Continua, nell'ambito di Science+Fiction, Festival internazionale della fantascienza di Trieste, la rassegna MARX ATTACKS!, tutta dedicata alla fantascienza dell'est e realizzata in collaborazione con Alpe Adria Cinema.
Alle 16.30, nella sala 6 del Multiplex Cinecity di Trieste
Eolomea [RDT, 1972, 83’] di Herrmann Zschoche / v.o. sott. it.
Il tema - la scoperta di una civiltà extraterrestre quasi inaccessibile - è lo stesso di Solaris e di 2001: Odissea nello Spazio, la cui influenza è onnipresente: Zschoche deve a 2001 il suo gusto per i modellini e per immagini astratte, mentre prende da Solaris l’idea di fondere scene futuristiche con scene della vita quotidiana. Se si aggiunge il riferimento - bizzarro - a Lelouche nelle scene d’amore, il film appare come un insieme di immagini già girate, un’opera solitaria di un topo da cineteca. Eppure la sceneggiatura nella sua ambiguità è molto interessante: si vede un astronauta che si imbarca per un viaggio lungo un secolo rinunciando alla sua fidanzata, cosa che sembra molto staliniana; ma si nota anche che le autorità terrestri esitano ad avvallare questo viaggio a causa della durata e perché è un comandante della base a volersi mettere in contatto con gli esseri pensanti che abitano probabilmente sul pianeta Eolomea, obiettivo della spedizione. Anche l’eroe disobbedisce, e la fidanzata ne approfitta per utilizzare le istituzioni secondo i suoi fini. Si profila così anche nel santuario dell’ortodossia staliniana che è la Germania dell’Est la tradizionale satira della burocrazie a cui la fantascienza offre un grande aiuto.
Alle 18.00, sempre in sala 6
Im Staub der Sterne - La polvere delle galassie [RDT, 1976, 75’] di Gottfried Kolditz / v.o. sott. it./ing
Realizzato circa un anno prima di Star Wars, questa space opera della Germania dell’Est è un esempio di fantascienza sorprendentemente unico, in cui la Terra non è mai menzionata, mentre l’universo è abitato da culture umanoidi con nomi che suonano palesemente inventati. Una navicella spaziale arriva dal pianeta Cyrno sul pianeta Tem 4 in risposta ad un grido d’aiuto inviato anni prima, soltanto per scoprire che i Temiani non sembrano, in realtà, volere nessun aiuto. Mentre l’equipaggio fedele, comandato dalla sensibile Capitan Akala (Jana Brejchova), cade vittima dell’incantesimo dei padroni di casa edonisti, si insinua il sospetto che c’è qualcosa che non va, così vien fuori che persone apparentemente autoctone sono in realtà dei colonizzatori che sfruttano i Tiri, ovvero gli indigeni veri e propri, obbligandoli a lavorare duramente in un’enorme miniera. La vicenda potrebbe essere facilmente interpretata come un’allegoria dello scontro tra il capitalismo e il comunismo, con la gente di Cyrno che aiuta i rivoltosi a fomentare una rivoluzione. Le risorse garantite da una collaborazione con il Blocco Orientale (la Romania era uno dei partner della produzione) consentono di dar vita a scenografie straordinarie, come deserti scavati dal vento ed enormi miniere, oltre a folle di comparse che riempiono lo schermo.
Alle 19.30, ancora in sala 6
Izbavitelij - The Rat Savior [Jugoslavia, 1976, 80’] di Krsto Papic / v.o. sott. it./ing.
Basato su una storia di fantascienza di Alexander Greene, scrittore sovietico morto durante le epurazioni staliniane, Izbavitelj è una potente allegoria politica, che in qualche modo prefigura il più conosciuto “Rhinocéros” di Ionesco. Ambientato negli anni ’30 a Zagabria, la trama è una variante di quella de L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956). Vidovic è lo scrittore vagabondo che scopre che una nuova specie di ratti con la capacità di cambiare forma sta conquistando la città, uccidendo e poi impersonando le proprie vittime. Vidovic elimina i ratti con una sostanza chimica fornitagli dallo scienziato di Sovagovic, ma non prima di aver ucciso la donna che ama convinto che sia una donna-ratto. Il carattere allegorico del film è piuttosto confuso - i ratti sembrano rappresentare una forma di fascismo troppo generalizzato - ma la regia di Papic (che ha permesso al film di vincere l’Asteroide d’Oro all’edizione del 1977 del Festival della Fantascienza di Trieste) è notevole e molte delle sequenze sono piuttosto grafiche e viscerali, con uno stile insolito per la realizzazione di un film dell’Est Europa.
Se siete soci di Alpe Adria Cinema, esibendo la tessera potrete entrare gratis ai film di questa sezione (e a prezzo scontato agli altri)!
http://www.scienceplusfiction.org
Alle 16.30, nella sala 6 del Multiplex Cinecity di Trieste
Eolomea [RDT, 1972, 83’] di Herrmann Zschoche / v.o. sott. it.
Il tema - la scoperta di una civiltà extraterrestre quasi inaccessibile - è lo stesso di Solaris e di 2001: Odissea nello Spazio, la cui influenza è onnipresente: Zschoche deve a 2001 il suo gusto per i modellini e per immagini astratte, mentre prende da Solaris l’idea di fondere scene futuristiche con scene della vita quotidiana. Se si aggiunge il riferimento - bizzarro - a Lelouche nelle scene d’amore, il film appare come un insieme di immagini già girate, un’opera solitaria di un topo da cineteca. Eppure la sceneggiatura nella sua ambiguità è molto interessante: si vede un astronauta che si imbarca per un viaggio lungo un secolo rinunciando alla sua fidanzata, cosa che sembra molto staliniana; ma si nota anche che le autorità terrestri esitano ad avvallare questo viaggio a causa della durata e perché è un comandante della base a volersi mettere in contatto con gli esseri pensanti che abitano probabilmente sul pianeta Eolomea, obiettivo della spedizione. Anche l’eroe disobbedisce, e la fidanzata ne approfitta per utilizzare le istituzioni secondo i suoi fini. Si profila così anche nel santuario dell’ortodossia staliniana che è la Germania dell’Est la tradizionale satira della burocrazie a cui la fantascienza offre un grande aiuto.
Alle 18.00, sempre in sala 6
Im Staub der Sterne - La polvere delle galassie [RDT, 1976, 75’] di Gottfried Kolditz / v.o. sott. it./ing
Realizzato circa un anno prima di Star Wars, questa space opera della Germania dell’Est è un esempio di fantascienza sorprendentemente unico, in cui la Terra non è mai menzionata, mentre l’universo è abitato da culture umanoidi con nomi che suonano palesemente inventati. Una navicella spaziale arriva dal pianeta Cyrno sul pianeta Tem 4 in risposta ad un grido d’aiuto inviato anni prima, soltanto per scoprire che i Temiani non sembrano, in realtà, volere nessun aiuto. Mentre l’equipaggio fedele, comandato dalla sensibile Capitan Akala (Jana Brejchova), cade vittima dell’incantesimo dei padroni di casa edonisti, si insinua il sospetto che c’è qualcosa che non va, così vien fuori che persone apparentemente autoctone sono in realtà dei colonizzatori che sfruttano i Tiri, ovvero gli indigeni veri e propri, obbligandoli a lavorare duramente in un’enorme miniera. La vicenda potrebbe essere facilmente interpretata come un’allegoria dello scontro tra il capitalismo e il comunismo, con la gente di Cyrno che aiuta i rivoltosi a fomentare una rivoluzione. Le risorse garantite da una collaborazione con il Blocco Orientale (la Romania era uno dei partner della produzione) consentono di dar vita a scenografie straordinarie, come deserti scavati dal vento ed enormi miniere, oltre a folle di comparse che riempiono lo schermo.
Alle 19.30, ancora in sala 6
Izbavitelij - The Rat Savior [Jugoslavia, 1976, 80’] di Krsto Papic / v.o. sott. it./ing.
Basato su una storia di fantascienza di Alexander Greene, scrittore sovietico morto durante le epurazioni staliniane, Izbavitelj è una potente allegoria politica, che in qualche modo prefigura il più conosciuto “Rhinocéros” di Ionesco. Ambientato negli anni ’30 a Zagabria, la trama è una variante di quella de L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956). Vidovic è lo scrittore vagabondo che scopre che una nuova specie di ratti con la capacità di cambiare forma sta conquistando la città, uccidendo e poi impersonando le proprie vittime. Vidovic elimina i ratti con una sostanza chimica fornitagli dallo scienziato di Sovagovic, ma non prima di aver ucciso la donna che ama convinto che sia una donna-ratto. Il carattere allegorico del film è piuttosto confuso - i ratti sembrano rappresentare una forma di fascismo troppo generalizzato - ma la regia di Papic (che ha permesso al film di vincere l’Asteroide d’Oro all’edizione del 1977 del Festival della Fantascienza di Trieste) è notevole e molte delle sequenze sono piuttosto grafiche e viscerali, con uno stile insolito per la realizzazione di un film dell’Est Europa.
Se siete soci di Alpe Adria Cinema, esibendo la tessera potrete entrare gratis ai film di questa sezione (e a prezzo scontato agli altri)!
http://www.scienceplusfiction.org
Nessun commento:
Posta un commento