lunedì 22 marzo 2010

WANDERING SOUL O LO SPIRITO DEL TEMPO

È con grande gioia che riceviamo la notizia che la giovane regista greca Angeliki Aristomenopoulou ha vinto il premio FIPRESCI della sezione greca al Festival di Salonicco che si è concluso ieri. Fa ancora più piacere che il premio sia arrivato per un documentario musicale, genere in cui Angeliki è una vera specialista. Wandering Soul, questo il titolo, racconta infatti la storia di Yannis Angelakas, un musicista che ha lasciato il segno sulla scena greca del rock alternative. Il film lo segue nella sua vita quotidiana e, attraverso i suoi occhi, entra nella contemporaneità tormentata del paese: l'impasse politica in cui si trova attualmente la Grecia, il modo in cui la televisione rimodella – spesso alterandola – la realtà, il bisogno che sentono ormai mole persone di lasciare la grande città e fare ritorno alla provincia d'origine. Due anni di riprese, durante i quali seguiamo anche l'evoluzione dello stile musicale di Yannis, in un percorso di esplorazione di suoni che appartengono alla sua infanzia, alla tradizione musicale greca come quella del rebetiko, alla musica polifonica dell'Epiro, fino alle melodie cretesi. Per me che scrivo, da curatrice della sezione “Muri del suono” al Trieste Film Festival, fa doppiamente piacere questo premio proprio perché si tratta di un documentario musicale. A gennaio, infatti, nella seconda edizione di questa rassegna avevo voluto fortemente il documentario girato da Angeliki a Berlino, fra i ragazzi della comunità turco-tedesca. Kreuzberg 36, presentato in Italia per la prima volta, ci aveva portato per un attimo per le strade di Kreuzberg, uno dei quartieri storici di Berlino. Culla di hippy, punk, anarchici e di altri gruppi alternativi degli anni '70 e '80, si tratta di un luogo che mantiene ancora pressoché intatto il suo spirito indipendente. La solidarietà e la tolleranza dei suoi abitanti nei confronti delle minoranze l'hanno resa una sorta di rifugio per gli immigrati turchi, facendone la quinta area a popolazione turca del mondo.
Nonostante i cambiamenti drammatici che hanno modificato la sua “geografia umana”, Kreuzberg ha mantenuto anche la sua forte vocazione artistica, vera e propria “riserva” urbana per tutte le forme d'arte alternative. Un'arte che trae ispirazione dalla vita della strada, che viene creata, vissuta e consumata sulla strada: graffiti, break dance, rap, hip-hop e beat-box. La musica di Kreuzberg parla tre lingue diverse - inglese, tedesco e turco – ed è prodotta da giovani che hanno provato sulla loro pelle cosa significhi essere una minoranza religiosa, etnica o politica.
Nel documentario Angeliki entra nella vita di una piccola comunità di giovani musicisti che considerano come loro patria Kreuzberg stessa (non la Germania e nemmeno la Turchia). Una quotidianità imbevuta di una tradizione tutta speciale, fatta di vecchi graffiti, di testi nati nei caseggiati popolari, di suoni che prendono vita in studi casalinghi di fortuna e nei concerti che organizzano nelle piazze del quartiere. Oltre al luogo, quindi, c’è anche il tema della lingua e di una cultura – quella dell’hip hop – che è nata come prodotto di importazione americano, per affermarsi poi sempre di più e ovunque come la vera musica popolare del terzo millennio.
Ricordo l'emozione della regista durante la visione del film in sala e la soddisfazione sul volto degli spettatori alla fine della proiezione, che mi ringraziavano per la scelta. Chissà che l'esperienza non si ripeta anche l'anno prossimo con Wandering Soul... nel frattempo, un mare di complimenti ad Angeliki!

Angeliki Aristomenopoulou è fotografa e regista specializzata in documentari musicali. Lavora per la televisione Greca dal 2005, per cui dirige una serie di documentari dal titolo “World music”, una delle serie più seguite nel suo genere, interamente dedicata alla musica e agli artisti di un paese o di una regione del mondo. Fra le aree esplorate ci sono l’india (sul Rajastan), Istanbul (la scena musicale contemporanea), New York (sull’etichetta nublu), il Brasile (sulla samba) e Kreuzberg. Fra i documentari di genere non musicale ricordiamo Floating Prisons, Medea, Great Hellas and the Olympic Spirit e 3 gamoi. Con i suoi lavori, Angeliki ha preso parte con successo a un gran numero di festival internazionali.


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domenica 21 marzo 2010

TRENUTEK REKE o IL TEMPO DEL FIUME

Domani lunedì 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, ci sarà a Gorizia la proiezione del bellissimo documentario TRENUTEK REKE / IL TEMPO DEL FIUME, delle amiche Nadja Velušček e Anja Medved. Il film, che aveva avuto a gennaio la prima assoluta al Trieste Film festival, nella sezione “Zone di cinema”, segue il percorso che l’Isonzo compie dalla sorgente alla foce, incontrando persone diverse tra loro: ognuna ha un approccio personale ed unico con il fiume. Un film su un fiume, ma soprattutto sul nostro rapporto con la natura.
“L’Isonzo è stato da sempre un fiume di confine. Il suo corso relativamente breve collega due mondi diversi: le Alpi e il Mediterraneo. non a caso il fiume sembra avere due personalità, riflesse dai suoi due nomi: Soča, nome femminile, e Isonzo, nome maschile. È un fiume ricco di contraddizioni, molto attraente, ma altrettanto pericoloso, famoso per il colore smeraldo ma anche per le battaglie sanguinose. La Prima guerra mondiale non ha distrutto solo la vita, i villaggi e i campi, ma anche il rapporto che l’uomo aveva con la natura. i sopravvissuti hanno dovuto ricominciare da zero e sembra che ancora oggi si viva in quel mondo ricostruito frettolosamente. Di chi è oggi l’Isonzo? La Slovenia lo ruba all’Italia con le dighe, l’Italia ne spreca le acque con un’irrigazione smodata. Le imprese edili ne saccheggiano la ghiaia e l’industria ne inquina le acque con le discariche. Gli appassionati di kayak rubano l’Isonzo ai pescatori e i pescatori lo rubano ai pesci. In tutto questo intrecciarsi di interessi contrapposti ci si dimentica che l’Isonzo appartiene in primo luogo a se stesso e che il ruolo essenziale che svolge da milioni di anni è impor tante per tutti. Gli incontri lungo il fiume svelano le contraddizioni del nostro rapporto con la natura. Paragonata alla vita del fiume, l’esistenza umana appare misera, eppure l’uomo oggi può piegare a sé le leggi della natura. In quest’epoca in cui cadono i vecchi confini politici, dobbiamo saperci imporre dei limiti nel rapporto con il nostro fiume. Sia il fiume che il film nella loro essenza sono legati al concetto dello scorrere del tempo. Il tempo del fiume e del film sono nello stesso tempo sfuggenti e statici.
Non possiamo mai immergerci due volte nello stesso film, anche se possiamo fermarlo e riavvolgerlo. L’unico tempo possibile, tanto per il film quanto per il fiume, è un continuo presente.” (A. Medved, N. Velušček, dal catalogo ufficiale del festival)

Anja Medved è nata nel 1969 a Šempeter, Nova Gorica, in Slovenia. Diplomata in regia all’AGRFT (Accademia di Teatro, Radio, Cinema e Televisione) di Lubiana, ha frequentato l’Art Center del College of Design di Pasadena, Usa. È autrice di spettacoli teatrali, progetti e installazioni video, azioni urbane e documentari. È iscritta al corso post laurea di studi interculturali presso l’Università di Nova Gorica e ZRC Sazu di Lubiana. Lavora nell’ambito del Kinoatelje (Italia) e Zavod Kinoatelje (Slovenia). Ha realizzato, insieme a Nadja Velušček, diversi documentari per Kinoatelje. Il Trieste Film Festival ha presentato Moja meja - Il mio confine (15a edizione) e Mesto na travniku (16a edizione).

Nadja Velušček è nata nel 1948 a Plave, Nova Gorica, in Slovenia. Laureata in Lingua e Letteratura slovena e in Lingua e Letteratura italiana all’Università di Lubiana, insegna Lettere. Collabora con il Kinoatelje di Gorizia, per cui ha realizzato diversi documentari, spesso in collaborazione con Anja Medved e dirige lo Zavod Kinoatelje di Nova Gorica. Il Trieste Film ha presentato Festival Moja meja - Il mio confine (15a edizione) e Mesto na travniku (16a edizione)


TRENUTEK REKE / IL TEMPO DEL FIUME
Italia, 2010, Betacam SP, b-n & col., 62’, v.o. italiana - slovena
Sceneggiatura: Anja Medved, Nadja Velušček. Fotografia: Ferruccio Goia. Montaggio:
Ferruccio Goia, Anja Medved. Musica: Havir Gergolet, Salamandra Salamandra.
Suono: Rosario Guerrini. Produzione: Kinoatelje, Regione Friuli Venezia Giulia
(direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace). World sales: Kinoatelje.

Lunedì 22 marzo 2010, alle 20.30 presso il Kinemax (Palazzo del Cinema, Piazza Vittoria 41, Gorizia)

Info: www.kinoatelje.it


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venerdì 19 marzo 2010

OSCAR TEDESCHI: FRA NASTRI BIANCHI, TEMPESTE ED ELEFANTI

Dopo la Palma d'Oro a Cannes e la nomination agli Oscar nella categoria “Miglior film straniero”, per DAS WEISSE BAND di Michael Haneke è ora la volta dei German Film Prize, gli Oscar tedeschi. Il numero di nomination che ha raccolto il film è impressionante, sono infatti ben 13 (per un ammontare complessivo di premi in denaro corrispondente a quasi 3 milioni di euro), fra cui ci sono quella per il miglior film, la miglior regia, la miglior sceneggiatura, il miglior montaggio e la miglior fotografia. Il record da battere era quello delle 11 nomination ottenute nel 2006 dal film di Florian Henckel von Donnersmarck , Das Leben der Anderen (Le vite degli altri), concretizzatesi poi in 7 premi. L'anno scorso aveva vinto Andreas Dresen con Wolke 9 (premiata anche la protagonista Ursula Werner). Quanti premi si porterà a casa Haneke? Dovremo aspettare il 23 aprile per scoprirlo. Nel frattempo, non possiamo che concordare con il parere del presidente dell'Academy tedesca, l'attore bruno Ganz, il quale ha commentato: “Un film eccezionale. Sono felicissimo che abbia ottenuto questa accoglienza”.
In gara, nella categoria lungometraggi, anche DIE FREMDE di Feo Aladag (a breve al Tribeca), ALLE ANDEREN di Maren Ade, WÜSTENBLUME di Sherry Hormann, SOUL KITCHEN di Fatih Akin e STURM (Tempesta) di Hans-Christian Schmid, presentato in anteprima italiana all'ultimo Trieste Film Festival, dove ha vinto il Premio del pubblico.

È poi con grande gioia che apprendiamo della nomination a Miglior documentario di DIE FRAU MIT DEN 5 ELEFANTEN di Vadim Jendreyko, vincitore del Concorso documentari e anche del Premio del pubblico al Trieste Film Festival. La meravigliosa protagonista del documentario se la vedrà con DAS HERZ VON JENIN di Marcus Vetter e Leon Geller.

www.deutsche-filmakademie.de/ (sito in tedesco)


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lunedì 15 marzo 2010

AURORA: A NEW RUMANIAN DAWN?

The third film by CRISTI PUIU, Aurora, a thriller told from an unusual perspective, will probably be premiered in Cannes. The film tells the day of Viorel, a middle-aged man who wakes up with a strange feeling of anxiety but represses it trying to live the usual commitments that take him around Bucharest. Cristi Puiu has decided to play the role himself, after five months of auditions and had to get a license just for acting. Aurora is produced by Mandragora with Société Parisienne de Production, Switzerland Bord Cadre Films and the German company Essential Filmproduktion GmbH.
Aurora is the second part of a cycle of six films on Bucharest. The first, MOARTEA DOMNULUI LĀZĀRESCU (The Death of Mr. Lazarescu) dated back to 2005 and was photographing a city more like a circle of hell than to a European capital. The audience of the Trieste Film Festival, where the film was presented in the following year in the feature film competition (as an Italian premiere), certainly remember the plot. For everyone else, here it is:

Mr. Lazarescu is 63 years old and lives in a block of flats, together with his three cats. It’s a Saturday evening, Mr. Lazarescu doesn’t fell too well, so he calls for the ambulance. Until the paramedics arrive, he tries to ease the pain with something from his own supply of medecins. Because he is short of the pills he needs, he asks for his neighbours’help. They give him the first aid, although they can smell he’s been drinking. Then the ambulance and Mrs. Mioara, the paramedic, arrive. She decides to take him to the hospital. But things get complicated at the hospital. A car crash with lots of casualties is the priority for the doctors in the ER. Mr. Lazarescu is send to another hospital. What looked initially like a simple formality, the admission to the hospital and the monitoring of an old man, turns into a nightmare. As the night develops, Mioara drives around Bucharest, trying to find a hospital that will accept the patient, whose health is deteriorating at an alarming rate.

The film won the “Un Certain Regard” Award at Cannes Film Festival. About his film, Puiu said:
'Since I admire Eric Rohmer very much, I wanted to answer his Moral Tales. With six stories from the outskirts of Bucharest I will be telling love stories: love for one’s fellow man, love between a man and a woman, love for your children, love of success, love between friends and carnal love'.

Cristi Puiu was born in Bucharest in 1967. In 1990, after the fall of Communism, he left Rumania for Switzerland. Two years later he enrolled in Visual Art High School in Geneva. In 1995 his short film Avant le petit déjeuner, made while he was still a student, was selected at the Locarno Film Festival. He gained his diploma in 1996 with a documentary film. He wrote the screenplay for Marfa si banii together Rāzvan Rādulescu, and the film won a competition organized by the National Film Centre in Bucharest and the Special Mention of the Jury of Alpe Adria Cinema 2002. In 2003 his short Un cartus de kent si un pachet de cafea was awarded at the Berlin Film Festival: the film was also shown at Alpe Adria Cinema. The Death of Mr. Lazarescu (2005) won the “Un Certain Regard” Award at Cannes Film Festival.


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AURORA: UNA NUOVA ALBA RUMENA?

Il terzo film di CRISTI PUIU, Aurora, un giallo raccontato da una prospettiva inusuale, sarà probabilmente a Cannes. Il film racconta la giornata di Viorel, un uomo di mezza età che si sveglia con una strana sensazione di ansia ma la reprime cercando di vivere i consueti impegni che lo portano in giro per Bucarest. Cristi Puiu ha deciso di interpretare lui stesso il ruolo, dopo cinque mesi di provini e ha dovuto prendere la patente apposta per recitare. Aurora è prodotto dalla Mandragora con la francese Societé Parisienne de Production, la svizzera Bord Cadre Films e la tedesca Essential Filmproduktion GmbH. (fonte: Cinecittà news)
Aurora è la seconda parte di un ciclo di sei film su Bucarest. Il primo, MOARTEA DOMNULUI LĀZĀRESCU (La morte del signor Lazarescu) risaliva al 2005 e fotografava una città più simile a un girone infernale che a una capitale europea. Il pubblico del Trieste Film festival, dove il film è stato presentato l'anno dopo in concorso lungometraggi (vincendo) e anteprima italiana, ne ricorderà sicuramente la trama. Per tutti gli altri, eccola qua:

Il signor Lazarescu ha 63 anni e vive da solo in un piccolo appartamento. Con lui ci sono solo i suoi tre gatti. Un sabato sera Lazarescu ha un malessere e chiama l’ambulanza. Nel frattempo cerca di alleviare i dolori con le medicine che ha in casa. Apre il suo armadietto e si accorge di averle finite. Chiede allora aiuto ai suoi vicini, che lo soccorrono ma si accorgono anche che ha bevuto. Finalmente arriva l’ambulanza con a bordo Mioara, un’infermiera, che decide di trasportare Lazarescu all’ospedale. Lì, però, le cose si complicano, perché il pronto soccorso è pieno di feriti in seguito a un grosso incidente automobilistico. L’anziano viene perciò dirottato su un altro ospedale. Anche lì, quella che sembrava una semplice formalità si trasforma in un incubo. La notte trascorre mentre Mioara guida attraverso tutta Bucarest, cercando di trovare un ospedale che accolga il paziente, le cui condizioni si aggravano sempre di più…

Del film, vincitore della sezione “Un Certain Regard” a Cannes, Puiu aveva detto: “Siccome amo molto il cinema di Eric Rohmer, volevo in qualche modo rispondere ai suoi Racconti morali. Con sei storie dalla periferia di Bucarest voglio raccontare storie d’amore: l’amore verso gli altri, l’amore fra uomo e donna, l’amore per i figli, l’amore per il successo, l’amore per gli amici, l’amore carnale.”

Cristi Puiu è nato a Bucarest nel 1967. Nel 1990, dopo la caduta del comunismo, lascia la Romania per la Svizzera. Due anni dopo si iscrive alla Scuola Superiore di Arti Visive di Ginevra. Nel 1995 il Festival di Locarno seleziona il suo cortometraggio Avant le petit déjeuner, girato mentre era ancora studente. Nel 1996 si diploma a Ginevra, realizzando come lavoro finale un documentario. Tornato in Romania, continua a girare film. Nel 1999, con la sceneggiatura di Marfa si banii, scritta assieme a Rāzvan Rādulescu, ha vinto il concorso organizzato dal Centro di Cinematografia di Bucarest e la Menzione Speciale della Giuria ad Alpe Adria Cinema 2002. L’anno successivo con il cortometraggio Un cartus de kent si un pachet de cafea vince a Berlino: il film è stato presentato anche ad Alpe Adria Cinema. La morte del signor Lazarescu, del 2005, ha vinto il premio “Un Certain Regard” a Cannes.


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martedì 9 marzo 2010

ATTENZIONE!

A CAUSA DEL PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI ATMOSFERICHE LA PROIEZIONE DEL FILM È RIMANDATA A MERCOLEDÌ PROSSIMO, 17 MARZO. SEMPRE AL CINEMA ARISTON MA ALLE 21.00!!

Arriva anche a Trieste “DUE VOLTE GENITORI” di Claudio Cipelletti, il film che racconta racconta attraverso la testimonianza dei genitori il momento della rivelazione della omosessualità dei figli.

“Mio figlio è come io lo penso?” Prima o poi ogni genitore, a causa di piccoli o grandi motivi, si è trovato di fronte a questo interrogativo. Due volte genitori entra direttamente nel cuore delle famiglie nel momento critico della rivelazione dell’omosessualità di un figlio/a. Attraverso un delicato lavoro di ascolto, il film indaga questo percorso tra le aspettative disilluse dai figli e l’accettazione, al di là dell’omosessualità in quanto tale, della propria rinascita come genitori. Dopo lo smarrimento, il senso di perdita e di colpa, poco alla volta si apre un nuovo percorso che porta queste famiglie a compiere un viaggio imprevisto, dai figli ai genitori, dai genitori ai nonni e poi di nuovo ai figli. Mentre si richiude il cerchio tra le generazioni vince l’amore, ma non basta. Bisogna mettersi in gioco. E questi genitori hanno saputo farlo fino in fondo, regalandoci un’esperienza intensa e limpida, che diventa preziosa per tutti. Due volte genitori è un viaggio in sei capitoli che parte da "quel giorno, quell’ora e quell’istante" in cui tutto è cambiato, il momento della rivelazione dell’omosessualità di un figlio o di una figlia. Un viaggio che traversa territori interiori impervi: all'inizio quelli della perdita, della colpa, poi quelli del bisogno di capire; i territori della conoscenza, dell’indignazione, del sesso, e quelli del confronto, della esposizione di sé, del cambiamento. Fino a quelli inattesi del “crescere da adulti” e del rinascere. Ma è anche un viaggio nel nostro Paese, tra le mura domestiche delle famiglie italiane, dai figli e fratelli ai genitori, dai genitori ai nonni e poi di nuovo ai figli. Un viaggio in treno di una madre che si misura col pregiudizio, e un viaggio circolare dal family day a Roma, al gay pride nella stessa piazza dove tutto è cambiato.
“Il primo pensiero quando entrai in un gruppo di genitori che condividevano la loro storia dopo il coming out dei figli", racconta l'autore, "fu che erano come noi, soli, emozionati, schiacciati dal giudizio della società, ma forse più smarriti. Noi da adolescenti avevamo sofferto ma ci eravamo costruiti gli anticorpi giorno per giorno crescendo. Loro, da grandi, in un giorno qualunque della loro vita, si erano trovati di fronte a una rivelazione che in un attimo aveva cancellato ogni certezza, le fondamenta di ieri e il senso del domani, i presupposti stessi della loro esistenza. Cosa hanno fatto a quel punto? Come hanno affrontato l’idea di aver generato una creatura che improvvisamente li “tradisce” diventando portatrice di uno dei più insostenibili stigmi sociali, legato al tabù del sesso, a quel “torbido” che non ha luogo nel mondo delle persone “per bene”, e tanto meno all’interno della famiglia?”



DUE VOLTE GENITORI di Claudio Cipelletti è prodotto da Agedo (Associazione genitori e amici di omosessuali) con il finanziamento della Commissione Europea nell'ambito del progetto internazionale Daphne II (“Family Matters”. Sostenere le famiglie per prevenire la violenza contro giovani gay e lesbiche). Ha vinto il premio per il miglior documentario al 23° Festival Mix di Milano ed è stato presentato in numerose proiezioni pubbliche in tutta Italia secondo una modalità di "autodistribuzione" che ha raggiunto un pubblico di oltre 10.000 spettatori, tra cui molti giovani che hanno riconosciuto nell'opera di Cipelletti uno strumento per fare coming out in famiglia o per riaprire il dialogo interrotto con i genitori.
www.duevoltegenitori.com

Claudio Cipelletti (Milano, 1962), diplomato in Regia presso la Scuola di Cinema di Milano, ha realizzato filmati istituzionali e promozionali prima di esordire nella regia di cortometraggi a soggetto e documentari di contenuto sociale. La sua filmografia comprende Rambo 113 (1989; sul corso Allievi Vigili del Fuoco di Roma), Pumori 90 (1990; sulla spedizione italiana al monte Pumori, nel Nepal), Epitaffio (1993; un'ipotesi sulla fabbricazione della Sacra Sindone nel XIII secolo), Tuttinpiazza speciale Verona (1995; co-regia: Valerio Governi) e Nuragika '96 (1996;co-regia: Valerio Governi). Negli anni ’90 ha documentato in video vari passaggi del movimento gay italiano per Arcigay, e nel 1998 ha realizzato il documentario Nessuno Uguale – adolescenti e omosessualità prodotto dal Settore Cultura della Provincia di Milano e destinato alle scuole italiane e alla formazione. Il progetto di Due volte genitori prosegue idealmente Nessuno Uguale, ampliandolo alla dimensione della famiglia, e ha richiesto tre anni di lavoro, dal 2005 al 2008. Claudio insegna montaggio presso la Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media del Comune di Milano dal 2000, e presso il Laboratorio di montaggio digitale alla Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) dal 2004.

Cinema Ariston – via Romolo Gessi 14
mercoledì 17 marzo, ore 21.00
Info: Ass. Alpe Adria Cinema, tel. 040 3476076, mail: news@alpeadriacinema.it

Saranno presenti l'autore e Clara Comelli dell'Associazione CERTI DIRITTI
Le proiezioni sono organizzate da Alpe Adria Cinema, C.E.C., Centro Espressioni Cinematografiche di Udine e Cinemazero di Pordenone.


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lunedì 8 marzo 2010

PERSONE, FARFALLE E IL SENSO DELLA VITA

Con tutto il parlare recente su Basaglia (stimolato soprattutto dalla trasmissione della fiction Rai dedicata alla sua esperienza) e dopo aver visto un interessante filmato sul comprensorio dell'Ospedale psichiatrico di San Giovanni di Trieste (che potete vedere QUI) segnalato su Twitter da @MindtheD (www.mindthedifference.com), mi sono tornati in mente due film che abbiamo presentato in momenti diversi al Trieste Film Festival. Due documentari, uno bulgaro e un altro che arriva dalla Romania. Assolutamente da vedere per chi è interessato a tematiche come la malattia mentale, la cura, la centralità della persona.

GEORGI I PEPERUDITE
(Georgi e le farfalle)
di Andrej Paounov
Bulgaria, 2004, 35mm, col., 60’, v.o. bulgara - inglese / Bulgarian - English o.v.

Sceneggiatura: Andrej Paounov. Fotografia: Georgi Bogdanov, Boris Missirkov. Montaggio: Zoritsa Kotseva. Musica: Ivo Paunov, Vihren Paunov. Suono: Momchil Bozhkov. Produzione: Agitprop. Coproduzione: Channel 4 (UK), YLE TV2 (Finlandia), WGBH (Usa), CBC (Canada), NRK (Norvegia), SVT (Svezia), HOS (Paesi Bassi). Con il sostegno di: National Film Center (Bulgaria). Distribuzione internazionale: TV 2 World A/S. Sito ufficale del film: www.georgiandthebutterflies.com

La linea che divide genio e follia è molto sottile e nessuno lo sa meglio di Georgi Borissov Lulchev, sovrintendente di un istituto psichiatrico in Bulgaria. In un paese dove l’80% della popolazione vive in condizioni di povertà, Georgi è sempre alla ricerca di modi per rendere produttivo il suo istituto, che si trova a 20 km da Sofia e una volta era un monastero. Si imbarca così con rinnovato ottimismo in una serie di progetti fallimentari, dal tentativo di trasformare la proprietà in località turistica o in allevamento di lumache, animali da pelliccia, struzzi e bachi da seta, fino all’invenzione del pane alla soia per diabetici. Nel frattempo, i suoi pazienti e lo staff dell’istituto continuano a vivere tutti insieme come un’unica, grande e armoniosa famiglia sotto le volte cadenti del vecchio chiostro, perché non ci sono nemmeno i soldi per cominciare a utilizzare la nuova struttura, ultimata tre anni prima. Ma forse una speranza c’è e sta nei numeri delle tessere sanitarie che Georgi e i suoi pazienti giocano sempre alla lotteria…

Andrej Paounov è nato nel 1974 a Sofia, in Bulgaria. Dopo essersi diplomato presso l’Accademia Nazionale di Cinema di Sofia nel 2000, ha pubblicato racconti e poesie. Compositore e produttore, nel corso della sua vita è stato anche barman a Praga, cuoco a Washington, giardiniere a Toronto e contabile a San Francisco. Paounov ha girato diversi cortometraggi; il suo Ljusi Cak Cak, del 2000, è stato presentato in più di trenta festival internazionali. Georgi i peperudite è stato il suo primo documentario e gli è valso diversi riconoscimenti a livello internazionale (all'IDFA di Amsterdam, a Sarajevo e Cracovia). Il successivo Problemat s komatite i drugi istorii (Il problema delle zanzare e altre storie) del 2007, presentato anch'esso a Trieste, è stato presentato a Cannes nella Settimana della critica e ha ottenuto una Menzione Speciale al Festival di Karlovy Vary.




NU TE SUPĂRA, DAR…
(Non te la prendere, ma…)
di Adina Pintilie
Romania, 2007, HD, col., 50’, v.o. rumena

Sceneggiatura: Adina Pintilie. Fotografia: Sorin Gociu. Montaggio, suono: Ligia Smarandache. Produzione: Aristoteles Workshop Association. Con il sostegno di: ARTE, TVR.

Il documentario mostra la vita quotidiana degli ospiti di un istituto psichiatrico di Calugareni, in Romania: una realtà autosufficiente, basata su regole che sfuggono alla logica comune, eppure perfettamente valide. I giorni passano, fra attività di routine e conversazioni interminabili sul senso della vita e della morte, su Dio, sul tempo: cos’è divino e cosa no? Chi regola la pioggia? Ocsy, che è schizofrenico e parla ogni giorno con dio; c’è un anziano paziente che da quarant’anni non fa che spostare pietre da una parte all’altra e infine c’è Abel, affetto da oligofrenia, che si occupa in modo premuroso di quelli che hanno problemi motori e li aiuta a muoversi, a vestirsi e a mangiare. In questa comunità ai margini, fuori dai vincoli imposti dal “sistema” e dalla schiavitù che comporta qualunque forma di integrazione sociale, si riscopre l’importanza della contemplazione e l’esistenza di valori umani intatti.
“Esplorando questo mondo ho capito che la ‘normalità’ esiste laddove esiste ‘umanità’, valori umani e amore e la capacità di provare dei sentimenti e di condividerli.” (A. Pintilie)

Adina Pintilie è nata a Bucarest nel 1980, si è diplomata nel 2002 in sceneggiatura e storia del cinema all’Università Nazionale di Teatro e Cinema “I.L. Caragiale” di Bucarest (UNATC) e l’anno scorso in regia. Dopo aver realizzato quattro cortometraggi e due documentari brevi e aver vinto dei premi in alcuni festival studenteschi, ha girato il mediometraggio documentario Nu te supăra, dar…, presentato in diversi festival internazionali, fra cui il Leipzig DOK Festival, dove ha vinto. Adina ha presentato di recente al festival di Rotterdam il mediometraggio di fiction Oxygen, ambientato nella Romania del 1984.




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domenica 7 marzo 2010

BERGAMO FILM MEETING: EPPURE...

È iniziata ieri e continuerà fino al 14 marzo, la 28a edizione del BERGAMO FILM MEETING. Colpito da pesanti tagli ai finanziamenti pubblici, il festival presenta comunque ,come si legge nel comunicato ufficiale della manifestazione, “un'ampia gamma di proposte nel segno del cinema di qualità. Mantenendo uno sguardo attento ai nuovi autori, alla ricerca, alla sperimentazione, il festival viaggerà tra le nuove tendenze del cinema contemporaneo e indagherà con occhio critico il grande cinema del passato, quello che desta ancora stupore, passione, meraviglia. 80 sono i film che saranno presentati durante i 9 giorni di proiezione della 28a edizione: un concorso internazionale di lungometraggi, opere inedite, omaggi e retrospettive, documentari, anteprime e cult movies, arricchiti da incontri con gli autori, mostre, arte, musica, feste e occasioni di divertimento”.
Per gli amici del cinema dell'Europa centro-orientale, di particolare interesse la sezione ARIA FRESCA, un omaggio al nuovo cinema ungherese, che il pubblico di Alpe Adria Cinema-Trieste Film Festival, dove sono passati diversi dei titoli selezionati, conosce bene e ama. La rassegna, organizzata in collaborazione con la Magyar Filmunió di Budapest, è uno sguardo alla generazione degli anni ’70, in cui spiccano i nomi di György Pálfi, Ferenc Török, Gyula Nemes, ma dove si contano molti altri giovani alla loro opera prima o seconda, che si stanno facendo largo nei festival internazionali di tutto il mondo. Fra le opere proposte segnaliamo Friss levegö (Aria Fresca) di Ágnes Kocsis e Andrea Roberti, che dà il titolo alla rassegna, Tejút (La via lattea) di Benedek Fliegauf, Hukkle (Singhiozzo) di György Pálfi, Iszka utazása (Il viaggio di Iszka) di Csaba Bollók, Fehér tenyér (White Palms) di Szabolcs Hajdu, Delta di Kornél Mundruczó.
Presenze est-europee significative anche nelle altre sezioni del festival, di cui riportiamo di seguito le schede ufficiali tratte dal catalogo del festival (e per tutti quelli che l'hanno perso a Trieste in gennaio, una segnalazione speciale per Cooking History di Peter Kerekes, documentario sui cuochi di guerra).
Molto interessante anche il nuovo progetto CINESCATTI, per il recupero e la valorizzazione degli archivi di famiglia, cui dedicheremo un post più avanti.

I film dell'area “AAC Approved” del BERGAMO FILM MEETING:

sezione ARIA FRESCA

ÉSZAK, ÉSZAK - NORD, NORD
di Csaba Bollók (Ungheria 1999, 70')
Un giorno Juli si allontana da casa in bicicletta, dimenticandosi la bussola. Ha intenzione di andare verso nord, tra le montagne. Quando scende la sera capisce di essersi perduta...

ISZKA UTAZÁSA - IL VIAGGIO DI ISZKA
di Csaba Bollók (Ungheria 2007, 92')
Iska ha 12 anni e vive per strada in una città carbonifera dell’Europa dell’Est. Il film è la storia delle sue lotte per la sopravvivenza.

TEJÚT - LA VIA LATTEA
di Benedek Fliegauf (Ungheria 2007, 82')
Il protagonista del film è il pianeta Terra, o meglio a galassia dell'umanità: la Via Lattea. Composto da diversi episodi legati tra loro da uno stile e un'atmosfera identici, il film utilizza il tema del mistero come filo rosso delle diverse storie, un mistero proteiforme che va dal normale al divino, passando per la psicologia, la natura e il micro-realismo.

HUKKLE – SINGHIOZZO
di György Pálfi (Ungheria 2002, 78')
Un uomo seduto su una panchina ha il singhiozzo, un giovane ubriaco russa in carrozza, una gentile signora anziana raccoglie i lillà nella valle, donne cuciono nel negozio del sarto, uomini giocano a bowling in una birreria, l'apicoltore raccoglie il miele, una mietitrice miete il grano che al mulino diventerà farina... Mentre tutto questo accade, un poliziotto cerca di scoprire l'autore di un omicidio.

FEHÉR TENYÉR - PALMI BIANCHI
di Szabolcs Hajdu (Ungheria 2006, 97')
Miklós Dongó, ginnasta di grande talento, giunge in Canada per allenare Kyle, uno dei più promettenti ginnasti della squadra nazionale. Ma Kyle è un osso duro, egocentrico e arrabbiato.

DELTA
di Kornél Mundruczó (Ungheria, Germania 2008, 96')
Un uomo torna a casa per assistere al funerale del padre. Vent’anni prima era stato cacciato dalla madre e per questo non aveva mai conosciuto sua sorella. Il loro primo incontro risulta fatale, perché i due si innamorano...

FRISS LEVEGÖ - ARIA FRESCA
di Ágnes Kocsis e Andrea Roberti (Ungheria 2006, 109')
Viola è una bella donna che lavora come custode di una toilette pubblica. È sola, e cerca un uomo tra annunci sui giornali e incontri per cuori solitari. Angela, sua figlia, ha 17 anni e vuole diventare stilista. Un giorno la ragazza scopre il segreto della madre.

UTOLSÓ IDÖK - TEMPI PERDUTI
di Áron Mátyássy (Ungheria 2009, 90')
Storia di una vendetta e di un rapporto ambiguo tra fratello e sorella. Siamo nel 1997, alla frontiera fra l'Ungheria e l'Ucraina. Un meccanico, contrabbandiere di sigarette e benzina, vive con la sorella autistica, che viene stuprata da due sconosciuti. Lui scopre chi sono.

MOSTRA CONCORSO

ORI - DUE
di Miguel Angel Jiménez (Spagna, Georgia 2009, 85’) con Khatuna Shurghaia, Beqa Qavtaradze, Tazo Terunashvili
Storie parallele di due giovani alienati in modi diversi dalla guerra. Nino vive a Tibilisi ed è fidanzata a un tassista con il quale sta per sposarsi. Sebbene il lieto evento si avvicini, Nino appare visibilmente insicura del suo futuro. Nelle lontane montagne del Caucaso, Tazo cerca rifugio dai bombardamenti russi, presso la casa dello zio Beqa, che vive in solitudine. L’eco della guerra è ancora presente nelle vite dei due protagonisti, in una storia dal sapore agrodolce, fatta di silenzi e sigarette.

APAFÖLD - LA TERRA DEL PADRE
di Viktor Oszkár Nagy (Ungheria 2009, 88’) con János Derisi, Tamás Ravasz, Andrea Nagy
Appena uscito di prigione, un padre torna a casa, dal figlio. Desideroso di riconciliarsi con il ragazzo, l'uomo cerca di trasmettergli i suoi valori e acquista un terreno per piantare una vigna. Ma il figlio, che gli rimprovera la lunga assenza, rifiuta categoricamente i suoi tentativi di riavvicinamento.

KENJAC - DONKEY - SOMARO
di Antonio Nuić (Croazia, Bosnia Herzegovina, Gb , Serbia 2009, 90') con Nebojsa Glogovac, Natasa Janjic, Ljubo Kapor
È il 1995. L’estate in cui ha avuto luogo l’operazione “Storm”. Dopo sette anni Boro, insieme alla moglie Jasna e al figlio Luka, torna a Drinovci, in Herzegovina, il suo villaggio natale. Boro litiga di continuo con Jasna, e non rivolge la parola al padre, Paško, che ritiene responsabile della morte della madre. Con la “complicità” di un asino, la vicenda prenderà una piega inaspettata.

VISTI DA VICINO
produzioni documentarie indipendenti

COOKING HISTORY
di Peter Kerekes (Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria, Finlandia 2009, 88’)
Un ritratto dei cuochi di guerra di tutta Europa che hanno vissuto i conflitti del XX secolo: 10 ricette raccontano la Storia, dalla Seconda Guerra Mondiale fino al conflitto ceceno, dalla Francia, ai Balcani, alla Russia. I ricordi raccontano un’altra Storia e ci portano dietro le quinte di date, fatti, dichiarazioni di guerra, battaglie e accordi di pace.

DOVIDJENJA, KAKO STE? - ARRIVEDERCI, COME STAI?
di Boris Mitic (Serbia, Francia, Germania, Svezia, 2009, 60’) AIt
Fra tutte le forme di satira, quella asciutta, fatta di una o due righe di aforismi, può essere il mezzo più efficace per commentare in modo informale, non pretenzioso, lo stato del mondo...

LA FORTERESSE - LA FORTEZZA
di Fernand Melgar (Svizzera 2008, 104’)
Uomini, donne, bambini dalla Romania, dal Togo, dalla Georgia, dal Kosovo, dalla Colombia arrivano ogni settimana alle porte della Svizzera. Fuggono da guerre, dittature, persecuzioni e problemi economici. Vallorbe è un centro d’accoglienza dove i rifugiati vivono quasi reclusi, nell’attesa che le autorità svizzere decidano cosa fare di loro. È la Fortezza, un tempo albergo di lusso, ora circondato da filo spinato.

KOLUSZKI BLUES - BLUES DI NESSUN POSTO
di Bartosz Warwas (Polonia 2009, 19’)
Molto lontano, in una piccola città oltre le montagne e un’enorme foresta, Warkocz è intrappolato. Solo il Grande Amore può liberarlo...

Infine, MURI DEL SUONO/WALLS OF SOUND consiglia, nella sezione “Visti da vicino”

HET GEHEIM VAN BOCCHERINI - IL SEGRETO DI BOCCHERINI
di Carine Bijlsma (Olanda 2008, 24’)
Il padre della regista, il famoso violoncellista Anner Bylsma, pare sia uno dei pochi a conoscere “il segreto” di Boccherini. Bylsma realizza il suo sogno di recarsi nell’ormai abbandonato Palacio del Infante don Luis de Borbón, dove Boccherini scrisse le sue più importanti composizioni. Qui, un quintetto di giovani musicisti suonerà la musica del celebre autore.

TECHNOZOYDS: AN ELECTROMENTARY - TECHNOZOYDS: UN ELECTROMENTARIO
di Dion Merz, Nicole Biermaier, Ravi Vaid (Svizzera 2009, 78’)
Il 2003 ha visto l’apertura di un nuovo electroclub underground a Zurigo: la Dachkantine. Divenuto in breve un punto di riferimento europeo, chiude improvvisamente nel 2006. Con interviste, reperti filmati dei concerti tenuti da DJ di minimal techno, letture di autori, gruppi musicali, il film restituisce un’immagine esauriente di questo eccezionale club.

TOONLADDERS EN TWEEDEKLASSERS - MELODIE DELLA SCUOLA MEDIA
di Carine Bijlsma (Olanda 2009, 52’)
I musicisti di Yo! Opera organizzano un workshop settimanale per un gruppo di ragazzi di una cosiddetta “scuola secondaria nera”, con l’obiettivo di realizzare una piccola performance. Cantare, suonare, scrivere i testi delle canzoni:all’inizio è tutto nuovo per i ragazzi. Ma poi alzano la voce, in tutti i sensi. L’esperienza della loro vita quotidiana riecheggia nei testi delle loro canzoni.

Per il programma completo e tutte le info: www.bergamofilmmeeting.it. Il festival è anche su Facebook, MySpace e Twitter.


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sabato 6 marzo 2010

BUON COMPLEANNO MIELA!

Anche il cinema festeggia i 20 anni del Teatro Miela e lo fa con una giornata imperdibile di anteprime, inediti e classici della settima arte. Domani, domenica 7 marzo al Teatro Miela, appuntamento speciale con il nuovo ciclo di programmazione Film Outlet, realizzato da Bonawentura in collaborazione con La Cappella Underground, per una non stop di cinema, dalle 11 di mattina fino a notte inoltrata. Un programma improntato alle contaminazioni fra il cinema e le altre arti arti (letteratura, teatro, danza, musica, pittura e arti figurative) come nella migliore tradizione del Miela.
Si parte con un “matinée d'essai”: Segreti di famiglia (Tetro, 2009) ultimo e personalissimo film scritto e diretto da Francis Ford Coppola, con Vincent Gallo, Carmen Maura e Klaus Maria Brandauer. Pomeriggio all'insegna del cinema classico, con due cult movies da riscoprire sul grande schermo (in collaborazione con Lab80): Scarpette rosse (The Red Shoes, 1948) di Powell & Pressburger, melodramma liberamente ispirato alla favola di Hans Christian Andersen; e Tirate sul pianista (Tirez sur le pianiste, 1960) di François Truffaut, noir in stile Nouvelle Vague con Charles Aznavour. Alle ore 17 appuntamento imperdibile con l’anteprima di Departures (2008): dal Giappone il lungometraggio che ha vinto il Premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 2009, titolo che sarà distribuito in Italia dalla Tucker Film (la nuova etichetta fondata in Friuli Venezia Giulia da Cec e Cinemazero). Alle ore 19.15 Alpe Adria Cinema porta il proprio contributo alla giornata proponendo in prima visione a Trieste l'ultimo film di Emir Kusturica, il coloratissimo e surreale Promettilo! (Zavet, 2007). E la serata prosegue con un'altra proiezione in esclusiva: l’ultimo lungometraggio del maestro Peter Greenaway intitolato Nightwatching (2007), biopic dedicato all'opera del pittore fiammingo Rembrandt, presentato alla Mostra di Venezia e ancora inedito in Italia. Il programma si chiude con la proiezione, a mezzanotte, di un film a sorpresa, che verrà annunciato nel corso della giornata.La maratona cinematografica è organizzata da Bonawentura in collaborazione con La Cappella Underground, Alpe Adria Cinema, Tucker Film e Lab 80.
L'ingresso alle proiezioni prevede un biglietto unico di 7 euro per l'intera giornata.

FILM OUTLET SPECIAL - Non Stop Cinema

ore 11.00
Segreti di famiglia (Tetro, USA/Argentina/Spagna/Italia, 2009, b/n+col., 127’, v.o. sott.it.)
di Francis Ford Coppola

ore 13.10
Scarpette rosse (The Red Shoes, GB, 1948, col., 133’, v.o. sott.it.)
di Michael Powell e Emeric Pressburger

ore 15.25
Tirate sul pianista (Tirez sur le pianiste, Francia, 1960, b/n, 92’, v.o. sott.it.)
di Francois Truffaut

ore 17.00
Departures (Okuribito, Giappone, 2008, col., 130’, v. italiana)
di Yojiro Takita

ore 19.15
Promettilo! (Zavet, Serbia/Francia, 2007, col., 130’, v. italiana)
di Emir Kusturica

ore 21.30
Nightwatching (Canada/Francia/Germania/Polonia/Paesi Bassi/GB, 2007, col., 141’, v.o. sott.it.) di Peter Greenaway

ore 23.55
Film Sorpresa!

Info: www.miela.it

Il film che presenta ALPE ADRIA CINEMA:

Promettilo!
(Zavet, Serbia/Francia, 2007, col., 130’, v. italiana)
di Emir Kusturica

Il giovane Tsane vive con il nonno e la mucca Cvetka su una remota collina. Quando il nonno avverte di essere arrivato agli ultimi giorni della sua vita, chiede al nipote di onorare tre promesse: Tsane deve recarsi nella città più vicina e vendere la mucca al mercato, poi, con i soldi ricavati, deve comprare un’icona religiosa e qualche cosa che desidera veramente per sé. In ultimo, deve trovare una moglie e tornare a casa con lei prima della morte dell’anziano parente. Il giovane riesce a mantenere le prime due promesse, ma la terza sembra veramente difficile da rispettare. Finché, un giorno, Tsane incontra Jasna...
Sito in italiano: www.promettilo.com



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venerdì 5 marzo 2010

CAPITALISMO? NO, GRAZIE

Su La Stampa esce un interessante articolo di ALESSANDRO ALVIANI, dal titolo "Goodbye Lenin? No, grazie". Alviani racconta il curioso esperimento di un gruppo di studiosi tedeschi che ha scelto Wittenberge (città del Brandeburgo, famosa per essere stata sede degli stabilimenti Singer, da non confondere con la ben più nota Wittenberg) per un enorme progetto sociologico: un'immersione durata 3 anni, dal 2007 alla fine del 2009, che ha visto 28 tra sociologi ed etnologi tedeschi studiare da vicino la vita della città. Lo scopo? Capire come i suoi abitanti hanno reagito allo shock della riunificazione della Germania, come sono sopravvissuti alla deindustrializzazione dell'area, su cosa si fonda la loro idea di "comunità", in breve cos'ha determinato il "terremoto" storico da cui è nata la Germania di oggi. I risultati, pubblicati su "Die Zeit", sono molto interessanti. Riportiamo un estratto dell'articolo di Alviani, che si può leggere integralmente QUI

"Fino al 1990 a Wittenberge vivevano 40.000 persone; oggi, dopo che nei primi Anni Novanta sono state chiuse le poche attività industriali esistenti, a cominciare dalla fabbrica delle macchine per cucire appartenuta un tempo alla Singer, sono appena 19.000. E chi resta, specie tra i più giovani, va via alla prima occasione buona. In tal modo, con la scomparsa della Germania socialista, è venuto meno anche il senso del «noi» di socialista memoria. È questo il risultato centrale dello studio. Oggi Wittenberge è divisa tra «vincitori» della riunificazione e «perdenti». E i due gruppi finiscono per separarsi anche fisicamente: i «vincitori» se ne vanno a vivere nei quartieri periferici; i «perdenti», quelli che ormai non hanno più un lavoro, restano nel centro città. Un centro città che cade a pezzi: ci sono strade in cui si incontrano solo palazzi crollati e un imprenditore affitta interi quartieri abbandonati all’industria cinematografica, che li usa come sfondo per film ambientati nel dopoguerra (14 le pellicole girate a Wittenberge dal 1990). I cittadini hanno sviluppato comunque delle proprie strategie per resistere alla dura quotidianità e alla scomparsa dell’eterna attesa di un miglioramento suscitata dalla riunificazione" ...


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martedì 2 marzo 2010

Peter Liechti: A CINEMATIC POETICS OF RESISTANCE

Il Cinema Aquila di Roma dedica la prima retrospettiva italiana allo svizzero Peter Liechti, vincitore con The Sound of the Insects – Record of Mummy dell'Oscar europeo per il Miglior documentario 2009 (di cui parlammo a suo tempo QUI).
I progetti filmici dello svizzero Peter Liechti hanno sempre sviluppato una grammatica di scrittura, ripresa e regia che è stata regolarmente affrontata attraverso un imprinting personale, come afferma l’autore: “La realizzazione di un film corrisponde sempre a una certa fase della mia vita. Liechti struttura la sua primaria vocazione creativa studiando Storia dell’arte all’Università di Zurigo e con una formazione applicata al College di Arte e Design ora parte della Zurich University of the Arts. Con il tempo questa sua educazione si è sviluppata nella realizzazione di cortometraggi e lungometraggi più spiccatamente cinematografici dove il rapporto tra le due componenti primarie del cinema (immagine e suono) è sempre stato affrontato in maniera straordinariamente esemplare, catturando l’attenzione sia dei cinefili che degli appassionati delle sonorità più sperimentali. Tutti i suoi film sono l’espressione di una profonda passione e intima necessità (“La vita mette alla prova le mie facoltà, e io deve renderle giustizia con i miei film”, ha detto) che contrasta con gli assetti produttivi del cinema commerciale, in cui gli interessi sono totalmente slegati dalle urgenze personali dell’autore. Questo percorso creativo si è caricato il peso di una complessa ricerca artistica, indirizzandosi verso le differenti discipline artistiche della contemporaneità e interfacciandosi con un ambiente culturale anticonformista, dove il superamento della specificità univoca e convenzionale delle espressioni artistiche equivale ad un approccio eterodosso dell’espressione estetica.
Il progetto è realizzato in cooperazione con SWISS FILMS, agenzia di promozione del cinema svizzero e con il patrocinio e il sostegno dell'Ambasciata di Svizzera in Italia e dell’Istituto Svizzero. Peter Liechti sarà presente alle proiezioni.

La retrospettiva è poi arricchita dal concerto dal vivo di Norbert Möslang: nato a St.Gallen nel 1952, suona da oltre 30 anni impiegando principalmente un set di dispositivi elettronici, manipolati e amplificati. Componente del duo svizzero Voice Crack, scioltosi nel 2002, il quale per Alan Licht, "Fu una delle migliori esperienze rumoriste degli anni ’80 e ’90". Insieme con Andy Guhl, l’altra metà dei Voice Crack, ha aperto la strada all'Hardware-Hacking, manipolando oggetti elettronici di uso quotidiano con l’intento di creare inimmaginabili suoni durante le loro performances. Nel 2001 ha rappresentato, con il duo, la Svizzera alla 49ª Biennale di Venezia, mentre nel 2003 cura per la Kunst Halle di St. Gallen ELECTRONIC MUSIC ARCHIVE. Möslang ha collaborato con Liechti, per la musica di Senkrecht/Waagrecht, Kick The Habit, A Hole in the Hat, Hans im Glück… e The Sound of the Insects – Record of a Mummy, e con illustri musicisti tra cui, Poire_z, Borbetomagus, Jason Kahn, Otomo Yoshihide, Günter Müller, eRikm, Jérôme Noetinger, Lionel Marchetti, Jim O'Rourke, Aube, Florian Hecker, Oren Imbarchi.
(fonte: complusevents)

Il PROGRAMMA completo della rassegna si trova QUI

Oltre a The Sound of Insects, MURI DEL SUONO vi consiglia due film:
HARDCORE CHAMBERMUSIC – EIN CLUB FÜR 30 TAGE, 2006, 35mm, colore, 72
Il noto trio svizzero Kock-Schütz-Studer è stato intensamente presente sulla scena musicale europea per oltre quindici anni. La loro musica è vigorosa e diretta: mai “ultraterrena”, ma sempre sensibile, mai “primitiva”, però sempre appassionata – una musica che è stimolante e autentica. Per un mese intero, il trio ha fatto due esibizioni a serata, nello stesso posto e alla stessa ora… 30 giorni di intensa concentrazione su una cosa. Riuscendo a comunicare lo stesso entusiasmo in forma cinematografica, HARDCORE CHAMBERMUSIC – EIN CLUB FÜR 30 TAGE si propone di trasmettere l’eccitazione e l’euforia proprie di questi 30 concerti dal vivo ad un pubblico fisicamente assente. Musica e film diventano sintesi appassionante di due mezzi espressivi indipendenti – un’avventura musicale sotto forma di pezzo da camera cinematografico. Una maratona musicale compressa in un’ora di film. Hardcore Chambermusic invita gli spettatori ad immergersi, a condividere gioia e sofferenza – a sperimentare la musica in un modo nuovo.

KICK THAT HABIT (Liberati da quell’abitudine), 1989, 16mm/Digi Beta, colore, b/n, 45’
Kick That Habit non è né il ritratto convenzionale di un musicista, né una spiegazione psichedelica della Recycling Noise Music o un video abbellito da fronzoli documentaristici. È un tentativo sottile di intrecciare un mondo espressivo visivo ed uno acustico che riesce a creare una sintesi ben riuscita. Il ritratto dei due musicisti (Norbert Möslang e Andy Guhl) che riciclano apparecchi elettronici gettati via per produrre suoni innovativi non è che il punto di partenza per una ricerca enigmatica di mondi esperienziali perduti, distrutti, disordinati. Le riprese delle prove e dei concerti dei due musicisti vengono contrapposte a frammenti visivi di ricordi del regista. Il senso di condanna che Peter Liechti riesce a estrarre dagli ordinari avvenimenti quotidiani è anche estremamente percepibile nella musica. Queste parti autonome si intrecciano con “Ausflug ins Gerbig”, dall’Alpstein al Lago di Costanza – due magici pilastri che delimitano la Svizzera orientale, regione nativa sia di Liechti sia dei musicisti.

Peter Liechti a cinematic poetics of resistance
Retrospettiva cinematografica
a cura di Piero Pala
17-20 Marzo 2010
Nuovo Cinema Aquila
via l’Aquila, 68, Roma (Pigneto)
Ingresso 7 euro – abbonamento nominativo giornaliero 10 euro
Norbert Möslang (Cracked-everyday electronics)
Martedì 16 Marzo h. 22:00
INIT, via della Stazione Tuscolana 133, Roma
Ingresso concerto Norbert Möslang 10 euro

abbonamento (retrospettiva + concerto Norbert Möslang) 30 euro

Info e prenotazioni
www.complusevents.com
info@complusevents.com
333 735 89 83 - 331 2156776
http://cinemaaquila.com


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