Giovedì 29 aprile alle 17.30, al Kinemax di Gorizia, si terrà nell’ambito del workshop internazionale di filmmaking “Go Film” – organizzato dal KGŠ (Club degli Studenti di Nova Gorica) in collaborazione con il GO Film Fest ed inserito nel calendario del Mesto Mladih 2010 – e in collaborazione con il Kinoatelje la tavola rotonda
PRODUZIONE AUDIOVISIVA OGGI La tavola rotonda metterà a confronto esperienze transfrontaliere di produzione audiovisiva. Operatori del settore italiani e sloveni affronteranno, fornendo esempi di buone prassi, le problematiche legate allo sviluppo di diverse tipologie di progetto ed al reperimento di fondi sul territorio regionale. Interverranno: Maja Malus (responsabile del progetto), Janez Leban (MinK), Antonella Perrucci & Federica Cecchini (Galaxia Produzioni), Alessandro Gropplero (FVG - Fondo Regionale per l'Audiovisivo), Vlado Škafar (autore), Mateja Zorn (Kinoatelje).
Alle 20.45, nell’ambito del Film Video Monitor 2010 – vetrina dedicata dal Kinoatelje alla produzione audiovisiva slovena – e al contempo come avvio del ciclo di proiezioni interno al progetto educativo "Film per i giovani", ed in collaborazione con il Mesto Mladih ci sarà la premiere italiana del documentario
OTROCI (Bambini), regia di Vlado Škafar Il film, che ha visto la sua anteprima internazionale nel gennaio del 2009 al prestigioso Festival di Rotterdam, verrà presentato in versione originale (sloveno) con sottotitoli in italiano. sarà presente il regista
Vlado Škafar, uomo di lettere, si occupa di diffusione della cultura cinematografica, essendo stato tra le altre cose cofondatore della Slovenska Kinoteka e del festival internazionale Kino Otok – Isola Cinema. Filmografia: Stari most (Il ponte vecchio – 1998); Peterka: leto odločitve (Peterka: l'anno della decisione – 2003); Pod njihovo kožo (Sotto la nostra pelle – 2006); Otroci (Bambini – 2008); Nočni pogovori z Mojco (Conversazioni notturne con Mojca – 2008).
Uscito da poco per le edizioni l'Orecchio di Van Gogh, Per nulla al mondo. Un amore di Cioran, di Friedgard Thoma, a cura di Massimo Carloni. Il libro racconta, attraverso lettere e fotografie, il rapporto che ha legato l'autrice ed Emil Cioran, filosofo e scrittore rumeno, morto a Parigi nel 1995.
Primi mesi del 1981, Friedgard Thoma, allora giovane insegnante tedesca di filosofia e letteratura, folgorata dalla lettura dei Sillogismi dell’amarezza e, soprattutto da L’inconveniente d’essere nati, scrive una lettera d’ammirazione al settuagenario autore di quei taglienti aforismi, che al pari d’un tonico rigenerante hanno rinvigorito il suo animo. Cioran le risponde a stretto giro di posta, invitandola, se mai dovesse passare dalle sue parti, a fargli visita a Parigi. Segue un convulso intreccio epistolare, che culminerà in un romantico incontro parigino, tra boulevards, musei, ristoranti ed Hotel a buon mercato. Nel vecchio filosofo si risveglia una vorace sensualità, evidentemente mai del tutto sopita, un’attrazione carnale verso una donna, che rappresenta per lui un inebriante quanto fatale miscuglio di fascino ed intelligenza. In una parola è amore, senile, ma non per questo meno bruciante e coinvolgente. Costellato da tutti i sintomi del morbo sacro proustiano – telefonate ossessive, versi di poesie, scenate di gelosia – il rapporto s’incanalerà negli anni lungo i binari d’una tenera ed affettuosa amicizia, grazie soprattutto alla saggezza tutta femminile di Friedgard, che coinvolgerà anche la compagna di Cioran, Simone Boué. La narrazione del crepuscolo di vita di Cioran, una delle menti più lucide del secolo, lo seguirà fin nella sua tomba, che tra l’altro visiterà in maniera surreale, ante mortem, accompagnato dalla stessa autrice.
Per nulla al mondo. Un amore di Cioran, di Friedgard Thoma a cura di Massimo Carloni traduzione di Pierpaolo Trillini edizioni l'Orecchio di Van Gogh euro 14
In attesa di parlare più diffusamente della quarta edizione del NodoDocFest, festival di Trieste interamente dedicato al cinema documentario, siamo ben felici di pubblicare quest'appello dell'organizzazione, sperando che siate in tanti a rispondere!
Campagna per il salvataggio del NodoDocFest
In un momento così difficile a livello locale e nazionale per le molte iniziative culturali che come il NodoDocFest, portano avanti i loro progetti con passione cercando di allontanarsi dalle dinamiche di unsistema, ci si trova davanti ad un netto bivio: o abbandonare tutto, testimoni di una cecità e di un’indifferenza che porta a lavorare, preparare ed organizzare una manifestazione complessa come un festival totalmente “abbandonati all’ignoto”, o tentare di trovare delle soluzioni che permettano di garantire un minimo di sostenibilità ed un budget basso, ma indispensabile, che permetta ad una realtà come il NodoDocFest di esistere e resistere. La nostra scelta è stata fatta e siamo prossimi alla quarta edizione del NodoDocFest, Festival Internazionale del Film Documentario di Trieste, che si terrà dal 5 al 10 Maggio 2010 al Cinema Ariston.
Ci siamo “chiusi in casa” ed abbiamo lavorato in modo da poter ottimizzare ogni voce di spesa, cercando di trovare delle soluzioni alternative, dimostrando che in un momento così difficile, da parte nostra, uno sforzo ed un sacrificio, ci sono stati e ci sono ancora. L’esempio inizia fin dal catalogo: stampato e rilegato artigianalmente in una tiratura di 300 copie, rese uniche dal lavoro e le “incursioni” di artisti come Belinda De Vito e Domenico Redavid e di professionisti come Claudio Domini e Gloria Fulgeri. Abbiamo lavorato sulla “scatola” e non sul contenuto, senza penalizzare la qualità dell’offerta culturale, che anche quest’ anno sarà ricca e diversificata: dagli omaggi ad Ansano Giannarelli, Jean Rouch e Samba Félix Ndiaye alla conferma delle sezioni archINdoc e Rock&Doc, dalle Visioni D’ Oriente al Fondo Usis, dal concorso Panorama ai due documentari di Carole Roussopoulos, a cui questa 4a edizione è dedicata.
Ma nonostante i tagli di spesa e l’autoproduzione dei materiali, da soli comunque non riusciremo a coprire tutti i costi di questa edizione. E qui sta la nostra scommessa: coprire il budget minimo necessario attraverso il coinvolgimento di tutte le persone che credono nel valore di questa manifestazione e dei tanti che in questi anni hanno partecipato ed incoraggiato il festival a continuare. E’ nata così questa campagna attraverso cui vi chiediamo di contribuire a salvare la manifestazione pre-acquistando una quota di partecipazione al Festival (il famoso tassello!):
15,00 € - Sostenitore Nodo: accredito per tutte le proiezioni 25,00 € - Annodato NodoDocFest: accredito + catalogo 50,00 € - Annodato Doc: accredito + catalogo + 2 accrediti da regalare ad altre 2 persone + catalogo fotografico o borsetta cotone 100% eco NodoDocFest
Sarà possibile pre-acquistare i tasselli nei seguenti punti vendita:
- Cinema Ariston, Viale Romolo Gessi, 14 - Knulp, Libreria, Bar Equo e Solidale, Via Madonna del Mare, 7 - Libreria In der Tat, Via Armando Diaz, 22 - Libreria Minerva, Via S.Nicolò, 20 - Libreria Lovat, Via XX Settembre, c/o stabile Oviesse, terzo piano
Al momento dell’acquisto sarà rilasciata una ricevuta ed un tassello da presentare al Cinema Ariston dal 5 Maggio 2010, nella serata inaugurale della quarta edizione del NodoDocFest, per ritirare accredito, catalogo ed omaggio (a seconda del sostegno scelto).
A festival concluso, a tutti i sostenitori verrà inviata una mail con i risultati raggiunti e la destinazione dei fondi.
Grazie in anticipo per la vostra fiducia e sostegno! Associazione Culturale il Nodo
Ieri sera sono stati proclamati i vincitori dei Deutscher Filmpreis, assegnati dalla Deutsche Filmakademie. Come previsto, la parte del leone l'ha fatta Michael Haneke, che si è portato a casa ben dieci Lola, come sono anche chiamatigli Oscar tedeschi: Miglior Film, Miglior sceneggiatura, Miglior regia, Miglior attore protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi, Miglior trucco e Miglior suono. Una vera e propria incetta, per quanto meritata.
Vediamo anche gli altri premi, fra cui segnalo quello per la Miglior colonna sonora ai Notwist per STURM di Hans-Christian Schmid (secondo miglior film e Miglior montaggio), presentato in anteprima italiana a gennaio al Trieste Film Festival:
Miglior Film – secondo classificato STURM di Hans-Christian Schmid Miglior Film – terzo classificato DIE FREMDE di Feo Aladag
Miglior Documentario DAS HERZ VON JENIN di Marcus Vetter, Leon Geller Miglior film per bambini VORSTADTKROKODILE di Christian Ditter
Miglior Attrice protagonista Sibel Kekilli per DIE FREMDE
Miglior Attore non protagonista Justus von Dohnányi per MÄNNERHERZEN Miglior Montaggio STURM di Hans-Christian Schmid
Cento anni d’arte, dallo Zar a Stalin, a Putin. Tre Russie: dall’Impero all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche alla nuova Federazione.
Le mette in mostra, ed è un evento per molti versi eccezionale, l’Università Ca’ Foscari Venezia in una rassegna certamente emozionante che apre oggi 22 aprile e sarà visitabile fino al 25 luglio a Ca’ Foscari Esposizioni. La mostra, dal titolo "RUSSIE! MEMORIA/MISTIFICAZIONE/IMMAGINARIO. Arte russa del ‘900 dalle collezioni Morgante e Sandretti" è curata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini.
Eccezionale, perché è la prima volta che in Italia un’esposizione presenta organicamente l’intero Novecento russo e lo fa attingendo a due grandi collezioni private, entrambe italiane, tra le più importanti di arte russa al mondo e in gran parte sconosciute: quelle create da Alberto Morgante e da Alberto Sandretti. Emozionante perché consente di rileggere e rivivere la storia di una nazione che ha influenzato come poche altre la storia del mondo per tutto il secolo. Una storia in cui l’arte ha avuto un ruolo primario, di volta in volta strumento di memoria, mistificazione, riappropriazione. L’immaginario di un grande popolo è stato, oggettivamente, influenzato dai messaggi veicolati dagli artisti. Il “radioso avvenire” è diventato realtà nelle immagini di un regime più che nella quotidianità della vita. La mostra indaga gli sviluppi della cultura figurativa russa e sovietica dalle avanguardie di inizio secolo al realismo socialista degli anni '30-'50, fino all’underground, per concludere con alcune opere degli anni '90. Il Realismo socialista è stato forse il più grande esperimento mediatico mai compiuto: all’arte fu affidato il ruolo di trasformare la materia prima dell’ideologia in immagini e miti destinati al consumo di massa. Le arti figurative, ma anche l’architettura e il cinema, ebbero due principali funzioni: la propaganda e la costruzione del mito del radioso avvenire. Oggetto della propaganda non era la realtà, almeno non nelle forme concrete della vita quotidiana, ma il mito che l’arte era destinata a creare. Centrale è la raffigurazione del leader, soprattutto la monumentale iconografia di Stalin che prosegue e sviluppa quella di Lenin. Questo il senso della grande attenzione riservata, in mostra, al manifesto di propaganda (Majakovskij, Rodčenko, Nal’bandjan, Klucis). I manifesti nacquero nell’ambito dell’attività di agitazione politica, che doveva coinvolgere la massa con un discorso “facile” ed emotivamente trascinante: celebrare un “nuovo mondo” in cui, secondo il famoso slogan di Stalin, “vivere è diventato più allegro”, mostrato in tutto il suo splendore attraverso le realizzazioni “virtuali” del comunismo. La grande illusione contribuisce anche alla mistificazione dello spazio: la costruzione suprema, il centro dei centri del paese dei soviet doveva essere il monumentale Palazzo dei Soviet che non fu mai costruito, ma venne percepito comunque come esistente. Saranno esposte inoltre opere straordinarie, di artisti del simbolismo e dell’avanguardia prerivoluzionaria come Benois, Končalovskij, Larionov, Gončarova, Ekster, Chagall, Kandinskij, Malevič, Tatlin, Fal’k e altri. Si tratta dei protagonisti che in buona misura hanno guidato e indirizzato tutta l’avanguardia mondiale. Stalin, senza riuscirci, provò a eliminare questa memoria fondamentale, nascondendo per anni le opere di questi artisti alla vista del pubblico e negando la possibilità anche fisica di qualsiasi tipo di dissenso. Solo la scomparsa di Stalin, l’avvento del disgelo e il nuovo indirizzo politico di Chruščev consentirono la timida nascita di un'arte non ufficiale. I pittori presero a esporre nelle proprie cucine, spazio privilegiato di quegli anni, e i poeti leggevano le loro opere in casa. La pretesa degli artisti non conformisti (Rabin, Nemuchin, Kandaurov, Sitnikov, Kalinin, Jakovlev, Bulatov) non era quella di far valere un dissenso politico in modo ufficiale: esprimevano un dissenso “linguistico”, non volevano più usare la lingua del potere.
Negli spazi di Ca’ Foscari viene inoltre ricostruita una parte della Biennale del Dissenso che si tenne a Venezia, con grande rumore, nel 1977, segnando la definitiva consacrazione dell’underground moscovita: ben 26 opere provenivano anche allora dalle collezioni Sandretti e Morgante. A fine percorso alcune opere di artisti degli anni '90 riprendono in modo diverso ma coerente i tre grandi temi della mostra, la memoria dell’avanguardia, la mistificazione del realismo socialista e l’immaginario della pittura non ufficiale, in modo tale da comunicare come tutto il '900 russo sia pervaso da linee di tendenza coerenti, per la prima volta riunite in un’unica esposizione, elementi di un unico e affascinante puzzle. Questo grazie al fatto che le due collezioni che la mostra di Ca' Foscari presenta offrono uno spaccato davvero consistente di una vicenda culturale che non si può semplificare se non rischiando di banalizzarla. Tuttavia, è necessario ricostruire e visualizzare le diverse Russie, descrivendone anche l’atmosfera e la temperatura emotiva. Ciò sarà possibile grazie all'impiego di soluzioni innovative e di tecnologie multimediali d'avanguardia, tali da coinvolgere il visitatore nel contesto storico russo e sovietico considerato nelle diverse sezioni della mostra. L’iniziativa, promossa dall'Università Ca' Foscari Venezia e dalla Regione del Veneto, è sostenuta dalla Fondazione Alti Studi sull’Arte di Venezia, con il contributo di Enel, in collaborazione con Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole, Terra Ferma Edizioni, Simest e Gruppo Masserdotti . Il catalogo della mostra è a cura di Terra Ferma Edizioni
Apertura al pubblico: da giovedì 22 aprile a domenica 25 luglio (tutti i giorni, escluso martedì, 10-18). Ingresso a pagamento: intero € 7; ridotto (minori di 15 e maggiori di 60 anni; visitatori delle istituzioni con cui sono attivi rapporti di reciprocità, tra cui Guggenheim Collection e Fondazione Cini; soci e dipendenti FriulAdria) € 5; ridotto (studenti e docenti delle Università italiane, gruppi scolastici, gruppi di più di 10 persone, residenti nel Comune di Venezia, dipendenti Enel con accompagnatore) € 3; gratuito per docenti, studenti e personale di Ca’ Foscari, ulteriori agevolazioni per i sostenitori della mostra. (fonte: comunicato stampa ufficiale)
Università Ca’ Foscari Venezia, Servizio Comunicazione e Relazioni con il Pubblico tel. 041 2348118-8113 Segreteria scientifica della mostra tel. 041 2346234
Parte fra pochissimo, per l'esattezza giovedì 8 aprile, il RIFF - Roma Independent Film Festival. L'associazione omonima che lo promuove e organizza è nata nel 2001 con lo scopo di promuovere la cinematografia indipendente italiana ed internazionale, accrescendo la visibilità, presso gli operatori ed il pubblico, di quelle produzioni cinematografiche considerate molto spesso minori soltanto perché lontane dai grandi circuiti commerciali. E questo esattamente fa, fedele alla propria mission, proponendo anche quest'anno – per la nona volta - un programma interessante e variegato. Per oltre una settimana, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma (al quartiere Pigneto), saranno proiettate pellicole provenienti da ogni parte del mondo: cortometraggi, lungometraggi, documentari e corti d’animazione, tutte opere prime indipendenti, con anteprime italiane e straniere. In questo momento storico di passaggio, in cui (quasi) tutto è disponibile grazie alla Rete ed è virtualmente possibile costruirsi a casa propria un festival su misura, il senso di esistere di un festival di cinema tradizionalmente inteso va secondo me ricercato unicamente nell'indipendenza dello sguardo del curatore, nei percorsi che suggerisce, nelle “perle” che riesce a scovare in giro per il mondo. Può trattarsi di cose non (ancora) viste, invisibili, remote, ma anche di pellicole già presentate al pubblico che vengono rilette in chiave diversa. E questo fa il RIFF di Roma, proponendo opere prime indipendenti, che sono le più difficili da vedere, quelle che meglio fotografano la contemporaneità, svincolate come sono dalle logiche del blockbuster o dei grandi festival. Non che a Roma passino solo film cosiddetti di nicchia, anzi. Ne è un esempio Alle Anderen (Everyone Else) di Maren Ade, vincitore di un Orso d’argento allo scorso festival di Berlino, un film molto bello che non vedremo mai in sala, purtroppo, condividendo così il destino di moltissime altre pellicole pur amate dal pubblico dei festival. Penso al documentario Disko ja tuumasoda dell'estone Jaak Kilmi o a Crnci dei croati Goran Devic e Zvonimir Juric, da vedere assolutamente per chi se li sia persi a gennaio al Trieste Film festival.
Sul sito ufficiale del festival è disponibile il programma completo della rassegna. Noi, come sempre, ci “limitiamo” a segnalare i titoli che appartengono – per ambientazione, provenienza dell'autore o paese di produzione – all'area indagata da Alpe Adria Cinema.
Ecco quindi alcuni consigli di visione:
LUNGOMETRAGGI
ALLE ANDEREN (Tutti gli altri), Germania, 2009, 35mm, col., 119', regia di Maren Ade Il film racconta la storia di Gitti e Chris, una coppia di trentenni che sta trascorrendo una vacanza in Sardegna. Una relazione stabile, fatta – come per tutte le coppie – di dinamiche e piccoli rituali quotidiani sconosciuti agli altri. Questo equilibrio viene messo in crisi da un evento apparentemente di poca importanza cioè l'incontro con un'altra coppia che vive vicino a loro. Inizia così per i due una sorta di “esperimento” sociale, in cui Gitti e Chris mettono alla prova il proprio rapporto giocando con i ruoli di genere della coppia tradizionale. La regista Maren Ade è nata a Karlsruhe (Germania) nel 1976. Ha studiato produzione de economia dei media al Munich College of Television and Film, prima di diplomarsi in regia cinematografica e televisiva. Dopo aver realizzato alcuni cortometraggi, ha esordito nel lungometraggio nel 2003 con DER WALD VOR LAUTER BÄUMEN. Mare, che è anche produttrice, firma con ALLE ANDEREN il suo secondo film.
ARTIMOS ŠVIESOS (Luci basse), Lituania, 2009, 35mm, col., 92', regia di Ignas Miškinis Road movie urbano di atmosfera, storia d’amore e film sull’amicizia che racconta l'incontro fra tre persone sole, due uomini e una donna, unite per una notte da un rito bizzarro: quello della guida notturna attraverso le vie della città. Il viaggio trasforma la città fredda e gretta in uno spazio inesplorato e imprevedibile, pieno di libertà, intimità, amore e speranza. Si tratta di catturare proprio questi momenti in cui lo spazio sconfinato della città e il vuoto delle notti suburbane sfociano nella certezza di poter divenire padrone di un proprio mondo nell’oscurità della notte. Ignas Miškinis è nato nel 1978 a Vilnius. Ha diretto diversi cortometraggi, prima di realizzare il suo primo lungometraggio nel 2007, Diringas, successo di pubblico e di stampa. Ha curato la regia di spot televisivi, spettacoli per il canale “LNK”, si è occupato del suono per diversi film e serie televisive. ARTIMOS ŠVIESOS è il suo secondo lungometraggio.
CRNCI (I neri), Croazia, 2009, 35mm, col., 78', regia di Goran Dević e Zvonimir Jurić Guerra. Una città sotto assedio. La tregua è stata firmata da poco e la squadra nota come i neri, che portavano a termine tutti i lavori sporchi, deve essere sciolta. il comandante Ivo, che ha perso tre dei suoi uomini, prepara l’azione per recuperare i loro corpi nella foresta e, nonostante il cessate il fuoco, fa saltare una diga causando gravi perdite al nemico. i membri superstiti della squadra, perseguitati dal senso di colpa e dai dubbi personali, passano all’azione. sul campo di battaglia, scopriranno che il nemico che stanno cercando si nasconde nel luogo in cui meno se lo aspettano: dentro di loro. Il film ha vinto il premio per la miglior Regia, miglior attore non protagonista e miglior sound Design al Festival di Pola e il Premio per la regia a Cottbus. Goran Dević è nato in Croazia nel 1971. Si è diplomato in regia cinematografica e televisiva presso l’accademia d’Arte Drammatica (Akademija Dramske Umjetnosti) di Zagabria, dove lavora come assistente alla cattedra di Cinema documentario. Dević è anche il fondatore e produttore della società di produzione 'Petnaesta umjetnost'. Il suo cortometraggio Uvozne vrane è stato presentato nel 2006 al Trieste Film Festival.
Zvonimir Jurić è nato a Osijek, in Croazia, nel 1971. Si è diplomato in regia cinematografica e televisiva presso l’accademia d’Arte Drammatica (Akademija Dramske Umjetnosti) di Zagabria nel 1999. Da allora, ha diretto diversi documentari e un lungometraggio tratto da un suo soggetto. Ha diretto anche serie televisive e l’episodio del film collettivo Sex, Piće i Krvoproliće. Lavora e vive a Zagabria. (scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
DOCUMENTARI
DISKO JA TUUMASÕDA (Disco e guerra atomica), Estonia/Finlandia, 2009, Digibeta, col. & b-n, 80', regia di Jaak Kilmi Disko ja tuumasõda racconta la storia di uno strano tipo di guerra dell’informazione, una guerra in cui un regime totalitario affronta gli eroi della cultura popolare e ne esce sconfitto. negli anni ’70, gli abitanti di Tallinn rimanevano incollati allo schermo della televisione a seguire le avventure di Emmanuelle e Dallas, un vero atto di coraggio se si pensa che la tv estone era sotto stretto controllo da parte del KGB. La televisione finlandese, che trasmetteva i programmi occidentali in tutto il golfo della Finlandia, era una vera e propria finestra su un mondo di sogni che le autorità non riuscirono mai a bloccare in alcun modo. era infatti il ripetitore eretto dagli americani sulla costa vicino a Helsinki ad assicurare che tutto il nord dell’Estonia ricevesse il segnale. Kilmi ha usato moltissime immagini di serie tv, film, spot e telegiornali (oltre che ricostruzioni di suoi ricordi personali) in un film che ha il sapore di una storia di spie, una tragicommedia che racconta una versione alternativa della storia recente e delle piccole storie personali che nasconde.
Jaak Kilmi è nato nel 1973. Si è diplomato in regia presso il Dipartimento della Cultura dell’Università pedagogica di Tallinn. Ha co-diretto e prodotto diversi cortometraggi, documentari e due lungometraggi. Kilmi ha fatto parte della Commissione cinema del Fondo culturale estone e dell’agenzia per il cinema estone, oltre che dell’associazione estone dei giornalisti cinematografici (divisione estone della FIPRESCI) a partire dal 1995. Dal 2001, insegna regia all’accademia d’Arte estone e all’Università di Tallinn. Disko ja tuumasõda ha ricevuto una menzione speciale e il Premio FIPRESCI al festival Black Nights di Tallinn. (scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
OMORI ASSZONYOK (Vecchie di Omor), Ungheria, 2008, Beta SP, b-n, 36', regia di Balázs Krasznahorkal Uccidere, assassinare: è questo il significato di Omor, un villaggio con un nome ungherese situato 40 km. a sud di Timisoara. Per questo motivo il nome doveva essere cambiato anni fa; fin d’allora viene chiamato, in rumeno, Roviniţa Mare. Ma il nome ungherese, Omor, resiste ancora. Il documentario, come una poetica “linea di esistenze”, penetra negli intrecci dei destini delle vedove ungheresi che vivono là. Balázs Krasznahorkai è nato a Gyula (Ungheria) nel 1975. Nel 2007 si è diplomato al Dipartimento di regia cinematografica presso l’Hungarian Academy of Drama and Film. Ha partecipato a molti Festival internazionali di cinema con i suoi cortometraggi. Attualmente sta lavorando alla pre-produzione del suo primo lungometraggio. Omori asszonyok è il suo terzo documentario.
VOICES UNVEILED: TURKISH WOMEN WHO DARE (Voci svelate: donne turche che osano), Stati Uniti, 2009, Digibeta, col. 69', regia di Binnur Karaevli
Girato in Turchia, il documentario racconta la storia di una società in rapida evoluzione, in bilico fra oriente ed occidente, attraverso la vita di tre donne: un'artista, un'attivista e una ballerina. Belkis, Nur e Banu sono l'esatto contrario dello stereotipo della “donna musulmana”: dinamiche, istruite e spesso provocanti, sono donne e che non hanno paura di inseguire i propri sogni. Il film le segue nella loro lotta continua per vivere una vita piena e cambiare la società in cui vivono.
Binnur Karaevli è nata e cresciuta a Istanbul e ha ottenuto il suo BFA in drammaturgia all’Università Carnegie-Mellon e il suo MFA in produzione cinematografica alla USC. I suoi cortometraggi di fiction, Dance of the Whirling Dervish ed Evelyn of the Desert, hanno ricevuto i primi premi ai festival di Norimberga e New Orleans e all’Istanbul International Film Festival. Ha lavorato a numerosi documentari e fiction internazionali.
CORTOMETRAGGI
BABYLON 2084, Germania, col., 30', regia di Christian Schleisiek E90-1248 è addetto allo smistamento del materiale da costruzione di una delle due torri, poste l'una di fronte all'altra, situate in una immensa distesa d'acqua. La sua vita è dedicata alla costruzione della torre, perché il livello dell'acqua sta salendo. A causa di un incidente, E90-1248 si ritrova in uno dei piani più bassi dell'edificio dove sono ammassate tutte le persone che non possono essere ospitate nei piani alti della torre.
Infine, lo SPLIT INTERNATIONAL FESTIVAL OF NEW FILM presenta TESSUTI MEDITERRANEI - 9 CORTOMETRAGGI DIGITALI DA SPLIT (Spalato), Croazia La selezione, curata da da Josko Jeroncic e Duje Skarcic, coimprende:
22:22 di Tonci Gacina, DV, 2008, 4’ 8”
Sul lato est di una stazione ferroviaria, nella città di Spalato, anni fa furono costruite delle case per il personale impiegato nella ferrovia, dove tuttora vivono delle persone. Questo breve documentario li segue in un breve momento della loro esistenza.
VELIKA OCEKIVANJA di Renata Poljak, S16mm/HD, 2005, 17’ L’uomo e l’architettura parlano lo stesso linguaggio. Il genere umano e la violenza dell’architettura sono il risultato dell’infezione dallo stesso virus...
CLASSROOM di Dragan Djokic DV 2009, 2’21” Un esperimento con suono e immagine, questo corto esplora l’energia del montaggio.
KUSTOS SWING di Vanja Cinic, DV, 2008, 10’35” Lord Martin Bottom spedisce una lettera aperta alle donne amministratrici croate, invitandole ad un incontro. Il suo intento è quello di investigare sulla dimensione comportamentale nella costruzione di una microstruttura sociale.
PARALLEL SPACE MOVEMENT di Suncica Fradelic, HD, 2009/10, 7’ Coreografia tratta da un pezzo di Steve Reich per chitarra elettrica, “Counterpoint 1”.
IRAK-DANSKA di Tanja Minarik, DV, 2008, 3’13” Eravamo vicini. E poi... è partito.
SHIPYARD BLUES di Goran Cace, Beta SP, 2005, 25’34” Una giornata in un cantiere navale di Spalato: il documentario mostra la vita e il lavoro delle persone, circondate dai fumi del rumore e dal silenzio delle macchine.
TIJELO di Milan Sabic DV, 2008, 1’30” Questo video si basa sul concetto dei due estremi di una persona – l’anima e il corpo. Alternandosi aritmicamente tra le due parti, è possibile mescolarli...
SPLITSKI AKVAREL di Boris Poljak, Digi Beta, 2009, 15’ Znjan, una delle spiagge di Spalato, è stata creata riempiendo la costa di sabbia, presa dal mare, e viene utilizzata anche come parcheggio; questo le dà la connotazione di città di mare per cittadini poco abbienti. Gente che nuota, il mare, le macchine e le barche che vibrano nella calura dell’estate, quasi come fosse un quadro pointilliste.
RIFF - Roma Independent Film Festival 8-16 aprile 2010 www.riff.it ufficio stampa: Marino Midena, Elisabetta Colla (+39.347.7162033 - +39.333.2736455) ufficiostampa@spet.it, elisabetta@spet.it
è un'associazione culturale di Trieste che si propone di promuovere e incrementare tutte quelle iniziative in materia di cinema, sperimentazione e video, che costituiscono fattore di crescita culturale e di approfondimento sui paesi dell’Europa centro orientale, dell’Asia centrale e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il progetto ha trovato la sua massima realizzazione nel Trieste Film Festival, nato nel 1988.
CHI SCRIVE SU CAVÒ
alpeadriacinema: informazioni e comunicazioni ufficiali sulle attività dell'associazione e del Trieste Film Festival platipuszen: approfondimenti e news che riguardano il cinema e la cultura dei paesi del centro-est Europa