lunedì 7 febbraio 2011

THE BRIDGE ON THE DRINA

Serbian director Emir Kusturica is planning to make a movie version of a "The Bridge on the Drina" by Nobel-prize winning Bosnian novelist Ivo Andric.
The novel, first published in 1945, was a key reason behind Andric's 1961 Nobel award for "the epic force with which he has traced themes and depicted human destinies drawn from the history of his country."

(source: variety.com. read the full article)

Ivo Andric's page on Wikipedia


Share/Save/Bookmark

mercoledì 2 febbraio 2011

FINO ALL'ULTIMO RESPIRO

Rade Šerbedžija (nato a Bunić, vicino a Korenica, Croazia, nel 1946) è poeta, cantautore ma soprattutto uno dei più famosi attori della ex-Jugoslavia. Si diploma a Zagabria all'Accademia di Arte drammatica e fin da subito recita come protagonista in rappresentazioni teatrali e film. Con lo scoppio del conflitto in ex-Jugoslavia deve abbandonare il suo paese, per le sue posizioni contro la guerra. Dopo un soggiorno a Londra si stabilisce negli USA. Il successo internazionale arriva con Prima della pioggia (1994) di Milčo Mančevski (Leone d'Oro a Venezia), La Tregua (1997) di Francesco Rosi ed Eyes wide shut (1998) di Stanley Kubrick. Nel 2007 si aggiudica il premio Marco Aurelio come miglior attore al Festival del Cinema di Roma per la sua interpretazione in Fugitive Pieces. In Italia ha pubblicato una raccolta di poesie (L'Amico dice di non conoscerlo più, Amos, 2004). È uscito a ottobre 2010 il suo primo libro (Fino all'ultimo respiro), per Zandonai Editore, presentato nell'ambito del Trieste Film Festival
In quell'occasione, Nicole Corritore dell'Osservatorio Balcani e Caucaso gli ha fatto una lunga intervista molto interessante, che si può leggere integralmente sul sito dell'Osservatorio.


Share/Save/Bookmark

venerdì 21 gennaio 2011

TANOVIĆ E IL CHEWINGUM

Siamo una generazione di chewingum?
Danis Tanović sembra pensarla così.
Sorseggiando un calice di vino bianco e scambiandosi le rispettive considerazioni sulla conferenza stampa appena conclusa uno sguardo punta le nostre due facce imbarazzate.
Certo davanti a un premio Oscar così fascinoso non è facile mostrare un buon savoir faire.
Tanović per fortuna ne ha da vendere.
Ed ecco la domanda alla quale nessuna neo laureata vorrebbe rispondere: “E tu cosa fai nella vita?”
Un brivido percorre la mia schiena, sudori freddi come se piovesse, salivazione azzerata e uno strano rossore invade le mie guance: “Cerco di fare la giornalista”.
“Don't try, be!”.
Tre parole che riassumono la teoria che poi Tanović ha più ampiamente spiegato al cin del secondo bicchiere, questa volta condiviso con altri giovani aspiranti filmmaker. Secondo il regista la nostra generazione è una molle massa di indecisi, che invece di affrontare il proprio futuro con una precisa idea sul da farsi, si lascia affondare dalle domande esistenziali. Giovani troppo annoiati, forse anche un po' viziati, che non hanno il coraggio di fare delle scelte.
Quello che manca non sono le possibilità o le prospettive, il problema è che abbiamo paura di abbandonare le nostre certezze e gettarci nel mondo.
Giochiamo dunque la nostra ultima carta: viviamo in un paese che non ci concede l'opportunità di credere che i nostri progetti possano davvero trovare realizzazione.
Scacco matto, per Tanović però. Lui in fondo è cresciuto in un mondo in guerra, dove la voglia di andarsene non era una scelta ma un'esigenza. Abbandonare tutto, che consisteva nel niente. Ricominciare in un paese nuovo, con una lingua sconosciuta e accettare anche i lavori più faticosi pur di coronare il proprio sogno.
L'unico limite con il quale dobbiamo confrontarci è quello con noi stessi. Il regista ci ha detto che nessuno può insegnarci a pensare. Siamo noi ad essere al comando della nostra stessa vita e dunque del nostro futuro. Smettiamo di molleggiare incerti come chewingum ben masticate. Diceva il protagonista di “The Hurricane”, rinchiuso tra le mura di una prigione: “ È molto importante riuscire a trascendere i posti che ci limitano”.

(di Beatrice Peterchiutto e Nicole Braida, foto di Elena Tubaro)

Share/Save/Bookmark

V I N Y L - LA VIENNA CHE NON TI ASPETTI

Al via questa notte, per il pubblico del festival che ama fare le ore piccole e non si lascia spaventare dalla bora che spazza la città, MURI DEL SUONO / WALLS OF SOUND, la rassegna di film musicali prodotti nei paesi dell'Europa centro-orientale. Giusto per mettere le cose in chiaro fin da subito e fedele alla sua (seppur) breve tradizione di anticonformismo, Muri del suono parte con un documentario che vuole scardinare l'immagine (che potremmo definire stereotipo, in alcuni casi) classica e tradizionalista di una delle capitali della musica europea: Vienna. Parliamo di V I N Y L - Tales from the Vienna Underground, dell'inglese Andrew Standen-Raz. Il regista ha vissuto e lavorato per un anno nella città, cercando di scavare sotto la superficie di una città conosciuta perlopiù per la sua tradizione classica. Dalle interviste e dalle performance dei pionieri della scena techno degli anni '90 (Kruder & Dorfmeister, Patrick Pulsinger, Electric Indigo, Stereotyp), compositori di elettronica sperimentale di primissimo piano (Christian Fennesz, protagonista al festival di un indimenticabile concerto, Bernhard Fleischmann, Noid, Philipp Quehenberger), musicisti trash punk (Fuckhead, Bulbul, Rokko Anal) e alcune leggende della Vienna underground degli inizi come Drahdiwaberl & Supermax emergono una consapevolezza diffusa di come la crisi finanziaria abbia colpito l'intera industria musicale, le difficoltà che gli artisti devono affrontare nel confrontarsi con istituzioni che tendono a promuovere la musica classica e popolare della città e il peso della tradizione. 
V I N Y L è anche una lettera d'amore per un'icona culturale, la vinyl records, che resiste nel campo della creazione e distribuzione musicale, nonostante la pervasività della tecnologia digitale. Nel film, il vinile è anche metafora di qualcosa che si ama, pur con le sue imperfezioni e i suoi graffi, dello stesso tipo di amore-odio che lega questi musicisti alla loro città. 
V I N Y L racconta una Vienna enigmatica, piena di artisti che preferiscono la sperimentazione all'aspetto commerciale della musica, la libertà d'espressione ai limiti imposti dall'esterno e, soprattutto, il cambiamento al mantenimento dello status quo. Quello che, in fondo, il regista si chiede è perché certi suoni nascono solo in determinati spazi, in che modo questi suoni influiscono sullo spazio da cui hanno preso forma e come i musicisti di un luogo vengono influenzati dai suoni che li circondano.

A.C. Standen-Raz ha iniziato come creativo per Club King, una serie londinese per la Japan tv. Dopodichè, ha lavorato in diversi ruoli: come ricercatore per documentari, dirigente di studio cinematografico, assistente di sviluppo per un produttore. Ha anche co-sceneggiato e co-prodotto Who’s Afraid of Kathy Acker per ARte e creato videoinstallazioni in collaborazione con diversi artisti austriaci. V I N Y L - Tales from the Vienna Underground è il suo primo progetto “solista”.

Dove: Teatro Miela, 00.00, alla presenza del regista

sito ufficiale del filmhttp://www.lushfilms.com
guarda il trailer del film:



Share/Save/Bookmark

mercoledì 19 gennaio 2011

SOGNARE IN UNA FABBRICA DI VODKA

Anche quest'anno, ritorna col festival il Concorso Internazionale Documentari, unico nel panorama festivaliero italiano ad approfondire le produzioni dei paesi dell'Europa centro-orientale, la cui tradizione in questo tipo di cinema è lunga ma - purtroppo - poco conosciuta in Italia. Un concorso che si è affiancato ai due già esistenti (dedicati ai lungometraggi e ai cortometraggi) nella 16a edizione, ma che ha saputo crescere in fretta grazie all'originalità dello sguardo del suo curatore Fabrizio Grosoli e al livello e alla varietà dei titoli proposti, diventando uno dei pilastri portanti dell'ossatura della manifestazione.

Si parte subito domani, giovedì 20 gennaio, durante la serata inaugurale del festival con il lavoro del polacco Jerzy Sladkowski, VODKA FACTORY.
Il film, di produzione svedese, ma di ambientazione russa, entra nella quotidianità di due donne che vivono nella noiosa Zhiguljovsk, 1000 km a sud-est di Mosca nella più profonda provincia russa. La 50enne Tatiana e la 22enne Valentina sono mamma e figlia. Una spera nell’amore dopo decenni di solitudine, un’altra lotta per un sogno. La figlia lavora in un fabbrica di vodka, mentre la madre guida gli autobus. Per realizzare il proprio sogno, Valentina dovrebbe trasferirsi a Mosca, lasciando il figlio Danilo, 5 anni, a casa della nonna. Nonna che, invece, avrebbe bisogno di rimanere da sola per dedicarsi al suo rapporto d’amore problematico. Due sogni contrastanti che però si devono confrontare con un altro problema: il futuro del piccolo Danilo. Una delle due dovrà rinunciare…

Jerzy Sladkowski, l'autore, è nato a Radom, in Polonia, nel 1945. Si è laureato in letteratura classica all’Università di Torun nel 1971 e in giornalismo all’Università di Varsavia. Dal 1972 al 1982, ha lavorato come reporter per la televisione polacca. Nel 1983 si è trasferito in Svezia e da allora ha lavorato come regista e produttore indipendente, realizzando oltre una quarantina di documentari. Per i suoi lavori, ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra cui il Prix Arte per il Miglior documentario europeo a Vendetta (del 1995) e, recentemente, la Colomba d’oro per Vodka Factory al prestigioso DOK Leipzig.
Partecipa per la prima volta con un suo film al Trieste Film Festival.

Guarda il trailer del film:




Share/Save/Bookmark