giovedì 19 novembre 2009

SERBIA HARDCORE

“Bene, quel momento ora è giunto. I bombardamenti sono un’opportunità ideale per riordinare la biblioteca. Quando si sentono le sirene dell’allarme aereo, è uno dei pochi lavori a cui ci si possa dedicare con la necessaria concentrazione.”

Lacerti, brevi riflessioni ed annotazioni taglienti. Attraverso la forma breve Dušan Veličković dà in pasto una Serbia e la sua bellissima Belgrado della fine anni Novanta. Sagacia e spirito critico non mancano per spiegare come si vive in una città bombardata, quali i rumori, i ritmi, le trappole psicologiche di chi vive in un posto senza libertà. Per quanto il periodo descritto sia tremendo, le pagine sono piene di sense of humor, di situazioni paradossali ed aneddoti grotteschi. C’è anche molta intimità e pudore tra queste righe scritte da un intellettuale importante del suo Paese, ma non per questo ci sono sconti, anzi, tutto viene trasmesso in maniera più intensa e lucida.
La forza e la bellezza di questo libro sono immediate, proprio perché sono appunti che non sono stati filtrati successivamente per farne un racconto unitario. Queste note sono state definite “racconti dal vivo” ed effettivamente è così: è come ascoltare una jam session live.
Piccolo nota bene: il libro nella sua versione integrale, (comprensiva di due parti) è stato pubblicato solo in Italia, nemmeno in Serbia è edita la versione completa.

Dusan Veličković, nato nel 1947 a Sabac, è uno dei più noti e stimati giornalisti serbi. È anche scrittore, film maker ed editore. Figura emblematica di intellettuale liberal, voce brillante e coraggiosa dell’intelligentia democratica belgradese e vera e propria coscienza critica del proprio Paese, dal 1993 al 1997 è stato direttore del più importante settimanale di Belgrado, “NIN”, venendo rimosso dall’incarico a causa della sua ferma opposizione al regime di Slobodan Milošević. Al suo forzato avvicendamento i redattori risposero con uno sciopero durato un mese e mezzo. Veličković ha vissuto una vera e propria “odissea” al tempo di Milošević, cominciata nei primi anni Novanta, quando, assieme al figlio diciannovenne, venne reclutato “a scopo punitivo” dall’esercito jugoslavo con l’intento di inviarlo al fronte. Rifiutando l’arruolamento coatto, Veličković fu costretto ad abbandonare il Paese rifugiandosi a Vienna e in seguito a Parigi e Londra. Nel 1993 fece ritorno a Belgrado e venne designato, contrariamente alle abituali nomine politiche (a quei tempi la testata era proprietà dello Stato), direttore di “NIN”, dopo una serie di ballottaggi segreti fra i giornalisti della rivista. Per la sua linea editoriale e per le sue prese di posizione ufficiali Veličković fu oggetto di ripetute minacce e rischiò persino la vita: la polizia segreta lo seguì proprio il giorno in cui venne ucciso il suo collega e amico Slavko Ćuruvija, direttore di “Dnevni telegraf”, l’11 aprile 1999.
Come regista Veličković ha al suo attivo numerosi short movies e documentari, fra cui ricordiamo Lenjin u pokretu [Lenin in movimento], Smrtni ljudi, besmrtni zločini [Uomini mortali, crimini immortali] e Đinđic: jedan život [Đinđic: una vita].
T.C.

DUŠAN VELIČKOVIĆ - SERBIA HARDCORE
Zandonai Editore
Traduzione di Sergej Roić
Nota di Nicole Janigro

(Informazioni biografiche tratte dal sito dell’editore www.zandonaieditore.it)


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