È uscito finalmente il 6 novembre nelle sale italiane, grazie all'opera meritoria di Officine Ubu, l'ultimo film del regista tedesco Hannes Stöhr, presentato l'anno scorso in Piazza Grande al Festival di Locarno, BERLIN CALLING. Film particolare, in cui cinema e vita si mescolano. Il protagonista, infatti, è il dj Paul Kalkbrenner, che interpreta la parte del leggendario DJ ICKARUS.
Ickarus ritorna a Berlino dopo un estenuante tour mondiale. Con svariati album e incalcolabili esibizioni dal vivo alle spalle, Ickarus è diventato un'artista di culto. Nonostante sia completamente esausto, si butta assieme alla fidanzata Mathilde sul missaggio e il lancio del prossimo album. Quando presenta i nuovi brani alla sua etichetta, Alice, la manager della label, non è soddisfatta e gli suggerisce di lavorarci ancora. Frustrato e privo di energie dopo il tour, Ickarus continua a suonare in eventi locali, finché il suo spacciatore Pea gli vende una dose di ecstasy tagliata male che lo manda fuori di testa. Ikarus si ritrova nella stanza di un ospedale psichiatrico, mentre Mathilde non riesce più a gestire la situazione e lo lascia. Viene affidato alla supervisione della Dottoressa Petra Paul, un'esperta nel recupero dei tossicodipendenti, e si ritrova in compagnia di un folle gruppo di pazienti tossicodipendenti e persino di un suo fan... il giovane guardiano Alex. Anche se Ickarus non prende molto sul serio il programma di recupero della Dott.sa Paul, gli viene permesso di portare in clinica il suo computer per lavorare ai suoi pezzi. Nonostante ciò, Ickarus è fuori controllo e una notte riesce a uscire di nascosto per procurarsi della droga da Pea e far festa in qualche club. Questa ricaduta lo fa sprofondare ancora di più nel vortice della dipendenza. Durante una crisi distrugge l'ufficio della sua etichetta discografica per poi scivolare nella psicosi. Ickarus realizza finalmente di avere bisogno di aiuto e senza un posto dove andare, decide volontariamente di tornare in clinica. Sotto l'effetto di farmaci molto forti, l'unica via d'uscita rimasta a Ickarus è la sua musica: per questo si butta anima e corpo sulla scrittura di nuovi pezzi che lo aiutano a superare il difficile periodo di disintossicazione e che andranno a comporre il nuovo album, Berlin Calling, appunto.
Spiega il regista: “Di solito, i film sui musicisti parlano di qualche artista americano o inglese già morto. Che sia Jim Morrison, Charly Parker, Joe Strummer, Kurt Cobain, Brian Jones, Ian Curtis o Johnny Cash – la lotta che il musicista deve affrontare per farcela dipende sempre dal contesto e dal tempo in cui vive. In questo modo i film diventano ritratti di una società, diun modo di vivere, di un tempo storico. Ogni volta che si parla di un mito del rock, la lotta spesso autodistruttiva dell’artista diventa la metafora di una generazione, e la ribellione alla società è solitamente il tema principale. Per quanto mi riguarda, l’aspetto più interessante di questi ritratti è la dialettica “arte e follia”. Lo spettatore è attratto dallo stile di vita anticonvenzionale del protagonista. Si aspetta con crescente tensione il momento in cui l’artista perde il controllo, o per dirla in altro modo, lo si osserva mentre vola troppo vicino al sole. Non a caso i Led Zeppelin hanno usato la figura mitologica di Icaro come simbolo. Perché non raccontare per una volta la storia di un musicista tedesco? Addirittura di qualcuno ancora vivente? Perché occuparsi sempre del passato quando il presente è così interessante? Perché non fare un film su un compositore di musica elettronica? I musicisti della generazione di YouTube compongono con il computer, viaggiano per il mondo e non hanno bisogno di liriche per i loro pezzi. Vendono la loro musica su internet, cosa che li rende indipendenti dalle grandi major e fa circolare il loro nome fra gli appassionati di musica dance nel vasto, globalizzato, panorama internazionale. Berlin Calling non è un film biografico, quanto piuttosto un film che racconta la vita di un musicista nella Berlino di oggi. Un film sull’arte e la follia, l'ebbrezza e l’estasi, la speranza e il futuro, l’amicizia e la famiglia, la musica e la gioia di vivere e, naturalmente, sull’amore.”
Colonna sonora di Kalkbrenner, contenente anche un brano di Sascha Funke.
Hannes Stöhr, regista, sceneggiatore, produttore, è nato a Stoccarda nel 1970 e, dopo aver completato il servizio civile e un viaggio di nove mesi in Sud America, si è iscritto alla Facoltà di Legge dell’Università di Passau. Fra il 1995 e il 1999 ha studiato sceneggiatura e regia all’Accademia di Cinema e Televisione di Berlino (DFFB), e ha frequentato seminari di sceneggiatura tenuti, fra gli altri, da Ken Dancyger, Dick Ross, Jesus Díaz, Don Bohlinger e Jacob Arjouni. Ha partecipato a seminari di regia tenuti da Wolfgang Becker, Mike Leigh, Volker Schlöndorff e Helke Misselwitz. Nel 2006 ha ottenuto una borsa di studio per la “residenza degli artisti” a Villa Aurora di Los Angeles. Attualmente lavora a Berlino come sceneggiatore e regista e insegna alla DFFB di Berlino e alla Scuola di Cinema di Ludwigsburg. Con Berlin Is in Germany, del 2001, ha vinto il Premio del Pubblico al festival di Berlino e altri importanti riconoscimenti a livello internazionale. One Day in Europe, del 2006, presentato sempre alla Berlinale, ha fatto il giro il mondo, partecipando a una trentina di festival. Berlin Calling (2008), presentato la prima volta a Locarno, è stato fra gli altri ai festival di Berlino, São Paulo e al South by Southwest Film Festival.
Di Hannes Stöhr, la rassegna Tracce di Muro (Trieste, 21 ottobre 18 novembre) presenta il film BERLIN IS IN GERMANY, Il giorno 18 novembre nello spazio espositivo di Alpe Adria Cinema, il Cavò di via S. Rocco, 1. Info: www.alpeadriacinema.it, news@alpeadriacinema.it
http://www.myspace.com/berlincallingfilm
http://www.officineubu.com
Spiega il regista: “Di solito, i film sui musicisti parlano di qualche artista americano o inglese già morto. Che sia Jim Morrison, Charly Parker, Joe Strummer, Kurt Cobain, Brian Jones, Ian Curtis o Johnny Cash – la lotta che il musicista deve affrontare per farcela dipende sempre dal contesto e dal tempo in cui vive. In questo modo i film diventano ritratti di una società, diun modo di vivere, di un tempo storico. Ogni volta che si parla di un mito del rock, la lotta spesso autodistruttiva dell’artista diventa la metafora di una generazione, e la ribellione alla società è solitamente il tema principale. Per quanto mi riguarda, l’aspetto più interessante di questi ritratti è la dialettica “arte e follia”. Lo spettatore è attratto dallo stile di vita anticonvenzionale del protagonista. Si aspetta con crescente tensione il momento in cui l’artista perde il controllo, o per dirla in altro modo, lo si osserva mentre vola troppo vicino al sole. Non a caso i Led Zeppelin hanno usato la figura mitologica di Icaro come simbolo. Perché non raccontare per una volta la storia di un musicista tedesco? Addirittura di qualcuno ancora vivente? Perché occuparsi sempre del passato quando il presente è così interessante? Perché non fare un film su un compositore di musica elettronica? I musicisti della generazione di YouTube compongono con il computer, viaggiano per il mondo e non hanno bisogno di liriche per i loro pezzi. Vendono la loro musica su internet, cosa che li rende indipendenti dalle grandi major e fa circolare il loro nome fra gli appassionati di musica dance nel vasto, globalizzato, panorama internazionale. Berlin Calling non è un film biografico, quanto piuttosto un film che racconta la vita di un musicista nella Berlino di oggi. Un film sull’arte e la follia, l'ebbrezza e l’estasi, la speranza e il futuro, l’amicizia e la famiglia, la musica e la gioia di vivere e, naturalmente, sull’amore.”
Colonna sonora di Kalkbrenner, contenente anche un brano di Sascha Funke.
Hannes Stöhr, regista, sceneggiatore, produttore, è nato a Stoccarda nel 1970 e, dopo aver completato il servizio civile e un viaggio di nove mesi in Sud America, si è iscritto alla Facoltà di Legge dell’Università di Passau. Fra il 1995 e il 1999 ha studiato sceneggiatura e regia all’Accademia di Cinema e Televisione di Berlino (DFFB), e ha frequentato seminari di sceneggiatura tenuti, fra gli altri, da Ken Dancyger, Dick Ross, Jesus Díaz, Don Bohlinger e Jacob Arjouni. Ha partecipato a seminari di regia tenuti da Wolfgang Becker, Mike Leigh, Volker Schlöndorff e Helke Misselwitz. Nel 2006 ha ottenuto una borsa di studio per la “residenza degli artisti” a Villa Aurora di Los Angeles. Attualmente lavora a Berlino come sceneggiatore e regista e insegna alla DFFB di Berlino e alla Scuola di Cinema di Ludwigsburg. Con Berlin Is in Germany, del 2001, ha vinto il Premio del Pubblico al festival di Berlino e altri importanti riconoscimenti a livello internazionale. One Day in Europe, del 2006, presentato sempre alla Berlinale, ha fatto il giro il mondo, partecipando a una trentina di festival. Berlin Calling (2008), presentato la prima volta a Locarno, è stato fra gli altri ai festival di Berlino, São Paulo e al South by Southwest Film Festival.
Di Hannes Stöhr, la rassegna Tracce di Muro (Trieste, 21 ottobre 18 novembre) presenta il film BERLIN IS IN GERMANY, Il giorno 18 novembre nello spazio espositivo di Alpe Adria Cinema, il Cavò di via S. Rocco, 1. Info: www.alpeadriacinema.it, news@alpeadriacinema.it
http://www.myspace.com/berlincallingfilm
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