lunedì 30 novembre 2009

DELPHIC: A SOUNDTRACK FOR A WASTELAND

Delphic is a band from Manchester. In August they released their second single, This Momentary, released on the perma-chic French indie label Kitsuné. The Australian director and photographer Dave Ma realized the music video, nominated for three UK Music Video Awards, including Best Cinematography, Best Editing and Best Telecine. for this song. He has travelled to Chernobyl, scene of the world’s worst peacetime nuclear disaster, and documented the place as it is now, and people who still live there. It’s a beautifully composed essay which celebrates the human spirit, shot by Ross McLennan on RED with his customary skill, and graded back in London by James Tillett at Prime Focus. “The video has different set ups and Dave wanted slightly different looks for these locations but for it all to still tie together,” says James. “We ended up with a more naturalistic look – almost like an old Russian propaganda image from a faded magazine.”




Delphic

This Momentary (Chermeric Records)
Prod. company: Pulse Films
Director: Dave Ma
Producer: Neil Andrews
Representation: OBmanagement
DoP: Ross McLennan
Editor: Vid Price
Post production: Prime Focus London
Telecine: James Tillett
VFX: Chris Chitty
VFX Post producer: Dionne Archibald
Commissioner: Jill Kaplan


Dave Ma
on making the video for Delphic’s The Momentary


“The aim for this video was to focus on the people still living in and around the Chernobyl area. I wanted to show portraits of the abandoned town near the power plant then move outwards to abandoned villages where a lot of elderly people still live and on to the towns where people were relocated to. I didn’t want to focus directly on the negative health side effects or on the actual disaster itself because so much of this has been covered in documentaries and photo essays over the past few years. It was about showing the humanity of the people and about capturing little moments in their lives in a composed and photographic way. We decided to shoot on RED with a set of primes which meant lugging some serious kit around an abandoned city. Ross McLennan, as usual, did an amazing job wrangling kit and chasing the sun. He didn’t skip a beat the whole trip, even after we lost our focus puller to a missing passport the night before flying out. Shooting inside the Chernobyl Zone of Exclusion was incredible. Your natural fears kick in and you feel like you shouldn’t be touching anything or even breathing the air, but you quickly get used to it. The radiation screening at the end of each day proved a constant source of amusement for my producer Neil Andrews. A lot of people wrongly assume that the Chernobyl area is completely devoid of life or that it must be an atomic wasteland. But this couldn’t be further from the truth. The place is full of life, nature is flourishing and people still live and work around the power plant. There just happens to be a lot of radiation floating around…”

Official site: http://www.delphic.cc/




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domenica 29 novembre 2009

AL SOTTODICIOTTO IL CINEMA E' SEMPRE GIOVANE

Oggi segnaliamo il Sottodiciotto Film Festival di Torino, festival dedicato al cinema giovane. La decima edizione è cominciata il 26 novembre e proseguirà fino al 5 dicembre. Del ricco programma (consultabile sul sito ufficiale della manifestazione: www.sottodiciottofilmfestival.it consigliamo alcuni appuntamenti con il cinema dell'area Alpe Adria.

KATALIN VARGA (Romania/Gran Bretagna/Ungheria, 2009, 35mm, 82', col.) di Peter Strickland, distribuito in Italia da Archibald Film.
Cacciata di casa all’improvviso dal marito Zsigmond che ha scoperto, per un pettegolezzo, che il piccolo Orbán, nove anni, non è suo figlio come credeva, la pragmatica Katalin Varga non si perde d’animo e, abbandonato il villaggio dove ha vissuto per un decennio lavorando alacremente, attraversa le campagne della Transilvania insieme al bambino a bordo di un carretto a cavalli, in cerca di vendetta e di un passato doloroso che sperava di potersi lasciare alle spalle per sempre.
Peter Strickland (Reading, Inghilterra, 1973) si dedica giovanissimo ai film in Super8 e alle produzioni teatrali. Nel 1995 firma il corto Bubblegum (Gomma da masticare), per poi lanciarsi nella carriera musicale con il gruppo The Sonic Catering Band. Dopo il secondo corto, A Metaphysical Education (Un'educazione metafisica, 2003) debutta nel lungometraggio con Katalin Varga.

Assolutamente imperdibile la prima retrospettiva italiana completa dedicata al pittore e animatore russo ALEKSANDR PETROV, realizzata con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia - Dipartimento Animazione. Aleksandr Konstantinovič Petrov (Prečistoe, distretto di Jaroslavl’, Russia, 1957) è regista, disegnatore e animatore. Compie i primi studi presso l’Istituto d’Arte di Jaroslavl’ e, diplomatosi all’Istituto di cinematografia VGIK di Mosca sotto la guida di Ivan Ivanov-Vano, uno dei maestri indiscussi dell’animazione sovietica, lavora come disegnatore presso gli Studi della Armenfilm e di Sverdlovsk. Si specializza ulteriormente ai Corsi Superiori per sceneggiatori e registi (VKSR) con i maestri Fëdor Chitruk, Jurij Norštejn e Garri Bardin. Sin dal suo debutto nella regia Petrov si avvale della particolare tecnica della pittura a olio su vetro che, sempre più perfezionata, diventa il segno distintivo delle sue opere, pluripremiate in numerosissimi Festival internazionali. Candidato più volte all’Oscar, lo vince nel 2000 con Il vecchio e il mare, realizzato in Canada. Attualmente vive a Jaroslavl’, sede della sua casa di produzione Panorama.

Molto interessante anche l'iniziativa "Rom città aperta". Il Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza (CNDA) e Sottodiciotto propongono un programma speciale dedicato alla realtà dei Rom e dei Sinti e mirato a scardinare, almeno in parte, luoghi comuni e stereotipi radicati nel nostro immaginario. Un cambio di prospettiva attivato fin dalla fase di ideazione attraverso il coinvolgimento nel progetto di Laura Halilovic, la giovanissima regista Rom di Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen, che ha contribuito a selezionare i film in programma. Il risultato è una rassegna di documentari che offre un ventaglio di visioni estremamente variegato sulla condizione dei giovani Rom in Europa. Si va dal ceco O topanki al francese La bougie n’est pas faite de cire mais de flammes, dal bulgaro Gipsy Summer al francese Citizen Manouche, per finire con Carmen Meets Borat di Mercedes Stalenhoef (di cui abbiamo già parlato qui).
Ad arricchire il quadro delle proposte una serie di appuntamenti che offriranno agli spettatori nuove occasioni di riflessione e conoscenza, tra cui una tavola rotonda aperta alla comunità romanì e al mondo dell’associazionismo e delle istituzioni che si occupano della sua integrazione. Nel corso dell’incontro verranno proiettati alcuni brani video tratti dalla puntata di Presa diretta“Caccia agli zingari” di Riccardo Iacona. La presentazione di Non chiamarmi zingaro (Chiarelettere, 2009) del regista teatrale Pino Petruzzelli vuole essere l’occasione per rivivere con l’autore la sua lunga frequentazione del popolo Rom e per rinarrare alcune storie di straordinaria normalità che hanno trovato asilo nello spettacolo teatrale omonimo, diretto e interpretato da Petruzzelli, in tournée da quest’autunno in tutta Italia. La proiezione speciale di Swing, capolavoro di Tony Gatlif, rivolta alle scuole, consentirà invece di avvicinare gli spettatori più giovani alla cultura e alla musica manouche. Per finire, la proiezione dei film di Laura Halilovic e l’incontro con il pubblico - arricchito dagli interventi di Moni Ovadia e Costanza Quatriglio - sarà introdotta da un’originale rivisitazione del cinema muto di David W. Griffith: due dei suoi primissimi lavori, Le avventure di Dollie e La villa isolata, che mettono in scena stereotipi legati alle comunità Rom (come lo zingaro ladro di bambini) verranno sottoposti a una sorta di ironico “contrappasso”, attraverso il commento musicale dal vivo da parte del gruppo Bruskoi Triu, band gitana nata dalla spontanea collaborazione di musicisti Rom e italiani.

Anche al Sottodiciotto non può mancare un ricordo visivo del ventennale della caduta del Muro di Berlino. Per l'occasione, il festival propone, in collaborazione con il Goethe-Institut Turin, 4 lungometraggi - tre dei quali realizzati nella RDT - che rendono possibile esplorare la condizione infantile e giovanile in una Germania divisa che non esiste più ma che ha lasciato segni profondi nella cultura, nell’arte, nella storia dell’ultimo mezzo secolo. In doppia proiezione, una per le Scuole Secondarie di II grado e una per la cittadinanza, l’appassionante opera prima Wie Feuer und Flamme, tratta da una sceneggiatura dell’attrice Natja Brunckhorst, celebre per la trasposizione cinematografica di Christiane - F. Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, che ricostruisce a vent’anni di distanza la Berlino di inizio anni Ottanta, spaccata in due dal Muro e percorsa da una creatività sotterranea quanto effervescente e vitale. È invece girato realmente negli anni '80 Sabine Kleist, sieben jahre, un viaggio di esplorazione “ad altezza di bambina” delle strade berlinesi e di un passato sconosciuto alle giovani generazioni. Sieben Sommersprossen permette invece di gustare una breve tappa balneare, sfondo ideale per la scoperta del primo amore di due ragazzi e, forse, di un modo più personale di vivere e di sognare, lontano dalle regole e dalle convinzioni imposte dall’alto. Infine, Berlin - Ecke Schönhauser, realizzato prima della costruzione del Muro, indiscusso cult moviegenerazionale più volte definito il “Gioventù bruciata della DDR”.
(le informazioni sul programma sono tratte dal sito del festival)

SITO DEL FESTIVAL: http://www.sottodiciottofilmfestival.it/



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venerdì 27 novembre 2009

LA GUERRA DEI MONDI IN SALSA EST

Dopo la bellissima serata di ieri sera con Christopher Lee, che ha ricevuto il premio Urania alla carriera in una sala gremita e felice (oggi c'è anche la masterclass, alle 15.00 presso l'Auditorium del Museo Revoltella, via Diaz 27) eccoci arrivati all'ultimo giorno di programmazione di Marx Attacks!

Alle 16.30, alla sala 6 del Cinecity Multiplex, Wojna swiatow-nastepne styulecie - La guerra dei mondi: secolo prossimo [Polonia, 1981, 96’] di Piotr Szulkin / v.o. sott. it./ing. Come il primo lungometraggio di Szulkin (Golem, 1979), questo film è in parte una satira sui media. Se in quel film l’interesse di Szulkin era per l’abilità dei media di plagiare l’opinione in generale, questa volta il regista polacco si dedica esplicitamente alla censura e all’invasione del suo paese. Di conseguenza, sebbene il film sia dedicato a H.G. Wells e a Orson Welles (il cui adattamento radio nel 1938 de “La Guerra dei Mondi” di Wells causò il panico generale nella costa est dell’America) e ambientato nel 1999, le preoccupazioni che esprime sono molto più immediate e molto più potenti. La sceneggiatura di Szulkin si concentra su un reporter della tv locale di nome Wilhelmi che assiste all’arrivo dei Marziani sulla Terra ed è utilizzato dalle autorità per legittimare l’invasione. Simile in parte a The Monitors (1968), ma molto più controllato, il film segue i tentativi disperati di Wilhelmi di raccontare la verità ad un pubblico indifferente che non capisce cosa stia succedendo. L’amara conclusione vede il processo farsa a Wilhelmi, messo in onda sul “Now Better News Show”, che ha rimpiazzato il suo programma di informazione.

Alle 18.15, nella stessa sala, Seksmisja - Sexmission [Polonia, 1984, 116’] di Juliusz Machulski / v.o. sott. it./ing. con Jerzy Stuhr, che il pubblico del Trieste Film Festival conosce bene, sia come attore che come regista.
Film decisamente strano, Seksmisja solleva la domanda su quale funzione abbiano i film di fantascienza nell’Est Europa e in particolare in Polonia. Da una parte sembra una commedia corrosiva su una Polonia del futuro basata sull’inganno, con una noncurante popolazione di zombie, e sotto questo aspetto è probabilmente di grande attualità. Sotto un altro punto di vista, invece, si potrebbe vedere il film come una commedia femminista, nella quale il mondo del film - un futuro in cui gli uomini sono stati banditi e la storia viene riscritta in modo tale che Einstein risulta esser stato una donna, Adamo tenta Eva nel giardino dell’Eden e così via, e la posizione degli eroi maschili al momento del loro risveglio da un esperimento d’ibernazione in un mondo di sole donne - è una parodia del presente. Infine si può vedere il film come una commedia popolare con Lukaszewicz e Sthur nel ruolo dei maschi che alla fine ristabiliscono l’ordine naturale delle cose (quello in cui gli uomini sono superiori). Certamente il film offre chiavi di lettura per tutte queste tre interpretazioni.

Infine, alle 20.30, in sala 6, O-bi, O-ba - Koniec cywilizacji [Polonia, 1985, 88] di Piotr Szulkin / v.o. sott. it./ing con Jerzy Stuhr.
Questo film austero è ambientato in un mondo post-olocausto nucleare in cui i miseri resti del genere umano aspettano un’arca di Noè che li porti in salvo. Sthur è l’eroe che tenta di stabilire se ci sia un qualche fondamento di verità dietro al mito, Janda è una donna pragmatica che preferisce una vita da prostituta a un futuro incerto e Dmochowski è l’ingegnere che sa che l’Arca giungerà - e quando alla fine arriva esplode distruggendo la Terra. Costruito in modo molto teatrale, il desolante futuro presagito è reso in modo ottimale in quanto viene solo accennato (spesso con sprazzi di comicità) e non è presentato minuziosamente. Sicuramente in contrasto con la maggior parte dei film di fantascienza degli anni ’80, stimola un elemento di riflessione in quella stessa maniera che aveva reso il genere così produttivo negli anni ’50.

Se siete soci di Alpe Adria Cinema, esibendo la tessera potrete entrare gratis ai film di questa sezione (e a prezzo scontato agli altri)!

http://www.scienceplusfiction.org


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giovedì 26 novembre 2009

FORTEZZE, VAMPIRI E VISITATORI LONTANI

Purtroppo, anche Marx Attacks! si avvia a conclusione, ma ancora ci sono film bellissimi da vedere in programma.

Oggi alle 16.15, in sala 6, Az eröd [La fortezza] Ungheria, 1979, colore, 35 mm, 119’ di Miklos Szinetar
Sembra che questo fantasy misantropico su un centro turistico sia stato scritto da Hernadi per Miklos Jancso ben prima dell’uscita de Il mondo dei robot (Westworld, 1973), del quale tocca gli stessi temi. L’istituto, che si trova su un terreno privato, si chiama Victory Line ed offre uno speciale programma di intrattenimento di gruppo. I turisti annoiati possono venire ad organizzare dei Wargames, ma ben presto si renderanno conto che i cadaveri che producono sono reali: all’inizio ciò prima che i sopravvissuti entrino davvero nel giusto spirito, crea il panico. Le vicende sembrano prendere i toni della commedia nera e alla fine arriva lo Stato, che chiude il campo ma arruola la sua direttrice per allenare le unità di commando in vista di una guerra a larga scala. Il gruppo di attori che interpreta i vacanzieri è in assoluta armonia, perfetto nel restituire un atteggiamento di superficialità.

Alle 18.30, in sala 6, Upir z Feratu [Ferat il vampiro] Cecoslovacchia, 1981, colore, 35 mm, 90’ di Juraj Herz
Nel 1981, Juraj Herz (The Cremator) ha adattato per il cinema il racconto ‘Vampires, Ltd’ di Josef Nevsbada, all’interno di un’antologia di racconti del terrore europei: si trattava di uno dei pochi film horror non apologetici ad uscire dalla Cecoslovacchia dell’epoca comunista, anche se c’è pur sempre – seppur sottile – un motivo vagamente politico nel fatto che i malvagi imprenditori sono letteralmente dei capitalisti sanguisughe. Il Dottor Marek (Jiri Menzel, meglio noto come regista della New Wave), tranquillo intellettuale di buone maniere, subisce un affronto quando la sua preziosa infermiera Mima (Dagmar Veskrnova, in seguito moglie di Vaclav Havel) lascia il lavoro presso di lui per andare da Ferat, produttore di automobili straniero – e scopre che l’automobile da rally nera di Ferat (“interpretata” da un’elegante Skoda che fa la propria figura) è alimentata da sangue, succhiato attraverso i pedali. Con un barbuto compare, Marek esegue le proprie ricerche guardando la ricostruzione di un film horror classico, con tanto di Dracula e mantello, e scava a fondo nel mistero.

L'immersione continua alle 20.30, in sala 6, con Gosti iz galaksije [Visitatori dalla galassia] Jugoslavia, 1981, colore, 35 mm, 86’ di Dušan Vukotic
Una favola giovanile di effetti speciali dall’ex animatore Vukotic il cui corto animato Ersatz vinse l’Oscar nel 1958. La trama, semplice ma movimentata, vede un giovane autore portare in vita i suoi personaggi alieni di fantasia, e lo scompiglio scatenato dal trio nella vita del ragazzo e dei suoi concittadini mentre si esercitano con i loro speciali poteri extraterrestri, prima di riportare tutto alla normalità facendo tornare indietro il tempo. Gli effetti, realizzati in Cecoslovacchia, si integrano bene nell’azione, che ha l’aria di una fiaba nonostante i suoi aspetti fantascientifici.

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mercoledì 25 novembre 2009

DIETER KOSSLICK FA LA SPESA

Segnaliamo sull'edizione on line de La Stampa di oggi, un articolo di Fulvia Caprara su Dieter Kosslick, direttore della Berlinale da nove anni, in questi giorni a Roma per scegliere i film italiani per la prossima edizione del festival, che si terrà dall’11 al 21 febbraio. Nell'articolo un'interessante intervista a Kosslick, di cui riportiamo un breve estratto:

"F.C.: Quest’anno Berlino risplende di anniversari. Il Festival c’era con il Muro, e c’è adesso, a vent’anni dalla caduta. Come è cambiata la sua fisionomia?
D.K.: La Berlinale è nata nel ‘51, per iniziativa degli alleati, con Alfred Bauer primo direttore. Per molti anni funzionò come vetrina dell’Occidente all’interno dell’Europa orientale. Durante la Guerra fredda il suo obiettivo era principalmente spezzare l’isolamento tra i due mondi, aprire le menti di chi abitava nella città divisa. Per un breve periodo era anche nata, a Est, una piccola rassegna simile alla Berlinale, i due poster pubblicitari, con le bandiere di tutti i Paesi, erano curiosamente quasi identici. Ovviamente quel che si vedeva a Est non si poteva vedere a Ovest. I primi scambi, segno che la cultura stava cambiando, sono avvenuti solo intorno ai 60."



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POLVERE DI STELLE (DELL'EST)

Continua, nell'ambito di Science+Fiction, Festival internazionale della fantascienza di Trieste, la rassegna MARX ATTACKS!, tutta dedicata alla fantascienza dell'est e realizzata in collaborazione con Alpe Adria Cinema.

Alle 16.30, nella sala 6 del Multiplex Cinecity di Trieste
Eolomea [RDT, 1972, 83’] di Herrmann Zschoche / v.o. sott. it.
Il tema - la scoperta di una civiltà extraterrestre quasi inaccessibile - è lo stesso di Solaris e di 2001: Odissea nello Spazio, la cui influenza è onnipresente: Zschoche deve a 2001 il suo gusto per i modellini e per immagini astratte, mentre prende da Solaris l’idea di fondere scene futuristiche con scene della vita quotidiana. Se si aggiunge il riferimento - bizzarro - a Lelouche nelle scene d’amore, il film appare come un insieme di immagini già girate, un’opera solitaria di un topo da cineteca. Eppure la sceneggiatura nella sua ambiguità è molto interessante: si vede un astronauta che si imbarca per un viaggio lungo un secolo rinunciando alla sua fidanzata, cosa che sembra molto staliniana; ma si nota anche che le autorità terrestri esitano ad avvallare questo viaggio a causa della durata e perché è un comandante della base a volersi mettere in contatto con gli esseri pensanti che abitano probabilmente sul pianeta Eolomea, obiettivo della spedizione. Anche l’eroe disobbedisce, e la fidanzata ne approfitta per utilizzare le istituzioni secondo i suoi fini. Si profila così anche nel santuario dell’ortodossia staliniana che è la Germania dell’Est la tradizionale satira della burocrazie a cui la fantascienza offre un grande aiuto.

Alle 18.00, sempre in sala 6
Im Staub der Sterne - La polvere delle galassie [RDT, 1976, 75’] di Gottfried Kolditz / v.o. sott. it./ing
Realizzato circa un anno prima di Star Wars, questa space opera della Germania dell’Est è un esempio di fantascienza sorprendentemente unico, in cui la Terra non è mai menzionata, mentre l’universo è abitato da culture umanoidi con nomi che suonano palesemente inventati. Una navicella spaziale arriva dal pianeta Cyrno sul pianeta Tem 4 in risposta ad un grido d’aiuto inviato anni prima, soltanto per scoprire che i Temiani non sembrano, in realtà, volere nessun aiuto. Mentre l’equipaggio fedele, comandato dalla sensibile Capitan Akala (Jana Brejchova), cade vittima dell’incantesimo dei padroni di casa edonisti, si insinua il sospetto che c’è qualcosa che non va, così vien fuori che persone apparentemente autoctone sono in realtà dei colonizzatori che sfruttano i Tiri, ovvero gli indigeni veri e propri, obbligandoli a lavorare duramente in un’enorme miniera. La vicenda potrebbe essere facilmente interpretata come un’allegoria dello scontro tra il capitalismo e il comunismo, con la gente di Cyrno che aiuta i rivoltosi a fomentare una rivoluzione. Le risorse garantite da una collaborazione con il Blocco Orientale (la Romania era uno dei partner della produzione) consentono di dar vita a scenografie straordinarie, come deserti scavati dal vento ed enormi miniere, oltre a folle di comparse che riempiono lo schermo.

Alle 19.30, ancora in sala 6
Izbavitelij - The Rat Savior [Jugoslavia, 1976, 80’] di Krsto Papic / v.o. sott. it./ing.
Basato su una storia di fantascienza di Alexander Greene, scrittore sovietico morto durante le epurazioni staliniane, Izbavitelj è una potente allegoria politica, che in qualche modo prefigura il più conosciuto “Rhinocéros” di Ionesco. Ambientato negli anni ’30 a Zagabria, la trama è una variante di quella de L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956). Vidovic è lo scrittore vagabondo che scopre che una nuova specie di ratti con la capacità di cambiare forma sta conquistando la città, uccidendo e poi impersonando le proprie vittime. Vidovic elimina i ratti con una sostanza chimica fornitagli dallo scienziato di Sovagovic, ma non prima di aver ucciso la donna che ama convinto che sia una donna-ratto. Il carattere allegorico del film è piuttosto confuso - i ratti sembrano rappresentare una forma di fascismo troppo generalizzato - ma la regia di Papic (che ha permesso al film di vincere l’Asteroide d’Oro all’edizione del 1977 del Festival della Fantascienza di Trieste) è notevole e molte delle sequenze sono piuttosto grafiche e viscerali, con uno stile insolito per la realizzazione di un film dell’Est Europa.

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INVITO CONFERENZA STAMPA

GIOVEDI’ 26 NOVEMBRE 2009, ORE 12.15
AL CAFFE’ TOMMASEO DI TRIESTE
(PIAZZA NICOLÒ TOMMASEO, 4C)

Gli operatori del settore cinema della Regione Friuli Venezia Giulia convocano alle ore 12.15 una conferenza stampa aperta ai politici, alla cittadinanza, ai lavoratori dello spettacolo e a tutti gli amanti del cinema del territorio.
Scopo dell’iniziativa è sensibilizzare i politici e l’opinione pubblica in merito alla sconcertante e drammatica situazione dettata dai tagli regionali alle risorse destinate alla cultura e allo spettacolo. Durante la conferenza sarà presentato il “libro bianco” dal titolo IL SISTEMA CINEMA IN FRIULI VENEZIA GIULIA che restituisce, attraverso dati oggettivi, il quadro di questo insostituibile comparto culturale la cui esistenza ora è messa a dura prova.
CONTIAMO SULLA VOSTRA PRESENZA NUMEROSA E CONSAPEVOLE.

Agis
Alpe Adria Cinema / Trieste Film Festival
Centro Espressioni Cinematografiche / C.E.C.
Cinemazero
Festival Latino Americano
Fondo Regionale per l'Audiovisivo
Friuli Venezia Giulia Film Commission
I mille occhi
Kinoatelje
La Cappella Underground
La Cineteca del Friuli
LagunaMovies
Maremetraggio
NodoDoc
Premio Amidei
Teatro Miela/Bonawentura

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lunedì 23 novembre 2009

SECONDA STELLA A DESTRA

Parte oggi la rassegna MARX ATTACKS! al Science+Fiction di Trieste: 13 film imperdibili per chi vuole conoscere la fantascienza dei paesi dell'Est Europa.

Alle 16.30, nella sala 6 del Multiplex Cinecity di Trieste

Der Schweigende Stern [La stella silenziosa] RDT/Polonia, 1960, colore, 35 mm, 93’) di Kurt Maetzig
Questo film inaugura una serie di titoli est europei sullo spazio, tutti sicuramente sulla scia dei viaggi dello Sputnik (1957) e del Gagarin (1961). Questo film della Germania dell’est fu girato tra il 1959 e il 1960, ambientato nel 1970 e tratto dal racconto del più famoso scrittore polacco di fantascienza Austronauci di Stanislaw Lem, pubblicato nel 1951 e uscito in Italia con il titolo di Il pianeta morto. Tutti i popoli della Terra vivono in armonia, gli scienziati scoprono una bobina magnetica con un messaggio da Venere che parla di un attacco. Una commissione internazionale manda una spedizione su Venere con il Kosmokrator 1. Una volta sul pianeta, si scoprono le rovine di una civiltà molto evoluta caduta vittima dei propri impulsi distruttivi. Il messaggio pacifista coincide con il filone statunitense di film sullo stesso argomento come Sulla spiaggia (On the Beach, 1959) o Beyond the Time Barrier (1960). Il regista Maetzig fu co-fondatore dell’industria cinematografia del dopoguerra nella Germania Est e rimase l’esponente di spicco anche negli anni ‘60. I set, specialmente quelli della città venusiana distrutta, i paesaggi bizzarri e i vulcani arrabbiati, sono il risultato dell’ottimo lavoro di Anatol Radzinowicz. Uscito nel 1963 negli Stati Uniti in una versione doppiata e in Italia con il titolo Sojoux 111 terrore su Venere.

Alle 18.15, sempre in sala 4
Ikarie XB 1
Cecoslovacchia, 1963, b/n, 35 mm, 84’) di Jindřich Polak
Sull’onda del suo film per bambini Klaun Ferdindand a Raketa (1962) e senza dubbio su quella del successo sovietico di Planeta Burg (1962), Polak ha realizzato questo racconto piuttosto asettico di una spedizione internazionale che lascia il proprio mondo automatizzato del venticinquesimo secolo, su una nave spaziale comandata da Abajev, alla ricerca di un mondo “verde”, nella versione inglese, un mondo “bianco” in quella originale. Si imbattono in un’astronave abbandonata contenente i cadaveri di equipaggio e passeggeri, morti ormai da secoli - un episodio ripreso con un effetto più inquietante in Alien (1979). Il film è freddo e distaccato, come se i personaggi e il loro mondo fossero visti da una prospettiva completamente distante. La versione USA di questo film ceco, doppiata, ridotta a sessantacinque minuti e intitolata Voyage to the End of the Universe, ha una scena aggiunta nel finale, probabilmente per spiegare perché la versione inglese parli della ricerca di un mondo “verde” invece che “bianco”: mentre la navicella si avvicina a destinazione, i suoi occupanti guardano fuori e vedono... la Statua della Libertà.

Alle 20.30, in sala 6
Konec srpna v Hotelu Ozon [La fine di agosto all'Hotel Ozone] Cecoslovacchia, 1966, b/n, 35 mm, 79’) di Jan Schmidt
Dallo stesso sceneggiatore di Ikarie XB 1, Pavel Juracek, un film ambientato quindici anni dopo l’olocausto atomico, in cui l’atmosfera e la trama sono vicine a quelle del film di Carpenter 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981) oppure a uno degli exploitation film di Corman. Una banda di donne, rese brutali dalla condizione di sopravvissute in un mondo devastato, vagano, spietate e insensibili, frugando tra i rifiuti, uccidendo animali per mangiare e infine assassinando a sangue freddo l’anziano proprietario di un hotel abbandonato per poter rubare il suo grammofono. Le donne si comportano come farebbe una gang di Wild Angels, se non fosse per il ritmo sostenuto, la musica elettronica modernista di Jan Klusak e la fotografia, che nell’insieme danno al film uno status di “art movie”. Seidlerova, seconda in comando, e Ponicanoca, la leader più anziana del gruppo, realizzano una perfomance strepitosa, mentre le altre si fondono in una identità animalesca di branco. Schmidt e Juracek hanno collaborato in precedenza a un art house movie, Josef Kilian (1963), pregno in egual misura di ansia esistenziale, vera e propria antitesi delle pazze commedie di Vorlicek and Makourek.

Per finire (per oggi), sempre in sala 6, alle 22.30:

Kdo chce zabìt Jessii? [Chi vuole uccidere Jessie?] Cecoslovacchia, 1966, b/n, 35 mm, 81’) di Vàclav Vorliček
Uno dei più riusciti adattamenti da fumetti, insieme a Diabolik (1967) di Bava, vincitore del primo premio al Festival di Trieste del 1966, era stato concepito come film per bambini, ma si è sviluppato in una commedia matura e folle. Una scienziata sviluppa un sonnigrafo, in grado di materializzare le immagini dei sogni su uno schermo e quindi di trasformare gli incubi in sogni piacevoli e tranquilli. Quando utilizza la sua invenzione su suo marito, scopre che i sogni di lui hanno per protagonista un’attraente eroina dei fumetti, Jessie, vestita come Li’l Abner e sempre inseguita da un cowboy malvagio e da un supereroe anch’egli arrogante. Quando la moglie puritana cerca di migliorare i sogni del marito, la macchina ha un malfunzionamento e, invece di scomparire, i personaggi dei fumetti appaiono in carne e ossa nell’appartamento della coppia, portando il caos nelle loro vite. Menzione speciale al festival di Locarno nel 1966.

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PUBBLICI DISCORSI SULLA DDR

Nel ventennale della caduta del muro escono in Italia i primi volumi panoramici dedicati alla letteratura e alla storia della DDR: L’invenzione del futuro. Breve storia della letteratura della DDR dal dopoguerra a oggi, a cura di Michele Sisto (Scheiwiller), e La DDR. Una breve storia 1945-1990 di Ulrich Mählert, tradotta e curata da Andrea Gilardoni e Karin Birge Gilardoni-Büch (Mimesis). I libri vengono presentati mercoledì 25 novembre, alla biblioteca comunale di Trento, in via Roma 55, alle ore 17. L’incontro – durante il quale saranno presentati anche i volumi Identità e memoria. Lo spazio autobiografico nel periodo della riunificazione tedesca di Daniela Nelva e Mappe della memoria. L’ultima generazione tedesco-orientale si racconta di Tiziana Gislimberti (entrambi Mimesis 2009) – è introdotto da un pubblico discorso di PAOLO NORI.
L'incontro si svolge nell'ambito di GERMANIA EST. Tracce della DDR nella Germania contemporanea, una serie di eventi promossi da FBK - Studi storici italo-germanici e curata da Magda Martini e Michele Sisto.
Dal volantino della rassegna: "La 'rivoluzione pacifica' innescatasi tra Lipsia e Berlino nell’ottobre-novembre 1989 ha segnato di fatto la fine della DDR, la Deutsche Demokratische Republik del socialismo reale, che nel volgere di un anno è stata integrata nel sistema politico ed economico della Repubblica Federale. Cancellata dagli atlanti, la Germania Est non è scomparsa però dalla geografia culturale e sociale della Germania riunificata. A distanza di vent’anni sono i quartieri orientali come Prenzlauer Berg o Friedrichshain a dare il volto alla nuova Berlino, gli scrittori e i registi formatisi nella DDR sono tra i più attivi nell’animare la scena letteraria e cinematografica, le audacie di Heiner Müller ispirano sempre nuove provocazioni teatrali. Gli appuntamenti di GERMANIA EST invitano a riflettere su quanto la complessa e controversa eredità della DDR sia essenziale per comprendere che cos’è la Germania di oggi."

http://isig.fbk.eu/it/germaniaest
http://www.paolonori.it/


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venerdì 20 novembre 2009

MARX ATTACKS! A TRIESTE

Torna a Trieste dal 22 al 28 novembre Science+Fiction, Festival Internazionale della fantascienza organizzata da la Cappella Underground. Come sempre, programma fitto e ospiti di grande livello. Fra gli appuntamenti da non perdere gli incontri con ospiti davvero speciali: con Sir Christopher Lee, Roger Corman e il padre del cyberpunk Bruce Sterling. Fra i molti titoli interessanti The Clone Returns Home; One, opera prima del regista ungherese Pater Sparrow tratta da un racconto di Stanislaw Lem, la co-produzione tra Canada, Russia e Giappone First Squad: The Moment Of Truth, fantascienza ambientata nel cuore della Seconda Guerra Mondiale e l'evento speciale d'apertura che si terrà al Teatro Miela domenica 22, quando i Massimo Volume sonorizzeranno dal vivo il capolavoro del 1928 La caduta della casa degli Usher di Jean Epstein.
Di assoluto interesse, soprattutto per i soci di Alpe Adria Cinema, la seconda parte della retrospettiva Marx Attacks! dedicata al cinema di fantascienza dei paesi dell’Est Europa, dopo la prima tranche del 2007 incentrata sulle produzioni dell’ex Unione Sovietica. Il programma (realizzato con la collaborazione di Alpe Adria Cinema) propone tredici film realizzati fra il 1960 e il 1985 nelle repubbliche di Cecoslovacchia, Polonia, Yugoslavia, Ungheria, RDT. Le pellicole saranno presentate a Trieste nell'ambito di Science+Fiction fra il 24 e il 27 novembre, nella sala 6 del Cinecity multiplex. E l’anno in corso è particolarmente significativo per un’esplorazione fra i film realizzati oltre la Cortina di Ferro nell’arco di tempo compreso fra gli anni '60 e la fine degli '80: il ventennale della caduta del muro di Berlino, evento epocale che il 9 novembre 1989 marcava la fine del Secolo Breve, ha dato il via a una serie di riflessioni sui segnali artistici che hanno in varie forme anticipato la caduta del Muro. La Berlinale ha presentato quest’anno una rassegna intitolata “After Winter Comes Spring – Films Presaging the Fall of the Wall” che comprendeva fra le altre una pellicola girata in Polonia nel 1981 da Piotr Szulkin, The War of the Worlds – Next Century (Wojna swiatów - nastepne stulecie), parabola fantascientifica sulla vita quotidiana sotto una dittatura. Questa e altre distopie e utopie, incubi post-atomici, space-opera propagandistiche e fughe nel mondo della fantasia, faranno parte del palinsesto di Marx Attacks!: una retrospettiva doppiamente preziosa, poiché composta in larga parte da film che si erano visti in anteprima, e avevano ottenuto prestigiosi riconoscimenti come l'Asteroide d'Oro, nelle edizioni storiche del Festival Internazionale del Film di fantascienza di Trieste, al castello di San Giusto fra il 1963 e il 1982.
Il programma propone tre film di ambientazione spaziale realizzati nella Germania Est dagli studi DEFA: Der schweigende Stern (The Silent Star, 1960), da un romanzo di Stanislaw Lem; Eolomea (RDT 1972) di Herrmann Zschoche; Im Straub der Sterne (In the Dust of the Stars, 1976) di Gottfried Kolditz, realizzato in Romania. Dai Barrandov Studio di Praga, principale centro produttivo nella ex Cecoslovacchia, arriva la fantascienza gelida e asettica della missione spaziale del venticinquesimo secolo di Ikarie XB1 (1963) di Jindrich Polak, sceneggiato sulla traccia di un racconto di Lem da quello stesso Pavel Juráček che userà ben altri toni nel post-apocalittico Konec srpna v Hotelu Ozón (The end of august at the Hotel Ozone, 1966) di Jan Schmidt; l’arma del fantasy e della commedia sono invece la cifra stilistica di Václav Vorlíček, il cui protagonista di Kdo chce zabít Jessii? (Who wants to kill Jessie?, 1966) ha il privilegio di materializzare in realtà i propri sogni; ed è un mondo da incubo quello di Upir z Ferat (Ferat Vampire, 1981) di Juraj Herz dove la macchine non funzionano a benzina ma con il sangue umano. Dalla ex Yugoslavia provengono le cupe visioni di Izbavitelj (The Rat Saviour, 1976) di Krsto Papic, variazione sul tema dell'Invasione degli ultracorpi ambientata a Zagabria; e Gosti iz galaksije (Visitors from the Galaxy, 1981), realizzato per la Zagreb Fim dall’animatore Dušan Vukotic, una fuga dalla realtà per un giovane scrittore che porta in vita i suoi personaggi alieni.
Az eröd (The Fortress, 1979) di Miklós Szinetár è stato girato in Ungheria e inizialmente progettato per Miklos Jancso: in uno stato immaginario i turisti di un villaggio sono arruolati per partecipare a un gioco di ruolo che prevede la conquista di una fortezza, ma la simulazione è soltanto un inganno. Infine, nella Polonia dei moti di Solidarnosc, veniva realizzata negli anni '80 da Piotr Szulkin una quadrilogia di film di fantascienza, fra i quali sono stati selezionati il well(e)siano The War of the Worlds – Next Century (Wojna swiatów - nastepne stulecie, 1981) e l'apocalittico O-bi, O-ba - Koniec cywilizacji (O-Bi, O-Ba - The End of Civilization, 1985); ma il maggior successo cinematografico di quegli anni era, curiosamente, una commedia di Juliusz Machulski interpretata dal mattatore Jerzy Stuhr e intitolata provocatoriamente Seksmisja (Sexmission, 1983).

Tutte le proiezioni della retrospettiva MARX ATTACKS! saranno GRATUITE per i soci di Alpe Adria Cinema. Ma non è finita qui: il festival offre la possibilità di accedere anche alle altre proiezioni presso il Multiplex Cinecity ad un prezzo ridotto: sarà possibile, infatti, acquistare il biglietto di ingresso singolo al prezzo scontato di € 3.
Per usufruire di entrambe le agevolazioni sarà sufficiente esibire la tessera di Alpe Adria Cinema alla biglietteria del festival.

info: www.scienceplusfiction.org


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giovedì 19 novembre 2009

SERBIA HARDCORE

“Bene, quel momento ora è giunto. I bombardamenti sono un’opportunità ideale per riordinare la biblioteca. Quando si sentono le sirene dell’allarme aereo, è uno dei pochi lavori a cui ci si possa dedicare con la necessaria concentrazione.”

Lacerti, brevi riflessioni ed annotazioni taglienti. Attraverso la forma breve Dušan Veličković dà in pasto una Serbia e la sua bellissima Belgrado della fine anni Novanta. Sagacia e spirito critico non mancano per spiegare come si vive in una città bombardata, quali i rumori, i ritmi, le trappole psicologiche di chi vive in un posto senza libertà. Per quanto il periodo descritto sia tremendo, le pagine sono piene di sense of humor, di situazioni paradossali ed aneddoti grotteschi. C’è anche molta intimità e pudore tra queste righe scritte da un intellettuale importante del suo Paese, ma non per questo ci sono sconti, anzi, tutto viene trasmesso in maniera più intensa e lucida.
La forza e la bellezza di questo libro sono immediate, proprio perché sono appunti che non sono stati filtrati successivamente per farne un racconto unitario. Queste note sono state definite “racconti dal vivo” ed effettivamente è così: è come ascoltare una jam session live.
Piccolo nota bene: il libro nella sua versione integrale, (comprensiva di due parti) è stato pubblicato solo in Italia, nemmeno in Serbia è edita la versione completa.

Dusan Veličković, nato nel 1947 a Sabac, è uno dei più noti e stimati giornalisti serbi. È anche scrittore, film maker ed editore. Figura emblematica di intellettuale liberal, voce brillante e coraggiosa dell’intelligentia democratica belgradese e vera e propria coscienza critica del proprio Paese, dal 1993 al 1997 è stato direttore del più importante settimanale di Belgrado, “NIN”, venendo rimosso dall’incarico a causa della sua ferma opposizione al regime di Slobodan Milošević. Al suo forzato avvicendamento i redattori risposero con uno sciopero durato un mese e mezzo. Veličković ha vissuto una vera e propria “odissea” al tempo di Milošević, cominciata nei primi anni Novanta, quando, assieme al figlio diciannovenne, venne reclutato “a scopo punitivo” dall’esercito jugoslavo con l’intento di inviarlo al fronte. Rifiutando l’arruolamento coatto, Veličković fu costretto ad abbandonare il Paese rifugiandosi a Vienna e in seguito a Parigi e Londra. Nel 1993 fece ritorno a Belgrado e venne designato, contrariamente alle abituali nomine politiche (a quei tempi la testata era proprietà dello Stato), direttore di “NIN”, dopo una serie di ballottaggi segreti fra i giornalisti della rivista. Per la sua linea editoriale e per le sue prese di posizione ufficiali Veličković fu oggetto di ripetute minacce e rischiò persino la vita: la polizia segreta lo seguì proprio il giorno in cui venne ucciso il suo collega e amico Slavko Ćuruvija, direttore di “Dnevni telegraf”, l’11 aprile 1999.
Come regista Veličković ha al suo attivo numerosi short movies e documentari, fra cui ricordiamo Lenjin u pokretu [Lenin in movimento], Smrtni ljudi, besmrtni zločini [Uomini mortali, crimini immortali] e Đinđic: jedan život [Đinđic: una vita].
T.C.

DUŠAN VELIČKOVIĆ - SERBIA HARDCORE
Zandonai Editore
Traduzione di Sergej Roić
Nota di Nicole Janigro

(Informazioni biografiche tratte dal sito dell’editore www.zandonaieditore.it)


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lunedì 16 novembre 2009

TRACCE DI MURO: A BERLINO

Il secondo film che presentiamo mercoledì 18 novembre nell'ultima tappa di TRACCE DI MURO è un documentario nuovissimo, presentato alla Berlinale di quest'anno:

IN BERLIN (A Berlino) di Michael Ballhaus, Ciro Cappellari, Germania, 2009, col., 96', con Angela Winkler, Nele Winkler, Alexander Hacke, Danielle di Picciotto, Jeff Mills (v.o. tedesca, sott. inglesi)
Michael Ballhaus e Ciro Cappellari cercano di rintracciare i cambiamenti che ha vissuto Berlino negli ultimi anni e di trasferire sullo schermo tutta l'energia di questa città che, a 20 anni dalla caduta del Muro, ha saputo trovare una sua dimensione di normalità. Nel documentario, che è anche un'appassionata dichiarazione d'amore a una metropoli affascinante e alla sua gente, i due autori incontrano persone per cui Berlino è l'unico luogo possibile dove realizzare i propri sogni. Nel fare questo, le persone si reinventano (e reinventano la città) ogni giorno e l'incontro con i loro progetti e le loro attività quotidiane offre l'occasione ai due registi di scoprire una “nuova” Berlino. Si alternano così davanti alla telecamera, in un incrocio continuo di storie, celebrità e persone comuni che raccontano pezzi della loro vita e della città. Fra loro, lo studente turco di cinema Hakan Savas Mican, il ministro degli Esteri Walter Steinmeier, il proprietario di un club techno Dimitri Hegemann, lo scrittore Peter Schneider, l'attrice Angela Winkler e sua figlia Nele, attrice in erba, i proprietari dello studio di architettura Graft, le stiliste Clara Leskovar e Doreen Schulz e il loro marchio C.Neeon; il sindaco di Berlino Klaus Wowereit, il bassista degli Einstuerzende Neubauten Alex Hacke e la sua compagna e artista Danielle di Picciotto, un negoziante turco, un rapper in erba... un caleidoscopio di esistenze che a Berlino trovano il loro spazio e che, con il loro talento, ne fanno una città unica al mondo.




Michael Ballhaus è nato a Berlino nel 1935 ed è uno dei maggiori direttori della fotografia del mondo. Operatore di Rainer Werner Fassbinder dal '70 al '78. Nel 1982 si è trasferito negli Stati Uniti, dove nell''84 ha cominciato a lavorare con Martin Scorsese. Da allora, ha lavorato moltissimo e con registi del calibro di Francis Ford Coppola e Robert Redford. È stato candidato diverse volte all'Oscar, per Broadcast News (1987), The Fabulous Baker Boys (1989) e Gangs of New York (2002). recentemente, è stato direttore della fotografia di The Departed (2006) di Martin Scorsese. Presidente di Giuria al festival di Berlino nel 1990, è inoltre pioniere nella produzione HD in Germania. Con In Berlin, è tornato alla regia dopo molti anni e due film televisivi del 1971.

Ciro Cappellari è nato a Buenos Aires nel 1959. Ha lavorato come fotografo in Argentina e come giornalista in Italia e a Monaco. Diplomatosi nel 1989 presso la DFFB di Berlino, lavora da allora come regista, operatore e sceneggiatore. Nel 2001, è tornato alla sua vecchia scuola, dove insegna regia e cinematografia. Nel 2005 ha vinto un Adolf Grimme Award, il più importante premio della televisione tedesca.

Mercoledì 18 novembre 2009, alle ore 21.00, al CAVò di via S. Rocco 1 (Trieste)
INGRESSO RISERVATO AI SOCI DI ALPE ADRIA CINEMA

Info: news@alpeadriacinema.it


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domenica 15 novembre 2009

TRACCE DI MURO: RITORNO A BERLINO

Ultimo appuntamento, mercoledì 18 novembre, con TRACCE DI MURO, la mega-rassegna che Alpe Adria Cinema e Goethe Institut di Trieste hanno dedicato al ventennale della caduta del Muro di Berlino. Dopo la ricognizione autunnale sugli “altri” muri ancora presenti nel mondo (Marocco, Cisgiordania, Corea, India/Pakistan, fra gli altri) il cerco si chiude su Berlino. I due film che presentiamo in Cavò (lo spazio video dell'associazione riservato ai suoi soci) sono una fiction e un documentario: BERLIN IS IN GERMANY e IN BERLIN. Cominciamo parlando del primo.

BERLIN IS IN GERMANY (Berlino è in Germania) di Hannes Stöhr, Germania, 2001, col., con Jörg Schüttauf, Julia Jäger, Robin Becker, Tom Jahn, Edita Malovcic (v.o. tedesca, sott. inglesi)
2001, una prigione del Brandenburgo. Il 36enne Martin Schulz viene rilasciato dopo undici anni di prigione. Ex-cittadino della Germania Est, è stato imprigionato nel 1989, prima della caduta del Muro. Al momento del rilascio, gli vengono restituiti gli oggetti di sua proprietà, fra cui ci sono un passaporto, una patente e un libretto di risparmio della DDR, tutte cose che ormai, nella Germania riunificata, non hanno alcun valore. Quando varca i cancelli della prigione, Martin è pieno di ottimismo, ma subito si rende conto che il mondo che lo attende fuori è una Berlino (est) che lui riesce a malapena a riconoscere. Qui e là, rimangono ancora le trace di quello che era un tempo, ma sono poche ormai. Martin prende una stanza in un albergo economico e se ne sta seduto a fare aeroplanini di carta con le sue banconote ormai fuori corso. Va a trovare la moglie Manuela e il figlioletto undicenne Rokko. Nel libro di inglese del figlio, legge: “Il mio nome è Rokko Schulz. Sono un ragazzo di Berlino. Berlino si trova in Germania”. Tutto d'un tratto, Martin viene assalito da un dubbio atroce cioè che il bambino non sappia nemmeno chi è lui. La madre ha ora un altro uomo, Wolfgang, un quarantenne dell'ovest. Martin comincia a girare senza meta nella parte orientale della città, incontrando gente di tutti i tipi, uscito più o meno bene dalla caduta del Muro. L'unica cosa che gli interessa è quella di ritrovare la propria strada e stabilire un rapporto con il figlio, ma trovare un lavoro si rivela molto più difficile di quanto immaginasse perché, per quanto si sforzi, il suo passato ha sempre il sopravvento su di lui. Viene arrestato, seppur innocente, e chiuso nuovamente in cella. Nessuno sembra credere alla sua innocenza...



Hannes Stöhr, regista, sceneggiatore, produttore, è nato a Stoccarda nel 1970 e, dopo aver completato il servizio civile e un viaggio di nove mesi in Sud America, si è iscritto alla Facoltà di Legge dell’Università di Passau. Fra il 1995 e il 1999 ha studiato sceneggiatura e regia all’Accademia di Cinema e Televisione di Berlino (DFFB), e ha frequentato seminari di sceneggiatura tenuti, fra gli altri, da Ken Dancyger, Dick Ross, Jesus Díaz, Don Bohlinger e Jacob Arjouni. Ha partecipato a seminari di regia tenuti da Wolfgang Becker, Mike Leigh, Volker Schlöndorff e Helke Misselwitz. Nel 2006 ha ottenuto una borsa di studio per la “residenza degli artisti” a Villa Aurora di Los Angeles. Attualmente lavora a Berlino come sceneggiatore e regista e insegna alla DFFB di Berlino e alla Scuola di Cinema di Ludwigsburg. Con Berlin Is in Germany, del 2001, ha vinto il Premio del Pubblico al festival di Berlino e altri importanti riconoscimenti a livello internazionale. One Day in Europe, del 2006, presentato sempre alla Berlinale, ha fatto il giro il mondo, partecipando a una trentina di festival. Berlin Calling (2008), presentato la prima volta a Locarno, e attualmente anche nelle sale italiane è stato fra gli altri ai festival di Berlino, São Paulo e al South by Southwest Film Festival.

Mercoledì 18 novembre 2009, alle ore 19.00, al CAVò di via S. Rocco 1 (Trieste)
INGRESSO RISERVATO AI SOCI DI ALPE ADRIA CINEMA

Info: news@alpeadriacinema.it


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sabato 14 novembre 2009

TORINO FILM FESTIVAL: LA 27a VOLTA

Si è aperta ieri sera al Teatro Regio di Torino con il fuori programma del blitz dei Centi Sociali (documentata dall'immagine pubblicata oggi da La Stampa on line) e continuerà fino al 21 la 27a edizione del Torino Film Festival. Le sezioni e la struttura generale sono un po' cambiate, come sempre capita quando cambia il vertice della direzione artistica, con un testimone passato da Nanni Moretti a Gianni Amelio.
La mission storica del festival, quella di vetrina del cinema giovane, rimane affidata a Torino 27, la principale sezione competitiva del festival, che rimane dedicato ad autori alla prima, seconda o terza opera e presenta film di nuova produzione, inediti in Italia. Qui la volontà è quella di rimanere fedeli alla propria storia, focalizzata sulla ricerca e la scoperta di talenti innovativi, che sappiano esprimere le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Non intendiamo qui inoltrarci nell'esposizione dell'intero programma, come ogni anno imponente. Preferiamo segnalare titoli e autori che, per nascita, vicende produttive o ambientazione, si possono far rientrare nell'area di interesse di Alpe Adria Cinema.
Partiamo quindi col CONCORSO (info e tramine sono tratte dalla cartella stampa ufficiale del festival):

ADÁS - TRANSMISSION di Roland Vranik (Ungheria, 2009, 35mm, 95’)
Tutti i sistemi elettronici si sono fermati: un mondo senza luce elettrica, senza frigoriferi, senza benzina. Un mondo alla J.G. Ballard, dove ognuno si arrangia come può. Squarci di quotidiana follia e sopravvivenza, in una città sulle rive di un lago, illuminata dal sole. Apocalisse prossima ventura venata di humor.

CHI L’HA VISTO di Claudia Rorarius (Germania, 2009, 35mm, 88’)
Un giovane gay tedesco che non ha mai conosciuto il padre italiano, parte per Roma deciso a trovarlo. Mostra in giro una vecchia foto, poi scopre il programma televisivo Chi l’ha visto e si convince che quella è la sua unica vera chance. Film on the road, sulla storia vera del protagonista Gianni Meurer, con apparizione di Maria De Filippi.

MEDALIA DE ONOARE - MEDAL OF HONOR di Calin Netzer (Romania, 2009, 35mm, 105’)
L’anziano Ion vive con la moglie Nina che da anni non gli rivolge la parola. Anche Corneliu, il figlio emigrato in Canada, evita di parlargli al telefono. Un giorno, Ion riceve una medaglia al valore militare, senza sapere per quale impresa. È l’occasione per riscattarsi davanti a tutti e per rimediare agli errori commessi. Soprattutto ora che Corneliu sta per tornare con moglie e figlioletto.

FESTA MOBILE
Spazio in movimento, nel quale il festival propone, fianco a fianco, le anteprime più attese e i film più stimolanti visti all’estero, gli esemplari più bizzarri e i più rigorosi sguardi sulla realtà,
da combinare insieme seguendo i gusti personali.

UNDERGROUND di Emir Kusturica (Francia/Yugoslavia/Germania, 1995, Betacam, 6x52’)
Due pittoreschi antinazisti, l’uno trafficante e l’altro donnaiolo, si fanno fama da eroi nella Belgrado del 1941 e convincono il loro clan a fabbricare armi in un rifugio sotterraneo, dove però terranno tutti segregati per quasi vent’anni, fingendo che la guerra continui, per guadagnarci con gli affari. Versione integrale, inedita in Italia, di circa 6 ore.

BOMBER di Paul Cotter (UK, 2009, HD, 84’)
Alistair, anziano inglese ex pilota della Raf, parte con la moglie e il figlio che mal sopporta, per la Germania, intenzionato a chiedere pubblicamente scusa alla popolazione del villaggio tedesco che ha bombardato durante la Seconda guerra mondiale. Il viaggio porta alla luce conflitti mai esplosi tra l’uomo e il resto della famiglia. (nota per gli spettatori di TRACCE DI MURO: Paul Cotter è l'autore del corto dal titolo Il muro di Berlino, presentato il 9 novembre al Cinema Ariston di Trieste)

HAYAT VAR - MY ONLY SUNSHINE di Reha Erdem (Turchia/Grecia/Bulgaria, 2008, 35mm, 121’)
Hayat abita in una catapecchia in uno dei quartieri periferici più degradati di Instanbul: suo padre vive di espedienti, suo nonno è asmatico e confinato in un letto, sua madre si è fatta una nuova famiglia. Il suo destino sembra segnato, ma Hayat è forte. Pedinamento affettuoso e disincantato di un’adolescenza che non si rassegna a essere inghiottita da un mondo marginale e crudele.

LULU & JIMI di Oskar Roehler (Germania, 2008, 35mm, 94’)
In Germania, negli anni '50, Lulu, una ragazza ricca oppressa da una mamma nevrotica e ambiziosa, incontra Jimi, un giovane americano nero innamorato della musica di Elvis Presley. Colpo di fulmine, ira della mamma, fuga, separazione, riunione: un dramma familiare alla Douglas Sirk trattato come una commedia alla John Waters, con omaggi surreali ai Sailor e Lula di Cuore selvaggio di David Lynch.

MADE IN HUNGARIA di Gergely Fonyo (Ungheria, 2009, 35mm, 109’)
Negli anni 60, Miki, cresciuto negli Stati Uniti, è costretto a tornare in Ungheria con la sua famiglia: le sue camicie hawaiiane, le sue scarpe sgargianti e la sua collezione di dischi di rock’n’roll creano il caos nella scuola e tra i severi funzionari addetti alla cultura giovanile. Una travolgente commedia musicale, ispirata alla vera storia di una rock star ungherese.

RECORD 12 di Mario Conte e Simone Wendel (Germania, 2009, DigiBeta, 63’)
Una casa spiata da una telecamera con l’obiettivo dietro un acquario. Una donna sola al telefono non si sa con chi. Fuori una non meglio identificata organizzazione lavora per il Senato e ha l’ordine di tenere sotto controllo i fantasmi. Il Grande fratello del paranormale, in un piccolo film ipnotico e a suo modo eversivo.

POLITIST, ADJECTIV - POLICE, ADJECTIVE di Corneliu Porumboiu (Romania, 2009, 35mm, 113’)
Cristi, giovane poliziotto, viene incaricato di pedinare uno studente sospettato di spaccio. Nonostante lo veda vendere hashish, Cristi si rifiuta di arrestarlo perché crede che la legge stia per cambiare e non vuole avere sulla coscienza un arresto inutile. Spiazzante commedia nera rumena, fatta di appostamenti, canzoni e umorismo laconico.

MY OWN PRIVATE LIBRARY di Beate Kunath (Germania, 2009, Betacam, 49’)
Una relazione interrotta, un diario che è anche una lettera a una persona lontana. Una lunga serie di telefoni pubblici, filmati in Super8, ad accompagnare le parole della “protagonista” Petra, veicoli di un possibile dialogo con “l’altra” e con lo spettatore. Un ironico e articolato montaggio sonoro, la leggerezza del testo, che comincia con una citazione di Murakami, per un piccolo film rinfrescante.

RESISIM - FRAGMENTS di Yonatan Haimovich (Israele, 2009, Betacam, 50’)
Il regista, israeliano di origine russa orfano dei genitori, torna nel quartiere russo di Gerusalemme, dove vivevano i suoi nonni, e filma ciò che resta della sua infanzia, di quella cultura forse non più sua ma a cui si sente ancora così profondamente legato. Un mosaico evanescente di vite, ricordi, suoni e voci, un microcosmo sospeso nel tempo che sembra sul punto di disperdersi nel pulviscolo della storia.

UNTIL THE NEXT RESURRECTION di Oleg Morozov (Russia, 2008, DigiBeta, 90’)
Ci sono voluti dieci anni per realizzare questo film, dieci anni passati dal regista alla periferia di Kaliningrad filmando i reietti della società. Ma qui non c'è pietismo per alcolizzati e prostitute: lo sguardo di Morozov è carico di un amore profondo e drammatico, di un senso di prossimità e di disperato attaccamento alla vita, in grado di superare anche il limite segnato dalla morte.

ONDE
Con un totale di 48 titoli tra lungo e cortometraggi, Onde è la sezione che conferma nel Torino Film Festival la necessità di affidarsi alle derive più inattese del cinema, seguendo le correnti sotterranee della produzione mondiale. Innestando nella programmazione esperienze artistiche consolidate, forme espressive innovative, stili e pulsioni differenti, Onde propone una lettura trasversale delle possibilità del cinema contemporaneo, puntando con passione sui giovani ma non trascurando percorsi poetici già consolidati.

CONTRE-JOUR di Christoph Girardet e Matthias Müller (Germania, 2008, 35mm, 11’)
ELU ILMA GABRIELLA FERRITA/LIFE WITHOUT GABRIELLA FERRI di Olga e Priit Pärn (Estonia, 2008, Betacam, 44’)
LENNY di Cyril Amon Schaublin (Germania, 2009, DigiBeta, 17’)
SHOOTING LOCATIONS di Thomas Kutschker (Germania, 2009, Betacam, 8’)

CINEMA E CINEMI
Eventi del cinema del passato e momenti del cinema del presente che, per durata o eccezionalità, non possano rientrare nelle altre sezioni del festiva.

WALLS AND BORDERS di AA.VV. (Italia, 2009, Betacam, 290’)
Walls and Borders è un concept film collettivo a favore di International Help Onlus, ideato da Armando Ceste e Claudio Paletto, due autori che da sempre hanno legato la loro produzione artistica all'impegno sociale. Nonostante l’incolmabile vuoto umano ed artistico lasciato da Armando Ceste, recentemente scomparso, il film è stato realizzato e gli è dedicato."Movimento" l'ultimo lavoro di Armando, aprirà il film, unico lavoro non inedito, e sarà il modo per rendergli omaggio.
Claudio Paletto e Maddalena Merlino, una giovane ed emergente filmaker, hanno lavorato per mesi a questo ambizioso quanto inusuale progetto: coinvolgere il maggior numero di registi nella realizzazione del più lungo e partecipato film collettivo di sempre. Due sono gli aspetti che rendono questa iniziativa assolutamente unica.
Il primo è l'intento solidale alla base dell'intera operazione: tutti i proventi del film, a cui gli autori hanno contribuito a titolo gratuito, andranno a sostenere gli interventi umanitari di International Help Onlus, un'associazione che opera nelle zone più disagiate del mondo (www.internationalhelp.it).
Il secondo sta nella portata culturale del progetto: in un momento di crisi etica, economica e sociale come quello in cui viviamo, è importante che gli artisti sentano il dovere di esprimersi per sensibilizzare lo spettatore sullo stato delle cose. Un solo tema, Walls and Borders, indagato da ciascun autore secondo la propria sensibilità, con un clip della durata massima di 5 minuti, per offrire al pubblico infiniti punti di vista e approcci espressivi, dal documentario alla fiction, dalla video art all'animazione. Per riflettere, a venti anni dalla caduta del muro di Berlino, sui vecchi e nuovi confini geografici, fisici, mentali, sociali che oggi si innalzano e ridisegnano le società in cui viviamo.
Info:
http://www.arteca.org/wallsandborders.html


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