sabato 5 giugno 2010

STRICK, UN REGISTA FUORI DAL COMUNE / STRICK, NOT A CONVENTIONAL FILMMAKER

Il 2 giugno, è morto a Parigi, dove viveva ormai da quasi 40 anni, il regista americano Joseph Strick, l'uomo che ha avuto il coraggio di portare sullo schermo giganti della letteratura del '900 come Joyce.
Strick era nato a Braddock, Pennsylvania, il 6 luglio del 1923. Regista, produttore e sceneggiatore, aveva iniziato come cameraman dell'esercito americano durante la seconda Guerra mondiale e nel 1959 aveva realizzato con Irwing Lerner e Ben Maddow il documentario sperimentale The Savage Eye (originale uso del cinema verité). È stato uno dei primi registi americani a tentare la trasposizione cinematografica di testi modernisti: The Balcony di Jean Genet del 1963, su sceneggiatura di Ben Maddow e con un cast che comprendeva Shelley Winters, Peter Falk e Lee Grant; il già ricordato Ulysses da Joyce, scritto con Fred Heines (autore della sceneggiatura de Il lupo della steppa da H. Hesse), Tropico del cancro di Henry Miller interpretato da Rip Torn ed Ellen Burstyn; e ancora da Joyce A Portrait of the Artist as a Young Man per la sceneggiatura della scrittrice Judith Rascoe e con la partecipazione straordinaria di sir John Gielgud. Nel 1995 ha realizzato il documentario Criminals sulla criminalità negli Usa utilizzando come narrazione testi del poeta C. K. Williams. Nell'attività di documentarista da segnalare Interviews with My Lai Veterans sui massacri di civili vietnamiti a opera di militari americani, che gli valse nel 1971 un Academy Award nella categoria “Best Documentary short subjects”. Tra il 1950 e il 1958 il governo americano confiscò i passaporti al regista e a sua moglie e Joseph Strick finì per lavorare gran parte della sua vita fuori dagli Usa.
Il filo rosso che lega la sua produzione cinematografica – impegno sociale e per la giustizia, trasposizione filmica di straordinarie opere letterarie, e amore per la natura – riflettono forse più qualità di un artigiano che non di un filmmaker e rimandano ad una individualità fuori dall'ordinario.
Nel gennaio 2009, il Trieste Film Festival ha dedicato un omaggio a James Joyce, presentando nella sezione 1909-2009. DA TRIESTE A DUBLINO una serie di film basati o ispirati alle opere del grande autore. Uno di questi era proprio l'Ulysses di Strick. Scoperta/riscoperta sia per noi organizzatori che per il pubblico. Un film che tutti abbiamo amato.

The man who 'dared' to adapt for the big screen the monumental work by James Joyce, Ulysses, died 2 days ago, in Paris, where he had primarily resided the 1970s. He was an American director and was born in Braddock, Pennsylvania, on 6 July 1923. Director, producer and script-writer, he began work as cameraman for the Us army during the second World War and in 1959, with Irwing Lerner and Ben Maddow, produced the experimental The Savage Eye documentary (as original use of cinema verité). He was one of the first American directors to try transposing modernist texts to the screen: The Balcony by Jean Genet in 1963 used a screenplay by Ben Maddow and a cast including Shelley Winters, Peter Falk e Lee Grant; Joyce’s Ulysses, written with Fred Heines (who wrote the screenplay for H. Hesse’s Steppenwolf), Tropic of Cancer by Henry Miller starring Rip Torn and Ellen Burstyn; and Joyce again: A Portrait of the Artist as a Young Man with a script by Judith Rascoe and the participation of sir John Gielgud. In 1995, he made another documentary, Criminals, on crime in the Usa, using texts by poet C.K. Williams as narration. His other works as documentary-maker include Interviews with My Lai Veterans on the massacres of vietnamite civilians by American soldiers, which won the director an academy award in the “Best Documentary short subjects” catagory in 1971. Between 1950 and 1958, the Us government confiscated the passports of the director and his wife and as a result, Joseph Strick spent much of his life working abroad. A common thread linking all his film production – social commitment and striving for justice, the transposing of extraordinary literary works to the screen and a love of nature – perhaps reflects more the quality of a craftsman than of a film maker, and suggest an uncommon individuality.
In January 2009, the Trieste Film Festival paid homage to James Joyce with the section 1909-2009. FROM TRIESTE TO DUBLIN, presenting a series of films based on or inspired by the great author's works. One of them was Joseph Strick's Ulysses. We all loved it.

ULYSSES
di/by Joseph Strick
Regno Unito / United Kingdom
1967, 35mm, b-n / b-w, 132’
v.o. inglese / english o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Fred Haines, Joseph Strick, dall’Ulisse di James Joyce / Based on James Joyce’s Ulysses. Montaggio / Editing: Reginald Mills. Fotografia / Photography: Wolfgang Suschitzky. Musica / Music: Stanley Myers. Suono / Sound: Christian Wangler. scenografia / Art Director: Graham Probst. Costumi / Wardrobe: Betty Long.

Dublino, anni ‘60. Una giornata, il 16 giugno, nella vita del giovane Stephen Dedalus, di Leopold Bloom e di sua moglie Molly. La macchina da presa segue le loro vicende e peregrinazioni in giro
per la città e entra nelle loro menti e pensieri, in un tentativo di trasporre cinematograficamente la tecnica narrativa del flusso di coscienza. Dedalus è un sedicente poeta alla ricerca di se stesso, in conflitto col mondo, la famiglia, la chiesa e lo stato, ossessionato dal fantasma della madre morta di recente. Bloom, ebreo di Dublino di origini ungheresi, è un uomo qualunque. Si arrangia facendo il piazzista pubblicitario, anche lui ha un paio di lutti da elaborare, ma deve fare anche i conti con la notoria infedeltà di sua moglie Molly, cantante d’opera. Le strade di Stephen e di Leopold si incrociano più volte durante il giorno, ma si separeranno dopo che Bloom avrà salvato Dedalus da un impaccio all’uscita del bordello di Circe/Bella Cohen dove hanno passato parte della notte assieme. Come l’Ulisse omerico, anche Bloom affronta mille peripezie prima di riuscire a tornare infine alla sua itaca ed a riconquistare – forse – la sua Penelope. La pellicola di Joseph Strick ripropone la varierà degli stili narrativi che caratterizzano i diversi episodi del romanzo di James Joyce, con risultati spesso esilaranti, come nell’episodio della redazione del giornale, o soprattutto in quello grottesco e surreale del bordello. La scelta d’ambientare il film negli anni ‘60, anziché nel 1904 come nel testo originale, fu motivo di controversie tra i critici ma, in accordo con Margot Norris: “Come lettori percepiamo la Dublino del 1904 come una vivace città moderna che mantiene l’ethos di un confortevole villaggio, e questa sensazione sembra perdurare anche negli anni ‘60 scelti da strick per il suo film (in Ulysses, Cork University Press 2004). In molti paesi la pellicola fu oggetto di censura, come in Australia, in Sudafrica e in Nuova Zelanda.
In Irlanda il film ha subito 33 anni di censura ed è stato proiettato per la prima volta solo nel febbraio del 2001. (Elisabetta d'Erme, dal catalogo ufficiale della 20a ed. del festival)

Dublin in the 1960s. A day – June 16 – in the lives of the young Stephen Dedalus, Leopold Bloom and his wife, Molly. The camera follows them on their daily business and on their peregrinations around town, entering their minds and thoughts, in an attempt to transpose the stream of consciousness narrative technique to film. Dedalus is a would-be poet in search of himself, in conflict with the world, his family, the church and the state, obsessed by the ghost of his recently-deceased mother. Bloom, a Jew from Dublin but of Hungarian origin, is an ordinary
man. He gets by as an advertising canvasser, and he too has serious losses to mourn, but he also has to come to terms with the notorious infidelity of his wife, Molly, an opera singer. The paths of Stephen and Leopold cross several times during the day, but they will later part once Bloom has saved Dedalus from an awkward situation outside Bella Cohen’s/Circe’s brothel where they spent part of the night together. Like Homer’s Ulysses, Bloom too goes through a thousand adventures before managing to return to his ithaca and reconquer – perhaps – his Penelope. Joseph strick’s film reproposes the variety of narrative styles characterising the different episodes of James Joyce’s novel, with often exhilarating results, as in the episode set in the
newspaper office, and above all in the grotesque, surreal brothel chapter. The decision to set the film in the 1960s rather than in 1904 as in the original text was a much-debated one amongst
critics but as Margot Norris has written: “[a]s readers, we perceive the Dublin of 1904 as a lively modern city maintaining the ethos of a comfortable village, and this sensation seems to survive in the 1960s chosen by strick for his film” (in Ulysses, Cork University Press 2004). The film was censored in many countries such as Australia, South Africa and New Zealand. In Ireland, the film suffered 33 years of censorship and was screened for the first time only in February of 2001. (Elisabetta d'Erme, official catalogue of the Trieste Film Festival's 20th ed.)



Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Strick

Link a un articolo pubblicato sul sito del British Film Institute in occasione della retrospettiva dell'opera di Strick, che si è svolta a Londra nel novembre dello scorso anno / An article published on the BFI's website, in occasion of the J. Strick retrospective held in November 2009 in London: http://www.bfi.org.uk/sightandsound/exclusive/joseph_strick.php


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