigliare al pubblico del Trieste Film Festival (Predstavlenje è stato presentato in anteprima italiana proprio a Trieste quest'anno, Landschaft in una delle scorse edizioni). Si continua domani con tre film del lituano Audrius Stonys: Varpas (Lituania, 2007, video, 56'), Neregiu Zeme (Lituania, 1992, 35mm, 18') e Uostas (Lituania, 1998, 35mm, 10'). Il 3 dicembre sarà invece la volta di Nino Kirtadze con Un dragon dans les eauz pures du Caucase (Francia, 2005, video, 90') e Durakovo: le village des fous (Francia, 2007, 91'), cui faranno seguito il 4 Mein Bruder. We'll Meet Again (Germania, 2005, 35mm, 57') e Material (Germania, 2009, 166', formati vari, presentato in anteprima al Festival dei popoli, di cui abbiamo parlato QUI) di Thomas Heise. Infine, il 5, Cosmic Station di Bettina Timm (Germania, 2008, 35mm, 30'), V temnote (Russia-Finlandia, 2004, 35mm, 40') e Chlebnyy den (Russia, 1998, 35mm, 55') del regista di Tulpan, Sergej Dvorcevoj.
Lo stesso giorno, segnalato in anteprima italiana (termine che francamente non comprendiamo, visto che era a Venezia quest'anno dove ha pure vinto il premio Fipresci) Lourdes di Jessica Hausner, in uscita nelle sale italiane in febbraio.
In sostanza, per quanto riguarda "A est d'Europa" nulla di inedito, ma sicuramente molti buoni film interessanti degli ultimi anni, un'occasione per il pubblico dei festival di rivedere o ripescare qualcosa e per il grande pubblico di scoprire autori nuovi, ottimo punto di partenza per chi ancora non conosce il cinema di queste aree.

Sito ufficiale: http://www.tertiomillenniofilmfest.org



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IL CIELO SOPRA MINSK

Il livello di democrazia è sempre difficile da giudicare per chi vive dall'interno un sistema sociale. Spesso, è utile osservare il proprio paese da una prospettiva esterna per poterne vedere i limiti. A volte, però, la situazione è tale che i problemi e le difficoltà risultano evidenti anche senza questo esercizio di distanziamento. Gli strumenti per parlare di questo disagio sono diversi, ma sicuramente il cinema è uno dei mezzi principali per trasmettere in modo immediato la fatica di vivere in un paese "problematico". E' questo sicuramente il caso della Bielorussia, considerata - a dispetto di quello che può pensare qualcuno nostalgico di plebisciti e maggioranze "bulgare" - l'ultima dittatura d'Europa.
Negli ultimi anni sono stati prodotti diversi documentari che raccontano, da prospettive diverse, la vita in questo paese. Noi ne consigliamo due, diversi ma contraddistinti dalla stessa vena ironica. Il primo è stato presentato in concorso documentari al Trieste Film Festival nel 2008, mentre il secondo faceva parte della sezione di quest'anno "Muri del suono" - documentari musicali dall'Europa centro-orientale. Entrambi sono produzioni non bielorusse.

PLOŠČA (Piazza Kalinovski) di Jurij Chaščevatskij, Estonia 2007, Betacam SP, col., 73’, v.o. russa - bielorussa
Sceneggiatura: Jurij Chaščevatskij, Evgenij Budinas, Sergej Isakov. Fotografia: Vladimir Petrov, Sergej Gelbach. Montaggio: Dmitrij Pivovarov, Kaspar Kallas. Suono: Tiina Andreas, Vasilij Šitikov. Voce narrante: Jurij Chaščevatskij. Produzione: Baltic Film Production. Distribuzione internazionale: Deckert Distribution.

Un ironico commento fuori campo – che è poi quello del regista stesso – descrive gli eventi legati alle elezioni presidenziali in Bielorussia del 2006. Girato con una videocamera nascosta, raccogliendo opinioni diverse, mettendo a confronto diversi avvenimenti storici, mostrando materiale video girato durante gli anni di governo di Lukashenko, il documentario cerca di spiegare l’attuale situazione politica in Bielorussia. Davanti agli occhi dello spettatore scorrono le immagini della piazza principale di Minsk, Piazza Ottobre (ribattezzata per l’occasione Piazza Kalinovski, dal nome dello scrittore che guidò nel 1863 la rivolta bielorussa contro i Russi), occupata dagli oppositori di Lukashenko, subito dopo la sua dubbia vittoria, giorno e notte fino alle cariche della polizia; ma anche poliziotti e agenti del servizio segreto che filmano i contestatori e organizzano ‘spontanee’ contro-dimostrazioni. Ma nel documentario non c’è solo l’assurdità del
regime di Lukashenko, ci sono anche le reazioni del popolo bielorusso, da quelle della giovane e ottimista studentessa Dasha a quelle degli abitanti delle campagne, che nonostante tutto il loro lamentarsi sul gas, l’elettricità e il cibo che scarseggiano, continuano a dichiarare il loro pieno appoggio al Presidente.



Jurij Chaščevatskij
è nato a Odessa nel 1947 e ha lavorato come meccanico per diversi anni inUcraina, prima di stabilirsi a Minsk (oggi in Bielorussia) con la famiglia. A 25 anni viene assunto alla televisione di Stato come sceneggiatore. Decide quasi subito di dedicarsi al genere documentario. Perseguitato dalle autorità fin dall’uscita del suo primo documentario sul presidente bielorusso Lukashenko (Obyknovennyj prezident, 1996), Chaščevatskij diventa tuttavia un noto cineasta nel suo paese, e i suoi flm vengono presentati nei festival di tutto il mondo. È membro dell'Accademia della televisione e della radio euroasiatica. Fino a oggi ha realizzato più di venti fra film e documentari.

MUZYCNA PARTYZANTKA (Partigiani in musica) di Mirosław Dembiński, Polonia, 2007, Betacam SP, col., 53’, v.o. bielorussa – polacca
Soggetto, montaggio: Mirosław Dembiński. Fotografia: Maciej Szafnicki, Michał Slusarczy
Remigiusz Przełożny, Dariusz Zału. Musica: Tarpacz, NRM. Suono: Filip Różański. Interpreti: Svietlana Sugako, Pit Palau, Lavon Volski. Produzione, distribuzione internazionale: Film Studio “Everest”.

I giovani sono la componente della società più sensibile ai cambiamenti. La cosa più importante per loro è la democrazia, un bene di prima necessità che però scarseggia in Bielorussia. Altrettanto impor tanti sono la lingua e i simboli nazionali bielorussi, vietati da Lukashenko perché considerati segno distintivo di contadini e oppositori e divenuti per questo curiosamente di “moda” fra i giovani. il rock gioca un ruolo interessante in questo contesto, in quanto permette ai ragazzi di esprimere il loro desiderio di libertà non solo in un contesto sociale, come capita facilmente altrove, ma anche in quello politico. È chiaro quindi che i testi delle canzoni, rigorosamente in bielorusso e radicati nelle tradizione nazionale, vengono considerate dal governo una provocazione ed ecco perché nei concerti spesso si vede sventolare la bandiera bianca e rossa (ufficialmente proibita) e si sente ripetere con forza “Bielorussia vive!”.



Mirosław Dembiński
è nato a Bydgoszcz nel 1959. Dopo essersi laureato in matematica presso l’Università “Niccolò Copernico”, ha iniziato a lavorare come docente presso la facoltà di matematica della stessa università, rimanendovi per tre anni. Nel 1986, si è iscritto alla facoltà di regia della scuola di cinema di Łódź, dove si è fermato a lavorare in qualità di assistente dopo il diploma e dove tiene tuttora corsi sul documentario. Nel 1991 intraprende l’attività di produttore indipendente dando vita a Film studio “Everest”, che ha al suo attivo 44 cortometraggi (soprattutto documentari), premiati in diversi festival internazionali e trasmessi da una dozzina di emittenti televisive europee. Come regista, ha realizzato diversi documentari (fra cui il pluripremiato Lekcja białoruskiego - Una lezione di bielorusso, visibile integralmente su YouTube) e film per la televisione.


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