Cari amici e amiche di Alpe Adria Cinema, i locali in dotazione all'associazione (la storica sede di via S. Rocco e via Pescheria) sono stati danneggiati dalle intense precipitazioni che hanno interessato Trieste una decina di giorni fa. Purtroppo, quella che all'inizio era sembrata una situazione facilmente rimediabile, si è rivelata peggiore a una verifica piùì approfondita. In sostanza, tutta la moquette che ricopriva lo spazio di via S. Rocco è ormai inservibile e va asportata e molti sono gli oggetti non più utilizzabili (come i nostri bei cubi grigi). Ci stiamo organizzando per risolvere la questione, ma al momento l'Associazione non è nelle condizioni di richiedere l'intervento immediato di tecnici specializzati che si occupino del ripristino in sicurezza dei locali (considerato anche che l'acqua è arrivata a bagnare una parte dell'impianto elettrico). Per questo motivo e molto a malincuore ci vediamo quindi costretti a cancellare l'intera rassegna "Cavò_collezione estiva", prevista per il mese di luglio. Faremo il possibile per riproporre i film programmati in autunno e, comunque, vi terremo informati sull'evoluzione della situazione.
Grazie per la comprensione e buone vacanze a tutti e anche in estate... non dimenticate di andare al cinema!
CARI AMICI E AMICHE, SIAMO DAVVERO SPIACENTI DI COMUNICARVI CHE CAUSA ALLAGAMENTO IL NOSTRO CAVO' E' MOMENTANEAMENTE INAGIBILE. PERTANTO, LE PREVISTE PROIEZIONI PREVISTE PER OGGI, MERCOLEDI' 23, NON POTRANNO AVERE LUOGO.
CI SCUSIAMO MOLTISSIMO CON TUTTI VOI, CERCHEREMO DI RECUPERARE LE PROIEZIONI NEL CORSO DELLE ALTRE SERATE IN PROGRAMMA.
Il 15 giugno è morto a Belgrado, suicida, Bekim Fehmiu, stella di prima grandezza del cinema jugoslavo, noto in Italia soprattutto per il ruolo di Ulisse nello sceneggiato a puntate "L'Odissea" (1968). Su Osservatorio Balcani e Caucaso un ricordo dell'attore, nato a Sarajevo nel 1936 da una famiglia albanese del Kosovo.
"Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com' altrui piacque,
infin che 'l mar fu sovra noi richiuso.
L'Ulisse di Dante muore così. In una scena tragica e grandiosa fuori dal tempo, lontano da tutti, ai confini del mondo conosciuto, dopo aver convinto i compagni impauriti e recalcitranti ad andare avanti, sempre più avanti, oltre ogni limite, “per seguir virtute e canoscenza”. Il mio Ulisse, invece, è morto martedì 15 giugno a Belgrado, in un appartamento del quartiere di Zvezdara. Suicida. L'hanno trovato sul suo letto, al suo fianco la pistola con cui ha messo fine alla sua vita. " leggi il seguito su Osservatorio Balcani e Caucaso.
Cavò_collezione estiva 2010 apre mercoledì con un cortometraggio e un lungometraggio. Si parte alle 19.30 con
CETVRTAK (Giovedì) di Nikola Ljuca, Serbia, 2009, col., 26' Sceneggiatura: Staša Bajac, Nikola Ljuca. Fotografia: Maja Radošević. Montaggio. Nataša Damnjanović. Suono: Jakov Munižaba. Cast: Milan Marić, Milica Gojković, Filip Žarković, Marija Opsenica. Produzione: Fakultet dramskih umetnosti.
Il 18enne esce di casa, dove si capisce che è avvenuto qualcosa di strano. Trascorre la giornata a zonzo per le strade di Belgrado, in compagnia degli amici. Non sa che quello che è accaduto al mattino sta per cambiare la sua vita...
Nikola Ljuca è nato a Belgrado nel 1985. Diplomatosi in Regia, ha preso parte a diversi progetti internazionali e workshop in Ungheria, Paesi Bassi e Corea del Sud. Ha lavorato come aiuto regista e per il casting in diversi lungometraggi e show televisivi e ha presentato i propri progetti di video arte all'interno di progetti teatrali e di arte contemporanea. Sta attualmente lavorando a un cortometraggio dal titolo The Name, una co-produzione serbo-tedesca, nominata al Co-production Prize 2010 della Fondazione Robert Bosch.
a seguire
TAMO I OVDE (Qui e là) di Darko Lungulov, Serbia/Usa/Germania, 2009, col., 85'
Sceneggiatura: Darko Lungulov. Fotografia: Mathias Schöningh. Montaggio. Dejan Urosevic. Musica: Dejan Pejovic. Scenografia: Phil Buccellat, Ivana Nikolic. Costumi: Zora Mojsilovic. Cast: David Thornton, Mirjana Karanovic, Cyndi Lauper, Branislav Trifunovic, Jelena Mrdja, Antone Pagan, Max King, Fredda Lomsky. Produzione: KinoKamera. World Sales: Films Boutique. Sito ufficiale del film: http://www.hereandtherethemovie.com/
Opera prima applaudita e premiata (con il Best New York Narrative Award) al Tribeca Film Festival e in numerosi festival internazionali. Ambientato tra NewYork e Belgrado, il film racconta la storia di Robert, musicista di mezza età squattrinato, in crisi depressiva e creativa che non riesce ad impegnarsi in alcun progetto concreto. Un giorno incontra il serbo Branko, proprietario di una ditta di traslochi, che gli propone di andare in Serbia... Piccolo cameo per Cindy Lauper che ha collaborato anche alla colonna sonora, cantando fra l’altro il brano che dà il titolo al film.
Darko Lungulov è nato nel 1963 a Belgrado e nel 1991 si è trasferito a New York, dove ha conseguito una laurea in comunicazione, cinema e video presso il City College. Dal 1997 al 2003 ha lavorato alla società di produzione Spiral Pictures (sezione del Ross Institute di East Hampton) come aiuto-regista e co-produttore di documentari (fra gli altri, ricordiamo la produzione internazionale “Sonic Convergence”, con Quincy Jones). Darko ha fatto anche parte del corpo docente della facoltà di Media Studies della Ross School e, come professore associato, ha insegnato al Southampton College dell'Università di Long Island. In quel periodo, dalla collaborazione con l'artista cilena Isabel Klotz, sono nati diversi progetti video, fra cui "Everyday Mantras", del 1997, presentato l'anno dopo alla terza Biennale del Video e delle Arti elettroniche di Santiago del Cile, cui sono seguiti altri progetti indipendenti. Nel 2003, Darko ha fondato una società di produzione indipendente, “Here and There Productions”. Da allora si divide fra Serbia e Stati Uniti. Il primo film prodotto dalla Here and There Productions, un documentario da lui diretto, è stato presentato per la prima volta nel 2004 all'Hamptons International Film Festival, dove ha vinto il premio del pubblico. Il film è stato poi presentato in diversi festival internazionali, fra cui l'IDFA di Amsterdam, il Dok Festival di Lipsia. Darko vive ora in Serbia ma ha mantenuto contatti professionali con gli Stati Uniti, dove lavora attualmente su una serie di corti documentari per Plum TV e dove tiene puntualmente dei workshop di produzione sul cinema digitale al Ross Institute.
Tutti i film vengono presentati in lingua originale con sottotitoli in inglese. L'ingresso è gratuito e riservato ai soci di Alpe Adria Cinema. I posti sono limitati, per cui vi chiediamo di prenotarvi. Programma completo della rassegna QUI. Per info e prenotazioni: news@alpeadriacinema.it o 040 3476076
Il regista kazako Timur Bekmambetov, autore fra l'altro dei film della serie che comprende I guardiani della notte e I guardiani del giorno (campioni di incassi in Russia), ha annunciato la prima edizione di un nuovo festival di cinema, da lui curato: si tratta dell'Astana Intl. Action Film Festival e si svolgerà in Kazakistan. Il festival aprirà il 27 giugno nella capitale del Kazakistan con titoli che includono The Expendables, diretto e interpretato da Sylvester Stallone, The Karate Kid di Harald Zwart, e una sfilza di ospiti illustri che arriveranno direttamente da Hollywood. Come esplicita fin da subito il nome, il festival sarà dedicato principalmente ai film d'azione. Mission del festival, secondo le stesse parole del regista/curatore, è quella di “portare a un pubblico più ampio popolari film stranieri” e favorire “lo sviluppo e il rafforzamento della cooperazione culturale e professionale” fra Eurasia, Russia e Occidente. E così, mentre le platee dei festival occidentali si sciolgono in applausi davanti allo sguardo particolare degli autori kazaki (da ultimo per film come Tulpan, uscito anche in sala in Italia), nella steppa sembra che bramino i blockbuster americani. Staremo a vedere cosa nascerà da questa curiosa esperienza di “cooperazione culturale”!
Ci fa piacere segnalare un'iniziativa sulla cultura arbëreshë che si svolgerà a Palermo, presso l'Oratorio dell’Angelo Custode, il 14 giugno alle 17:30. Il Centro Internazione di Studi sul Mito - Delegazione siciliana organizza la Tavola rotonda “Albanesi per lingua, bizantini per rito, italiani per adozione”. Modera Gianfranco Romagnoli, Vicepresidente CISM, e intervengono Papas Luigi Lucini (Viceparroco di S. Nicolò dei Greci alla Martorana - Gli arbëreshë e la tradizione cristiana di Bisanzio), Domenico Morelli (responsabile Minoranze linguistiche del Ministero P.I. - A 10 anni dalla Legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche: problemi e prospettive), Zef Giuseppe Chiaromonte (Cultore di Lingua e Letteratura Albanese, Università di Palermo - I Codici d'Albania, patrimonio dell'umanità).
E questo ci dà l'occasione per ricordare un documentario molto interessante presentato nella 19a edizione del Trieste Film Festival, in concorso documentari:
STORIE ARBËRESHË di Mario Balsamo Italia, 2007, DV, col., 53’, v.o. italiana - arbëresh Sceneggiatura: Mario Balsamo. Fotografia: Alfredo Betrò. Montaggio: Ilaria Fraioli. Suono: Valentino Giannì. Produzione, distribuzione internazionale: Palomar Spa.
Il documentario fa parte di "Alba Suite", una serie di nove documentari sulla comunità arbëreshë, discendenti degli albanesi che alla fine del Medioevo, in fuga dall’avanzata ottomana, si stabilirono in diverse regioni del sud Italia. Sotto la direzione artistica di Salvo Cuccia, otto registi (Guido Chiesa, Fatmir Koci, Rosita Bonanno, Emma Rossi Landi, Marco Bertozzi, Mario Balsamo, Rossella Schillaci, Antonio Bellia) sono stati invitati a realizzare un film sull’argomento. Salvo Cuccia, responsabile del progetto, spiega: “La regola è stata la libertà d’espressione, la diversità dei linguaggi e degli approcci, sia per quanto riguarda i contenuti che per modalità e forme. Ciò che accomuna i lavori è il racconto di queste antiche popolazioni, le loro forme religiose, le musiche e i canti, la lingua e la cultura, ma anche il concetto di migrazione”.
“Per raccontare cosa significhi ‘arbëresh’ oggi si parte dalla banda di Mezzojuso, proseguendo con scene quotidiane riprese a Piana degli Albanesi: personaggi che raccontano le loro storie di vita difficile, in un luogo povero e inospitale; le scuole elementari dove i bambini imparano la lingua arbëresh che, ancora oggi, è la prima lingua parlata in paese; un prete di rito greco-bizantino che spiega alle figlie (i padri di questo rito possono avere una famiglia) i connotati di questa forma di religiosità cristiana… Il ritmo del documentario alterna momenti serrati ai tempi lenti della vita di paese, in una Sicilia che mischia indissolubilmente il presente con il passato.” (M. Balsamo)
Mario Balsamo è nato a Latina nel 1962 e si è laureato in Filosofa con una tesi in Storia del Cinema. È filmmaker e scrittore. Docente presso la Act (Accademia del Cinema e della Televisione) di Cinecittà, ha diretto laboratori di documentaristica in Italia e all'estero e collaborato alle trasmissioni Rai Cara Giovanna, Italia Ore 6, Portomatto, Atlante, Pomeridiana, Pista!, Big! e Gente di Notte. Ha diretto diversi documentari, fra cui Alvaro Siza, architetto (1998), In restauro - L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (1999), Le isole dipinte - Viaggio nelle Marchesi di Paul Gauguin (2000), Un mondo migliore è possibile (documentario collettivo ideato e coordinato da Francesco Maselli, 2001), Il villaggio dei disobbedienti (2002), Porto Alegre (documentario collettivo sul secondo Forum Sociale Mondiale, 2002, e coordinato da Ettore Scola), Sotto il cielo di Baghdad (2003), Io, Socrate e Linda (2005), Mae Baratinha, una storia di Candomblé (2006). Nel 1995, ha pubblicato un romanzo storico Que viva Marcos! (manifestolibri), sulla rivolta neo-zapatista nel Chiapas. Dal 2007 è nel consiglio direttivo dell’Associazione italiana dei documentaristi indipendenti Doc/it.
Alpe Adria Cinema riapre lo spazio del Cavò di via San Rocco 1 ai suoi soci e li invita a una serie di appuntamenti imperdibili. Dopo le rassegne dell'anno scorso dedicate alla commedia estiva all'italiana e al camp, arriva CAVò_COLLEZIONE ESTIVA. 5 mercoledì, 9 titoli fra i più interessanti del 2009, 9 paesi rappresentati: Serbia, Germania, Russia, Grecia, StatiUniti, Georgia, Kazakistan, Taiwan, Romania. Film premiati nei festival internazionali, opere prime, conferme di grandi autori, ce n'è per tutti i gusti. Stili e linguaggi diversi, ma con un denominatore comune: sono film che (purtroppo) in sala non vedrete mai!
Il programma della rassegna (nei prossimi giorni seguiranno post di approfondimento):
Mercoledì 16 giugno, ore 19.30 CETVRTAK (Giovedì) di Nikola Ljuca, Serbia, 2009, col., 26'
a seguire TAMO I OVDE (Qui e là) di Darko Lungulov, Serbia/Usa/Germania, 2009, col., 85'
Mercoledì 23 giugno, ore 19.30 ALI DI CERA di Hedy Krissane, Italia, 2009, col., 7'19''
a seguire GAGMA NAPIRI (L'altra sponda) di George Ovashvili, Georgia/Kazakistan, 2009, col., 90'
Mercoledì 30 giugno, ore 19.30 TSAR (Zar) di Pavel Loungine, Russia, 2009, col., 116'
Mercoledì 7 luglio, ore 19.30 BABA (Nonna) di Zuzana Spidlova, Rep. Ceca, 2008, col., 21'
a seguire BOOGIE di Radu Muntean, Romania, 2008, col., 102'
Mercoledì 14 luglio, ore 19.00 STRELLA di Panos H. Koutras, Grecia, 2008, col., 113'
Tutti i film vengono presentati in lingua originale con sottotitoli in inglese. L'ingresso è gratuito e riservato ai soci di Alpe Adria Cinema. I posti sono limitati, per cui vi chiediamo di prenotarvi. Per info e prenotazioni: news@alpeadriacinema.it o 040 3476076
Siamo lieti di annunciare che martedì 15 giugno verrà ufficialmente presentato a Gorizia l'ultimo cortometraggio scritto e diretto da Davide Del Degan e girato in Libano, HABIBI, finalista per il Globo d'oro della Stampa estera in Italia.
Habibi, Italia, 2010, col., 22', Prod. Galaxia, Crelp FVG, con Claudio Castrogiovanni, Omero Antonutti,Tony Balabane. In un mondo apparentemente lontano dal nostro, ogni giorno i bambini cambiano il nome ai loro giochi, cambiano il nome ai loro sogni e si fanno uomini in fretta. Non possono scegliere e a volte devono sbagliare. Habibi è il viaggio attraverso i ricordi di un uomo che ritorna bambino.
Davide Del Degan è nato a Trieste nel 1968. Dopo la laurea in Scienze Politiche all’Università di Trieste, inizia a lavorare come cameraman e montatore per diverse produzioni documentaristiche di tv regionali e nazionali. Contemporaneamente, partecipa a produzioni cinematografiche nei diversi ruoli di assistente alla regia e assistente di produzione. Nel 2000 frequenta il Drama Acting Center di Ljubljana e partecipa a diversi workshop internazionali a Roma, Milano e Zagabria. Si interessa a tematiche sociali con particolare attenzione all’handicap fisico, collaborando con diversi istituti e associazioni per lo sviluppo di produzioni documentaristiche e cinematografiche. Il suo cortometraggio Interno 9, nomination al David di Donatello, ha vinto il Globo d’oro come miglior cortometraggio (il premio viene assegnato dall’associazione della stampa estera in Italia), ed è stato presentato in vari festival internazionali fra cui la mostra internazionale del Cinema di Venezia. anche Il prigioniero, selezionato al Clermont-Ferrand Short Film Festival, ha partecipato a diversi festival internazionali. Con Favola zingara, è stato in Concorso cortometraggi all'ultimo Trieste Film Festival.
La proiezione avrà luogo presso il multisala Kinemax di Piazza Vittoria 41, alle ore 20.30. L'ingresso è libero, siete tutti invitati!
Il 2 giugno, è morto a Parigi, dove viveva ormai da quasi 40 anni, il regista americano Joseph Strick, l'uomo che ha avuto il coraggio di portare sullo schermo giganti della letteratura del '900 come Joyce.
Strick era nato a Braddock, Pennsylvania, il 6 luglio del 1923. Regista, produttore e sceneggiatore, aveva iniziato come cameraman dell'esercito americano durante la seconda Guerra mondiale e nel 1959 aveva realizzato con Irwing Lerner e Ben Maddow il documentario sperimentale The Savage Eye (originale uso del cinema verité). È stato uno dei primi registi americani a tentare la trasposizione cinematografica di testi modernisti: The Balcony di Jean Genet del 1963, su sceneggiatura di Ben Maddow e con un cast che comprendeva Shelley Winters, Peter Falk e Lee Grant; il già ricordato Ulysses da Joyce, scritto con Fred Heines (autore della sceneggiatura de Il lupo della steppa da H. Hesse), Tropico del cancro di Henry Miller interpretato da Rip Torn ed Ellen Burstyn; e ancora da Joyce A Portrait of the Artist as a Young Man per la sceneggiatura della scrittrice Judith Rascoe e con la partecipazione straordinaria di sir John Gielgud. Nel 1995 ha realizzato il documentario Criminals sulla criminalità negli Usa utilizzando come narrazione testi del poeta C. K. Williams. Nell'attività di documentarista da segnalare Interviews with My Lai Veterans sui massacri di civili vietnamiti a opera di militari americani, che gli valse nel 1971 un Academy Award nella categoria “Best Documentary short subjects”. Tra il 1950 e il 1958 il governo americano confiscò i passaporti al regista e a sua moglie e Joseph Strick finì per lavorare gran parte della sua vita fuori dagli Usa. Il filo rosso che lega la sua produzione cinematografica – impegno sociale e per la giustizia, trasposizione filmica di straordinarie opere letterarie, e amore per la natura – riflettono forse più qualità di un artigiano che non di un filmmaker e rimandano ad una individualità fuori dall'ordinario. Nel gennaio 2009, il Trieste Film Festival ha dedicato un omaggio a James Joyce, presentando nella sezione 1909-2009. DA TRIESTE A DUBLINO una serie di film basati o ispirati alle opere del grande autore. Uno di questi era proprio l'Ulysses di Strick. Scoperta/riscoperta sia per noi organizzatori che per il pubblico. Un film che tutti abbiamo amato.
The man who 'dared' to adapt for the big screen the monumental work by James Joyce, Ulysses, died 2 days ago, in Paris, where he had primarily resided the 1970s. He was an American director and was born in Braddock, Pennsylvania, on 6 July 1923. Director, producer and script-writer, he began work as cameraman for the Us army during the second World War and in 1959, with Irwing Lerner and Ben Maddow, produced the experimental The Savage Eye documentary (as original use of cinema verité). He was one of the first American directors to try transposing modernist texts to the screen: The Balcony by Jean Genet in 1963 used a screenplay by Ben Maddow and a cast including Shelley Winters, Peter Falk e Lee Grant; Joyce’s Ulysses, written with Fred Heines (who wrote the screenplay for H. Hesse’s Steppenwolf), Tropic of Cancer by Henry Miller starring Rip Torn and Ellen Burstyn; and Joyce again: A Portrait of the Artist as a Young Man with a script by Judith Rascoe and the participation of sir John Gielgud. In 1995, he made another documentary, Criminals, on crime in the Usa, using texts by poet C.K. Williams as narration. His other works as documentary-maker include Interviews with My Lai Veterans on the massacres of vietnamite civilians by American soldiers, which won the director an academy award in the “Best Documentary short subjects” catagory in 1971. Between 1950 and 1958, the Us government confiscated the passports of the director and his wife and as a result, Joseph Strick spent much of his life working abroad. A common thread linking all his film production – social commitment and striving for justice, the transposing of extraordinary literary works to the screen and a love of nature – perhaps reflects more the quality of a craftsman than of a film maker, and suggest an uncommon individuality. In January 2009, the Trieste Film Festival paid homage to James Joyce with the section 1909-2009. FROM TRIESTE TO DUBLIN, presenting a series of films based on or inspired by the great author's works. One of them was Joseph Strick's Ulysses. We all loved it.
ULYSSES di/by Joseph Strick Regno Unito / United Kingdom 1967, 35mm, b-n / b-w, 132’ v.o. inglese / english o.v.
Sceneggiatura / Screenplay: Fred Haines, Joseph Strick, dall’Ulisse di James Joyce / Based on James Joyce’s Ulysses. Montaggio / Editing: Reginald Mills. Fotografia / Photography: Wolfgang Suschitzky. Musica / Music: Stanley Myers. Suono / Sound: Christian Wangler. scenografia / Art Director: Graham Probst. Costumi / Wardrobe: Betty Long.
Dublino, anni ‘60. Una giornata, il 16 giugno, nella vita del giovane Stephen Dedalus, di Leopold Bloom e di sua moglie Molly. La macchina da presa segue le loro vicende e peregrinazioni in giro per la città e entra nelle loro menti e pensieri, in un tentativo di trasporre cinematograficamente la tecnica narrativa del flusso di coscienza. Dedalus è un sedicente poeta alla ricerca di se stesso, in conflitto col mondo, la famiglia, la chiesa e lo stato, ossessionato dal fantasma della madre morta di recente. Bloom, ebreo di Dublino di origini ungheresi, è un uomo qualunque. Si arrangia facendo il piazzista pubblicitario, anche lui ha un paio di lutti da elaborare, ma deve fare anche i conti con la notoria infedeltà di sua moglie Molly, cantante d’opera. Le strade di Stephen e di Leopold si incrociano più volte durante il giorno, ma si separeranno dopo che Bloom avrà salvato Dedalus da un impaccio all’uscita del bordello di Circe/Bella Cohen dove hanno passato parte della notte assieme. Come l’Ulisse omerico, anche Bloom affronta mille peripezie prima di riuscire a tornare infine alla sua itaca ed a riconquistare – forse – la sua Penelope. La pellicola di Joseph Strick ripropone la varierà degli stili narrativi che caratterizzano i diversi episodi del romanzo di James Joyce, con risultati spesso esilaranti, come nell’episodio della redazione del giornale, o soprattutto in quello grottesco e surreale del bordello. La scelta d’ambientare il film negli anni ‘60, anziché nel 1904 come nel testo originale, fu motivo di controversie tra i critici ma, in accordo con Margot Norris: “Come lettori percepiamo la Dublino del 1904 come una vivace città moderna che mantiene l’ethos di un confortevole villaggio, e questa sensazione sembra perdurare anche negli anni ‘60 scelti da strick per il suo film (in Ulysses, Cork University Press 2004). In molti paesi la pellicola fu oggetto di censura, come in Australia, in Sudafrica e in Nuova Zelanda. In Irlanda il film ha subito 33 anni di censura ed è stato proiettato per la prima volta solo nel febbraio del 2001. (Elisabetta d'Erme, dal catalogo ufficiale della 20a ed. del festival)
Dublin in the 1960s. A day – June 16 – in the lives of the young Stephen Dedalus, Leopold Bloom and his wife, Molly. The camera follows them on their daily business and on their peregrinations around town, entering their minds and thoughts, in an attempt to transpose the stream of consciousness narrative technique to film. Dedalus is a would-be poet in search of himself, in conflict with the world, his family, the church and the state, obsessed by the ghost of his recently-deceased mother. Bloom, a Jew from Dublin but of Hungarian origin, is an ordinary man. He gets by as an advertising canvasser, and he too has serious losses to mourn, but he also has to come to terms with the notorious infidelity of his wife, Molly, an opera singer. The paths of Stephen and Leopold cross several times during the day, but they will later part once Bloom has saved Dedalus from an awkward situation outside Bella Cohen’s/Circe’s brothel where they spent part of the night together. Like Homer’s Ulysses, Bloom too goes through a thousand adventures before managing to return to his ithaca and reconquer – perhaps – his Penelope. Joseph strick’s film reproposes the variety of narrative styles characterising the different episodes of James Joyce’s novel, with often exhilarating results, as in the episode set in the newspaper office, and above all in the grotesque, surreal brothel chapter. The decision to set the film in the 1960s rather than in 1904 as in the original text was a much-debated one amongst critics but as Margot Norris has written: “[a]s readers, we perceive the Dublin of 1904 as a lively modern city maintaining the ethos of a comfortable village, and this sensation seems to survive in the 1960s chosen by strick for his film” (in Ulysses, Cork University Press 2004). The film was censored in many countries such as Australia, South Africa and New Zealand. In Ireland, the film suffered 33 years of censorship and was screened for the first time only in February of 2001. (Elisabetta d'Erme, official catalogue of the Trieste Film Festival's 20th ed.)
Link a un articolo pubblicato sul sito del British Film Institute in occasione della retrospettiva dell'opera di Strick, che si è svolta a Londra nel novembre dello scorso anno / An article published on the BFI's website, in occasion of the J. Strick retrospective held in November 2009 in London: http://www.bfi.org.uk/sightandsound/exclusive/joseph_strick.php
Alpe Adria Cinema e il Trieste Film Festival si complimentano con Nadja Velušček e Anja Medved per il premio ottenuto dal loro TRENUTEK REKE/IL TEMPO DEL FIUME nella sezione "Uomo - Fiume" dell'EtnoFilmFest di Rovigo! Di questo bel film, presentato in anteprima nell'ultima edizione del festival, avevamo già parlato QUI.
è un'associazione culturale di Trieste che si propone di promuovere e incrementare tutte quelle iniziative in materia di cinema, sperimentazione e video, che costituiscono fattore di crescita culturale e di approfondimento sui paesi dell’Europa centro orientale, dell’Asia centrale e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il progetto ha trovato la sua massima realizzazione nel Trieste Film Festival, nato nel 1988.
CHI SCRIVE SU CAVÒ
alpeadriacinema: informazioni e comunicazioni ufficiali sulle attività dell'associazione e del Trieste Film Festival platipuszen: approfondimenti e news che riguardano il cinema e la cultura dei paesi del centro-est Europa