venerdì 21 gennaio 2011

TANOVIĆ E IL CHEWINGUM

Siamo una generazione di chewingum?
Danis Tanović sembra pensarla così.
Sorseggiando un calice di vino bianco e scambiandosi le rispettive considerazioni sulla conferenza stampa appena conclusa uno sguardo punta le nostre due facce imbarazzate.
Certo davanti a un premio Oscar così fascinoso non è facile mostrare un buon savoir faire.
Tanović per fortuna ne ha da vendere.
Ed ecco la domanda alla quale nessuna neo laureata vorrebbe rispondere: “E tu cosa fai nella vita?”
Un brivido percorre la mia schiena, sudori freddi come se piovesse, salivazione azzerata e uno strano rossore invade le mie guance: “Cerco di fare la giornalista”.
“Don't try, be!”.
Tre parole che riassumono la teoria che poi Tanović ha più ampiamente spiegato al cin del secondo bicchiere, questa volta condiviso con altri giovani aspiranti filmmaker. Secondo il regista la nostra generazione è una molle massa di indecisi, che invece di affrontare il proprio futuro con una precisa idea sul da farsi, si lascia affondare dalle domande esistenziali. Giovani troppo annoiati, forse anche un po' viziati, che non hanno il coraggio di fare delle scelte.
Quello che manca non sono le possibilità o le prospettive, il problema è che abbiamo paura di abbandonare le nostre certezze e gettarci nel mondo.
Giochiamo dunque la nostra ultima carta: viviamo in un paese che non ci concede l'opportunità di credere che i nostri progetti possano davvero trovare realizzazione.
Scacco matto, per Tanović però. Lui in fondo è cresciuto in un mondo in guerra, dove la voglia di andarsene non era una scelta ma un'esigenza. Abbandonare tutto, che consisteva nel niente. Ricominciare in un paese nuovo, con una lingua sconosciuta e accettare anche i lavori più faticosi pur di coronare il proprio sogno.
L'unico limite con il quale dobbiamo confrontarci è quello con noi stessi. Il regista ci ha detto che nessuno può insegnarci a pensare. Siamo noi ad essere al comando della nostra stessa vita e dunque del nostro futuro. Smettiamo di molleggiare incerti come chewingum ben masticate. Diceva il protagonista di “The Hurricane”, rinchiuso tra le mura di una prigione: “ È molto importante riuscire a trascendere i posti che ci limitano”.

(di Beatrice Peterchiutto e Nicole Braida, foto di Elena Tubaro)

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V I N Y L - LA VIENNA CHE NON TI ASPETTI

Al via questa notte, per il pubblico del festival che ama fare le ore piccole e non si lascia spaventare dalla bora che spazza la città, MURI DEL SUONO / WALLS OF SOUND, la rassegna di film musicali prodotti nei paesi dell'Europa centro-orientale. Giusto per mettere le cose in chiaro fin da subito e fedele alla sua (seppur) breve tradizione di anticonformismo, Muri del suono parte con un documentario che vuole scardinare l'immagine (che potremmo definire stereotipo, in alcuni casi) classica e tradizionalista di una delle capitali della musica europea: Vienna. Parliamo di V I N Y L - Tales from the Vienna Underground, dell'inglese Andrew Standen-Raz. Il regista ha vissuto e lavorato per un anno nella città, cercando di scavare sotto la superficie di una città conosciuta perlopiù per la sua tradizione classica. Dalle interviste e dalle performance dei pionieri della scena techno degli anni '90 (Kruder & Dorfmeister, Patrick Pulsinger, Electric Indigo, Stereotyp), compositori di elettronica sperimentale di primissimo piano (Christian Fennesz, protagonista al festival di un indimenticabile concerto, Bernhard Fleischmann, Noid, Philipp Quehenberger), musicisti trash punk (Fuckhead, Bulbul, Rokko Anal) e alcune leggende della Vienna underground degli inizi come Drahdiwaberl & Supermax emergono una consapevolezza diffusa di come la crisi finanziaria abbia colpito l'intera industria musicale, le difficoltà che gli artisti devono affrontare nel confrontarsi con istituzioni che tendono a promuovere la musica classica e popolare della città e il peso della tradizione. 
V I N Y L è anche una lettera d'amore per un'icona culturale, la vinyl records, che resiste nel campo della creazione e distribuzione musicale, nonostante la pervasività della tecnologia digitale. Nel film, il vinile è anche metafora di qualcosa che si ama, pur con le sue imperfezioni e i suoi graffi, dello stesso tipo di amore-odio che lega questi musicisti alla loro città. 
V I N Y L racconta una Vienna enigmatica, piena di artisti che preferiscono la sperimentazione all'aspetto commerciale della musica, la libertà d'espressione ai limiti imposti dall'esterno e, soprattutto, il cambiamento al mantenimento dello status quo. Quello che, in fondo, il regista si chiede è perché certi suoni nascono solo in determinati spazi, in che modo questi suoni influiscono sullo spazio da cui hanno preso forma e come i musicisti di un luogo vengono influenzati dai suoni che li circondano.

A.C. Standen-Raz ha iniziato come creativo per Club King, una serie londinese per la Japan tv. Dopodichè, ha lavorato in diversi ruoli: come ricercatore per documentari, dirigente di studio cinematografico, assistente di sviluppo per un produttore. Ha anche co-sceneggiato e co-prodotto Who’s Afraid of Kathy Acker per ARte e creato videoinstallazioni in collaborazione con diversi artisti austriaci. V I N Y L - Tales from the Vienna Underground è il suo primo progetto “solista”.

Dove: Teatro Miela, 00.00, alla presenza del regista

sito ufficiale del filmhttp://www.lushfilms.com
guarda il trailer del film:



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mercoledì 19 gennaio 2011

SOGNARE IN UNA FABBRICA DI VODKA

Anche quest'anno, ritorna col festival il Concorso Internazionale Documentari, unico nel panorama festivaliero italiano ad approfondire le produzioni dei paesi dell'Europa centro-orientale, la cui tradizione in questo tipo di cinema è lunga ma - purtroppo - poco conosciuta in Italia. Un concorso che si è affiancato ai due già esistenti (dedicati ai lungometraggi e ai cortometraggi) nella 16a edizione, ma che ha saputo crescere in fretta grazie all'originalità dello sguardo del suo curatore Fabrizio Grosoli e al livello e alla varietà dei titoli proposti, diventando uno dei pilastri portanti dell'ossatura della manifestazione.

Si parte subito domani, giovedì 20 gennaio, durante la serata inaugurale del festival con il lavoro del polacco Jerzy Sladkowski, VODKA FACTORY.
Il film, di produzione svedese, ma di ambientazione russa, entra nella quotidianità di due donne che vivono nella noiosa Zhiguljovsk, 1000 km a sud-est di Mosca nella più profonda provincia russa. La 50enne Tatiana e la 22enne Valentina sono mamma e figlia. Una spera nell’amore dopo decenni di solitudine, un’altra lotta per un sogno. La figlia lavora in un fabbrica di vodka, mentre la madre guida gli autobus. Per realizzare il proprio sogno, Valentina dovrebbe trasferirsi a Mosca, lasciando il figlio Danilo, 5 anni, a casa della nonna. Nonna che, invece, avrebbe bisogno di rimanere da sola per dedicarsi al suo rapporto d’amore problematico. Due sogni contrastanti che però si devono confrontare con un altro problema: il futuro del piccolo Danilo. Una delle due dovrà rinunciare…

Jerzy Sladkowski, l'autore, è nato a Radom, in Polonia, nel 1945. Si è laureato in letteratura classica all’Università di Torun nel 1971 e in giornalismo all’Università di Varsavia. Dal 1972 al 1982, ha lavorato come reporter per la televisione polacca. Nel 1983 si è trasferito in Svezia e da allora ha lavorato come regista e produttore indipendente, realizzando oltre una quarantina di documentari. Per i suoi lavori, ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra cui il Prix Arte per il Miglior documentario europeo a Vendetta (del 1995) e, recentemente, la Colomba d’oro per Vodka Factory al prestigioso DOK Leipzig.
Partecipa per la prima volta con un suo film al Trieste Film Festival.

Guarda il trailer del film:




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GO GO EST!

Partire, ed essere parte dell'Est, senza muoversi da Trieste? È possibile grazie a Facebook, attraverso il quale è stato creato un evento aperto al pubblico e organizzato dallo staff del Trieste Film Festival. L’idea è quella di porre Trieste come crocevia dell’Est, luogo dal quale provengono le pellicole proposte da questa manifestazione cinematografica.
I chilometri che separano le capitali dell’Europa orientale vengono così cancellati durante questi sei giorni all’anno in cui si incontrano registi, attori e addetti al mestiere, i quali presentano al pubblico i propri lavori. Presso il Molo Audace, ieri pomeriggio, si sono riuniti coloro che avevano aderito all’appuntamento, munendosi di cartelli sui quali erano rappresentate le capitali con le rispettive distanze da Trieste. Al grido di “Go go est” magicamente i chilometri si sono azzerati al fine di simboleggiare l’unione di queste realtà territoriali composte da culture diverse, ma allo stesso tempo estremamente vicine.


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martedì 18 gennaio 2011

WHEN EAST MEETS WEST

Trieste Cross-border Meeting
January, 19-21 2011

It will start tomorrow, Wednesday 19, and will last until January 21WHEN EAST MEETS WEST, the co-production event organized by theFriuli Venezia Giulia Audiovisual Fund and the Trieste Film Festival, in collaboration with EAVE, ANTENNA MEDIA TORINO, MEDIA DESK ITALIA, and under the patronage of EURIMAGES.
The aim is to encourage the cooperation between Eastern European countries and Italy and one other Western European country in focus: after the 2010 successful pilot edition (focused on Spain) in the 2011 edition the Western selected country will be France.
WHEN EAST MEETS WEST will bring together producers, film funds representatives, commissioning editor, sales agents and film experts from both regions.
Amongst the companies/institutions which already confirmed their presence:
ARTE (France), RAI 3 (Italy), HRT (Croatia), RTV SLOVENIJA (Slovenia), EASTWEST DISTRIBUTION (Austria) FILM EUROPE (Czech Republic), COPRODUCTION OFFICE (France), SOUL FOOD (Serbia), SLOVENIAN FILM FUND (Slovenia), CROATIAN AUDIOVISUAL CENTRE (Croatia), NATIONAL FILM CENTER (Bulgaria), FILM CENTER SERBIA (Serbia), SLOVAK FILM INSTITUTE (Slovakia), GEORGIAN NATIONAL FILM CENTER (Georgia), MACEDONIAN FILM FUND (Macedonia), CNC (France) REGION PACA (France)
The programme will include the Pitching of 16 projects in development - selected amongst 92 applications from 18 countries - and a three-day Film Forum designed to investigate both Eastern and Western audiovisual panorama through round tables, presentations and case studies.

More infos on the page dedicated to WEMW on www.triestefilmfestival.it





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domenica 16 gennaio 2011

ANNUNCIATO IL FALLIMENTO DEL SANNIO FILM FESTIVAL

Nessuna speranza per tenere in vita il Festival Internazionale del Cinema in costume, soffocato dai forti indebitamenti. Negli ultimi tre anni accumulati oltre 400 mila euro di contributi deliberati ma mai erogati dagli enti preposti. E le banche chiedono ora agli organizzatori l'immediato rientro. Il Sannio Film Festival annuncia fallimento. Lo dichiara l'ideatore, fondatore e direttore artistico Remigio Truocchio, che in questi ultimi anni ha lottato assieme all’amministratore Roberto Iannotta e a tutta l’organizzazione, per cercare di tenere in vita il festival.  Ammonta a circa 400 mila euro il finanziamento che l’organizzazione, assieme a fornitori di servizi, collaboratori e società di cinema, attende  dalla Regione Campania, dalla Provincia di Benevento e dall’agenzia Art Sannio. 
Il Sannio FilmFest muore - dichiara Remigio Truocchio - ucciso dalle stesse mani di chi l’ha fortemente voluto e appoggiato in queste ultime edizioni, da quegli enti pubblici che lo hanno sostenuto ed incoraggiato nella crescita, assicurandone, almeno sulla carta, prosperità e longevità. Negli ultimi tre anni, i più delicati ed importanti del festival, gli enti finanziatori, attraverso giunte e commissioni, hanno deliberato positivamente sulla crescita ed il consolidamento della manifestazione, assegnando cospicui contributi, quasi mai però erogati, mettendo cosi in forte crisi sia l’organizzazione che tutti i collaboratori. La situazione oramai si è incancrenita ma chi ne sta pagando le conseguenze siamo solo noi organizzatori, abbandonati al nostro assurdo destino. E’ vergognoso quanto tempo si debba attendere, elemosinando alle porte delle istituzioni, ciò che ci spetta da anni e che ci è stato assegnato per produrre un evento che nobilita e promuove in primis gli stessi patrocinatori. Io ed i miei collaboratori, assieme ad alcuni consulenti, tutti stimati professionisti, abbiamo firmato negli ultimi tre anni modestissimi contratti di collaborazione, ma non abbiamo mai, dico mai, visto l’ombra di un euro! E’ inconcepibile, impensabile, che un presidente Premio Oscar, un direttore artistico, un amministratore, un ufficio stampa, un assistente di produzione, una segretaria, un direttore tecnico, un responsabile della comunicazione, fino ai collaboratori stretti, agli addetti all’ospitalità, ai docenti del campus e addirittura alla presentatrice delle serate, non abbiano mai, da tre edizioni, percepito nulla per il loro operato. Rasenta poi il ridicolo scoprire che un gruppo musicale così prestigioso come quello degli Avion Travel debba tutt’oggi, a distanza di sei mesi dalla partecipazione alla serata di premiazione dei Capitelli d’Oro, inseguire, tra gli uffici degli enti preposti ai pagamenti, il rimborso spese dovuto. Neanche alle sagre paesane avvengono più queste incresciose figure". 
"Per non parlare poi - continua Truocchio - dei debiti contratti dall’organizzazione negli ultimi tre anni su tutti i servizi del festival, come grafica, tipografia e serigrafia, noleggio copie, allestimenti, ospitalità, service audio e luci ecc. Ed infine l’attentato al Sannio FilmFest, con il violento incendio doloso della sede di qualche mese fa, fotografa senza troppi giri di parole il livello di tensione giunto a causa di tali indebitamenti”. 

E segue  lo schema riassuntivo dei debiti assunti dal festival, a fronte di contributi deliberati dagli enti ma non ancora erogati: 
edizione 2008: 90.000 euro
edizione 2009: 210.000 euro 
edizione 2010: 180.000 euro

"La Regione Campania - si legge nel comunicato diffuso dal Festival - è l’ente che maggiormente grava sulla manifestazione con i suoi 300mila euro di debiti accumulati in tre edizioni: emergenza rifiuti, patto di stabilità e valzer di poltrone, ancora di più hanno allungato i tempi di pagamento, affossando così i festival, le associazioni e gli eventi culturali. Ma ciò che imbarazza di più sono i contratti del 2008 dell’agenzia dei beni culturali Art Sannio deliberati e firmati, ma mai erogati, per un ammontare di circa 50.000 euro; oppure i 60.000 euro della Provincia di Benevento o i 15 mila euro della Camera di Commercio, dei quali da anni si sono perse ormai le tracce e le speranze di rientro. Un vero e proprio scandalo di proporzioni notevoli, che ha prodotto anche umilianti conseguenze sulla reputazione e sull’immagine professionale di tutti coloro che nel festival ci hanno messo non solo il lavoro, l’impegno, ma anche la faccia". 
“E’ ovvio - sottolinea  il direttore artistico Truocchio – che ci siamo già mossi per vie legali, attraverso denunce ed ingiunzioni di pagamento verso gli enti debitori, ma purtroppo l’organizzazione del festival è sull’orlo comunque del fallimento, alla luce dalla mazzata ricevuta dagli istituti di credito, che, sfiduciati da tanta attesa, chiedono ora l’immediato rientro tra fidi e anticipazioni. L’ultimo colpo è di una nota banca, solo pochi anni fa sponsor ufficiale del Sannio FilmFest, che oggi richiede l’immediato rientro dell’esposizione del festival con la conseguente messa in mora dei beni. Una situazione a cui non avrei mai immaginato si arrivasse, soprattutto dopo esser riusciti a collocare il nostro festival, dopo 14 edizioni, tra l’élite dei festival del cinema e tra gli eventi d’interesse nazionale tutelati dal Ministero dei Beni e Attività culturali. Un’ultima amara considerazione mi viene pensando al fallimento di un sogno, così vicino alla realtà: il sogno di un Festival che ha creato indotto, portando turismo, cultura, ricchezza e benessere alla sua città natale, Sant’Agata dei Goti e a tutto il Sannio. Un festival, infine, dove decine di giovani hanno trovato formazione ed occupazione stagionale, ma delusi e scoraggiati dalle false promesse delle istituzioni locali, hanno voltato le spalle al festival e alla loro terra, scegliendo altrove i luoghi ideali per la loro crescita professionale.”

il sito del festival: www.sanniofilmfest.it


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giovedì 13 gennaio 2011

I FINALISTI DEL PREMIO SALANI

Annunciati i cinque i finalisti del Premio Salani, riservato a un progetto indipendente in fase di work in progress per incentivarne la realizzazione con 10.000 euro. Il premio, alla sua prima edizione, viene realizzato in collaborazione con il Trieste Film Festival (20-26 gennaio) ed è stato istituito per ricordare il lavoro e la passione del regista Corso Salani, scomparso prematuramente l'anno scorso.
La selezione è stata effettuata da un comitato composto da Giovanni Davide Maderna, Stefano Martina, Luca Mosso, Davide Oberto e Cristina Piccino. Questi i titoli:

Lasciando la baia del re di Claudia Cipriani (un'insegnante decide di filmare i suoi allievi durante le ore di lezione, l'allieva decide di filmare l'insegnante alla Baia del Re, scuola per ragazzi difficili);

Manga Kissa di Titta Raccagni (Manga Kissa è un internet caffè giapponese, luogo dove dormire, mangiare, lavarsi e navigare in internet);

Palazzo delle Aquile di Stefano Savona, Alessia Porto, Ester Sparatore (18 famiglie di senza-casa occupano il Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo);

Portraits de villes - Milano Porta Venezia di Gabriele di Munzio (storia di Sàhmia 25 anni, algerina, che fa la prostituta in una casa nei pressi di Porta Venezia, Milano, ispirato al seicentesco "Cunto de li Cunti");

Sessioni di primavera - Antigone di Andrea Caccia (primo di una serie di film che raccontano il lavoro di Valentina Carnelutti e Andrea Caccia, e una riflessione sulla specularità tra cinema e vita).

I 5 progetti saranno presentati il 26 gennaio, alle ore 9.00 al Teatro Miela, in una sessione aperta al pubblico del festival ma soprattutto rivolta alla giuria formata da Luciano Barisone, Daniele Gaglianone, Malgorzata Orkiszewska Salani, Andres Pfaeffli e Monica Rametta.

Per info: info@alpeadriacinema.it


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lunedì 10 gennaio 2011

CIRKUS COLUMBIA APRE IL TRIESTE FILM FESTIVAL 2011



Sarà CIRKUS COLUMBIA, del premio Oscar Danis Tanović (con No Man's Land, nel 2002) ad aprire la 22° edizione del Trieste Film Festival, con la presenza a Trieste del regista. Tanović torna nella 'sua' Jugoslavia, nei giorni precedenti la guerra del '91, raccontando una storia di solitudine e amicizia, tratta dall'omonimo esordio letterario del giornalista croato Ivica Ðikić. Attore principale di CIRKUS COLUMBIA, è Miki Manojlović, celebre 'volto' dei film di Kusturica e Paskaljević; al suo fianco, Mira Furlan, una delle più note attrici della ex-Jugoslavia, ma conosciuta al grande pubblico per i ruoli interpretati nelle serie televisive LOST e BABYLON 5.

“Mi attirava fare un film su questo periodo prebellico perché mi interessava la vita di queste persone normali all’avvento di un grosso rivolgimento storico, delle bufere della Storia. Volevo mostrare come stessero immemori nello spazio ristretto fra pace e guerra ... Mi interessava anche come l’uomo della porta accanto potesse diventare un guardiano di campo, un torturatore, un assassino… Qualche volta sento che nel 1992, quando cadde il comunismo, ci siamo ritrovati sul bordo di un abisso. Il resto del mondo guardava in silenzio dall’altra parte. Siamo stati costretti a saltare, ma non siamo arrivati dall’altra parte. Stiamo ancora cadendo.” (D. Tanović)


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lunedì 3 gennaio 2011

R.I.P. NICO PAPATAKIS

Il regista francese di origine greca Nico Papatakis, marito dell'attrice Anouk Aimée, è morto il 18 dicembre a Parigi all'età di 92 anni.
Nato in Etiopia nel 1918 da padre greco e madre etiope, cresciuto a Beyrouth, esiliatosi poi in Francia, Papatakis è una delle figure più spettacolari del Saint-Germain-des-Près del dopoguerra. Dal 1946 al 1954 dirige il cabaret “La Rose rouge” che lancia tra gli altri Juliette Gréco e Michel Piccoli. Nel 1950 produce l’unico film di Jean Genet, Un chant d’amour, la cui tematica omosessuale scandalizza. In seguito esercita diversi mestieri. Nel 1957 abbandona la Francia per gli Stati Uniti dove incontra Cassavetes con cui coproduce il suo primo film Shadows. Poco tempo dopo tenta di fare adattare e girare La question tratto dal libro di Henri Alleg, ma il progetto non sarà mai realizzato. S’interessa, quindi al fatto di cronaca legato alle sorelle Papin che realizza nel 1963 con Les abysses. Il film, sostenuto da Sartre, Breton, Beauvoir, Malraux, viene selezionato al festival di Cannes. Il suo secondo lungometraggio, Les pâtres du désordre, la cui azione si svolge in Grecia all’epoca dei colonnelli, è realizzato nella clandestinità. Nel 1986 gira I fotografia, un film austero e duro sull’emigrazione forzata, che viene presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Il suo ultimo film, Les équilibristes, è una specie di canto funebre alla memoria di Abdallah, un giovane circense a Parigi all’inizio degli anni Sessanta.
Il Trieste Film Festival gli ha dedicato un omaggio lo scorso gennaio 2010 presentando il film I FOTOGRAFIA.

Leggi il necrologio di Federico Rossin, pubblicato su "Il manifesto" 


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