lunedì 23 novembre 2009

SECONDA STELLA A DESTRA

Parte oggi la rassegna MARX ATTACKS! al Science+Fiction di Trieste: 13 film imperdibili per chi vuole conoscere la fantascienza dei paesi dell'Est Europa.

Alle 16.30, nella sala 6 del Multiplex Cinecity di Trieste

Der Schweigende Stern [La stella silenziosa] RDT/Polonia, 1960, colore, 35 mm, 93’) di Kurt Maetzig
Questo film inaugura una serie di titoli est europei sullo spazio, tutti sicuramente sulla scia dei viaggi dello Sputnik (1957) e del Gagarin (1961). Questo film della Germania dell’est fu girato tra il 1959 e il 1960, ambientato nel 1970 e tratto dal racconto del più famoso scrittore polacco di fantascienza Austronauci di Stanislaw Lem, pubblicato nel 1951 e uscito in Italia con il titolo di Il pianeta morto. Tutti i popoli della Terra vivono in armonia, gli scienziati scoprono una bobina magnetica con un messaggio da Venere che parla di un attacco. Una commissione internazionale manda una spedizione su Venere con il Kosmokrator 1. Una volta sul pianeta, si scoprono le rovine di una civiltà molto evoluta caduta vittima dei propri impulsi distruttivi. Il messaggio pacifista coincide con il filone statunitense di film sullo stesso argomento come Sulla spiaggia (On the Beach, 1959) o Beyond the Time Barrier (1960). Il regista Maetzig fu co-fondatore dell’industria cinematografia del dopoguerra nella Germania Est e rimase l’esponente di spicco anche negli anni ‘60. I set, specialmente quelli della città venusiana distrutta, i paesaggi bizzarri e i vulcani arrabbiati, sono il risultato dell’ottimo lavoro di Anatol Radzinowicz. Uscito nel 1963 negli Stati Uniti in una versione doppiata e in Italia con il titolo Sojoux 111 terrore su Venere.

Alle 18.15, sempre in sala 4
Ikarie XB 1
Cecoslovacchia, 1963, b/n, 35 mm, 84’) di Jindřich Polak
Sull’onda del suo film per bambini Klaun Ferdindand a Raketa (1962) e senza dubbio su quella del successo sovietico di Planeta Burg (1962), Polak ha realizzato questo racconto piuttosto asettico di una spedizione internazionale che lascia il proprio mondo automatizzato del venticinquesimo secolo, su una nave spaziale comandata da Abajev, alla ricerca di un mondo “verde”, nella versione inglese, un mondo “bianco” in quella originale. Si imbattono in un’astronave abbandonata contenente i cadaveri di equipaggio e passeggeri, morti ormai da secoli - un episodio ripreso con un effetto più inquietante in Alien (1979). Il film è freddo e distaccato, come se i personaggi e il loro mondo fossero visti da una prospettiva completamente distante. La versione USA di questo film ceco, doppiata, ridotta a sessantacinque minuti e intitolata Voyage to the End of the Universe, ha una scena aggiunta nel finale, probabilmente per spiegare perché la versione inglese parli della ricerca di un mondo “verde” invece che “bianco”: mentre la navicella si avvicina a destinazione, i suoi occupanti guardano fuori e vedono... la Statua della Libertà.

Alle 20.30, in sala 6
Konec srpna v Hotelu Ozon [La fine di agosto all'Hotel Ozone] Cecoslovacchia, 1966, b/n, 35 mm, 79’) di Jan Schmidt
Dallo stesso sceneggiatore di Ikarie XB 1, Pavel Juracek, un film ambientato quindici anni dopo l’olocausto atomico, in cui l’atmosfera e la trama sono vicine a quelle del film di Carpenter 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981) oppure a uno degli exploitation film di Corman. Una banda di donne, rese brutali dalla condizione di sopravvissute in un mondo devastato, vagano, spietate e insensibili, frugando tra i rifiuti, uccidendo animali per mangiare e infine assassinando a sangue freddo l’anziano proprietario di un hotel abbandonato per poter rubare il suo grammofono. Le donne si comportano come farebbe una gang di Wild Angels, se non fosse per il ritmo sostenuto, la musica elettronica modernista di Jan Klusak e la fotografia, che nell’insieme danno al film uno status di “art movie”. Seidlerova, seconda in comando, e Ponicanoca, la leader più anziana del gruppo, realizzano una perfomance strepitosa, mentre le altre si fondono in una identità animalesca di branco. Schmidt e Juracek hanno collaborato in precedenza a un art house movie, Josef Kilian (1963), pregno in egual misura di ansia esistenziale, vera e propria antitesi delle pazze commedie di Vorlicek and Makourek.

Per finire (per oggi), sempre in sala 6, alle 22.30:

Kdo chce zabìt Jessii? [Chi vuole uccidere Jessie?] Cecoslovacchia, 1966, b/n, 35 mm, 81’) di Vàclav Vorliček
Uno dei più riusciti adattamenti da fumetti, insieme a Diabolik (1967) di Bava, vincitore del primo premio al Festival di Trieste del 1966, era stato concepito come film per bambini, ma si è sviluppato in una commedia matura e folle. Una scienziata sviluppa un sonnigrafo, in grado di materializzare le immagini dei sogni su uno schermo e quindi di trasformare gli incubi in sogni piacevoli e tranquilli. Quando utilizza la sua invenzione su suo marito, scopre che i sogni di lui hanno per protagonista un’attraente eroina dei fumetti, Jessie, vestita come Li’l Abner e sempre inseguita da un cowboy malvagio e da un supereroe anch’egli arrogante. Quando la moglie puritana cerca di migliorare i sogni del marito, la macchina ha un malfunzionamento e, invece di scomparire, i personaggi dei fumetti appaiono in carne e ossa nell’appartamento della coppia, portando il caos nelle loro vite. Menzione speciale al festival di Locarno nel 1966.

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http://www.scienceplusfiction.org


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