Ultimo appuntamento, mercoledì 18 novembre, con TRACCE DI MURO, la mega-rassegna che Alpe Adria Cinema e Goethe Institut di Trieste hanno dedicato al ventennale della caduta del Muro di Berlino. Dopo la ricognizione autunnale sugli “altri” muri ancora presenti nel mondo (Marocco, Cisgiordania, Corea, India/Pakistan, fra gli altri) il cerco si chiude su Berlino. I due film che presentiamo in Cavò (lo spazio video dell'associazione riservato ai suoi soci) sono una fiction e un documentario: BERLIN IS IN GERMANY e IN BERLIN. Cominciamo parlando del primo.
BERLIN IS IN GERMANY (Berlino è in Germania) di Hannes Stöhr, Germania, 2001, col., con Jörg Schüttauf, Julia Jäger, Robin Becker, Tom Jahn, Edita Malovcic (v.o. tedesca, sott. inglesi)
2001, una prigione del Brandenburgo. Il 36enne Martin Schulz viene rilasciato dopo undici anni di prigione. Ex-cittadino della Germania Est, è stato imprigionato nel 1989, prima della caduta del Muro. Al momento del rilascio, gli vengono restituiti gli oggetti di sua proprietà, fra cui ci sono un passaporto, una patente e un libretto di risparmio della DDR, tutte cose che ormai, nella Germania riunificata, non hanno alcun valore. Quando varca i cancelli della prigione, Martin è pieno di ottimismo, ma subito si rende conto che il mondo che lo attende fuori è una Berlino (est) che lui riesce a malapena a riconoscere. Qui e là, rimangono ancora le trace di quello che era un tempo, ma sono poche ormai. Martin prende una stanza in un albergo economico e se ne sta seduto a fare aeroplanini di carta con le sue banconote ormai fuori corso. Va a trovare la moglie Manuela e il figlioletto undicenne Rokko. Nel libro di inglese del figlio, legge: “Il mio nome è Rokko Schulz. Sono un ragazzo di Berlino. Berlino si trova in Germania”. Tutto d'un tratto, Martin viene assalito da un dubbio atroce cioè che il bambino non sappia nemmeno chi è lui. La madre ha ora un altro uomo, Wolfgang, un quarantenne dell'ovest. Martin comincia a girare senza meta nella parte orientale della città, incontrando gente di tutti i tipi, uscito più o meno bene dalla caduta del Muro. L'unica cosa che gli interessa è quella di ritrovare la propria strada e stabilire un rapporto con il figlio, ma trovare un lavoro si rivela molto più difficile di quanto immaginasse perché, per quanto si sforzi, il suo passato ha sempre il sopravvento su di lui. Viene arrestato, seppur innocente, e chiuso nuovamente in cella. Nessuno sembra credere alla sua innocenza...
Hannes Stöhr, regista, sceneggiatore, produttore, è nato a Stoccarda nel 1970 e, dopo aver completato il servizio civile e un viaggio di nove mesi in Sud America, si è iscritto alla Facoltà di Legge dell’Università di Passau. Fra il 1995 e il 1999 ha studiato sceneggiatura e regia all’Accademia di Cinema e Televisione di Berlino (DFFB), e ha frequentato seminari di sceneggiatura tenuti, fra gli altri, da Ken Dancyger, Dick Ross, Jesus Díaz, Don Bohlinger e Jacob Arjouni. Ha partecipato a seminari di regia tenuti da Wolfgang Becker, Mike Leigh, Volker Schlöndorff e Helke Misselwitz. Nel 2006 ha ottenuto una borsa di studio per la “residenza degli artisti” a Villa Aurora di Los Angeles. Attualmente lavora a Berlino come sceneggiatore e regista e insegna alla DFFB di Berlino e alla Scuola di Cinema di Ludwigsburg. Con Berlin Is in Germany, del 2001, ha vinto il Premio del Pubblico al festival di Berlino e altri importanti riconoscimenti a livello internazionale. One Day in Europe, del 2006, presentato sempre alla Berlinale, ha fatto il giro il mondo, partecipando a una trentina di festival. Berlin Calling (2008), presentato la prima volta a Locarno, e attualmente anche nelle sale italiane è stato fra gli altri ai festival di Berlino, São Paulo e al South by Southwest Film Festival.
Mercoledì 18 novembre 2009, alle ore 19.00, al CAVò di via S. Rocco 1 (Trieste)
INGRESSO RISERVATO AI SOCI DI ALPE ADRIA CINEMA
Info: news@alpeadriacinema.it
My grandfather was born in 1912 in the village HEIDENSCHAFT, Julian Alps, at that time Austrian Empire. My mother was born in that same village in 1941, when it was Italian with the name AIDUSSINA. From 1947 that village became Yugoslavian and from 1991 it is Slovenian with the name AJDOVŠČINA.
RispondiEliminaHorrors, crimes, mournings and a lot of borders changings had crossed that village through the 20th century, but since 2007 it is possible to go from Austria and from Italy to that village without hurdles, because Slovenia entered the European Union.
I hope some day all borders histories may become like this.
http://pillandia.blogspot.com
RispondiEliminathanks for the comment, we hope so too!