giovedì 22 ottobre 2009

TRACCE DI MURO: OLTRE BERLINO

Dopo la doppia proiezione di lunedì scorso al Cinema Ariston, che ci ha consentito di rivedere un film bellissimo come Good Bye, Lenin! e l'interessantissimo documentario sulla propaganda nella DDR Kinder, Kader, Kommandeure (leggi il post dedicato), mercoledì c'è stata l'affollatissima presentazione dell'ultimo libro di Gian Enrico Rusconi, Berlino: la reinvenzione della Germania. Entrambi gli appuntamenti hanno richiamato un pubblico interessato e informato. Possiamo dire che proiezioni e presentazione del libro fossero legate da un filo rosso: se da una parte, infatti i film ci hanno mostrato con grande chiarezza quanto sia importante - e attuale - ricordare quanto siano potenti le immagini e come sia facile, attraverso di esse, creare una realtà che di fatto non esiste, il saggio di Rusconi affronta - fra gli altri - il "problema" della memoria.
Dopo questo inizio dedicato doverosamente a Berlino, che ci ha aiutato a riannodare le fila di quella che potremmo definire una rassegna “diffusa”, dal momento che ci sta accompagnando ormai da gennaio e che avrà delle code anche nella prossima edizione del Trieste Film Festival, con i prossimi appuntamenti entriamo nel vivo della parte autunnale della rassegna. Un percorso ulteriore che parte da Berlino per condurci in un viaggio alla scoperta di altri muri: da quello eretto di recente da Israele (nel pluripremiato film di Simone Bitton, Il muro), al confine che divide le due Coree, sorto prima di quello di Berlino e che ancora non dà segni di cedimento (nel programma del 4 novembre in Cavò), fino in Marocco, passando per un'Europa in cui, a vent'anni dalla caduta del Muro, esistono ancora moltissime divisioni sociali e i muri sono quelli dell'esclusione dei cittadini non comunitari (Da un muro all’altro – Da Berlino a Ceuta). Lunedì 26 presentiamo due documentari molto interessanti. Cominciamo col parlare del primo:

Da un muro all’altro – Da Berlino a Ceuta (tit. or. D’un mur l’autre – de Berlin à Ceuta) è un film belga dell'anno scorso che è stato presentato a Cividale lo scorso luglio nell'ambito di Mittelimmagini, rassegna di cinema documentario che arricchisce il programma del Mittelfest e la cui edizione di quest'anno si intitolava - appunto - "Muri".
"Nessuno lascia volentieri il proprio paese” dice Antonio, seduto nella sua poltrona. Anni fa, è partito dalla Sardegna alla volta del Belgio, dove si è letteralmente sepolto vivo in una miniera di carbone. Al paese che l'ha accolto e di cui parla con rispetto ha dato otto figli, “otto buoni belgi”, come gli piace ripetere. Jean, di persone così ne ha incontrate tante nel suo vagabondare per l'Europa, incontri eccezionali, scambi autentici con persone che gli raccontano col groppo in gola perché sono emigrate. Parlano delle famiglie, delle case, degli amici che hanno lasciato per venirsene in Francia, in Germania, in Spagna, in Belgio. Videocamera in spalla, il regista inizia il suo viaggio a Berlino, davanti ai resti del Muro, e finisce a Ceuta davanti a un altro muro di filo spinato, dove tuttora gli immigrati clandestini trovano la morte. Il viaggio procede su treno, nave o automobile, ed è accompagnato dalla colonna sonora di Tom McClung, pianista jazz americano. I brani sottolineano, senza ridicolizzarle, le storie (a tratti molto crude) dei protagonisti e la nostalgia che provano quando evocano la loro vita passata o raccontano di quella attuale. Dal muro di Berlino all’enclave di Ceuta in terra africana, questo road movie attraversa l’Europa, oltrepassando quattro frontiere ma con un unico centro, in cui prende vita una società meticcia, multiculturale, ricca nelle sue diversità nonostante le tradizioni vengano spesso rinnegate. Uno sguardo ottimista e fuori dal comune sull’Europa e la sua immigrazione. Da un muro all'altro è stato presentato anche a Visions du Réel, il festival internazionale del documentario di Nyon.
L'autore, Patric Jean, è nato nel 1968 in Belgio. Ha studiato teatro, letteratura e cinema all'INSAS di Bruxelles. Vive fra Parigi e il Belgio. Dopo i primi cortometraggi nel 2000 ha girato il documentario Les enfants du Borinage - lettre è Henri Storck, una videolettera che Jean invia a Henri Storck per mostrargli come dal 1933, anno in cui Storck girò insieme a Joris Ivens Misère au Borinage, nulla sia cambiato per la gente che abita quell'area. Documento d'accusa contro il partito socialista che governava il sud del paese, in cui il Borinage si trova, il film ha scatenato una vera e propria bufera politica in Belgio. Il suo secondo film, Traces, è stato una docufiction su un pittore, Mahieu. Nel 2003, Jean ha diretto Might Is Right, trasmesso dalle televisioni di 15 paesi. Dopo D'un mur l'autre, ha girato Masculine dominance, un documentario a tema femminista, che esce in questi giorni. Jean sta lavorando a un film e a una serie di documentari.

Sito ufficiale del film: http://www.dunmurlautre.net

Lunedì 26 ottobre Cinema Ariston - Trieste
ore 18.30

Il programma completo di TRACCE DI MURO è consultabile e scaricabile dal sito di Alpe Adria Cinema.


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